Durante la notte la Lega rinuncia al trasferimento delle sedi dei ministeri al Nord e sigla un accordo per degli uffici satellite. Un evidente passo indietro rispetto a quanto dichiarato da Calderoli e dai ministri del Carroccio nelle ultime settimane. Ma secondo Umberto Bossi non c’è stato “nessun passo indietro”. Il senatùr tenta di mostrare saggezza: “Non si può avere tutto subito, un passo alla volta”.  Quindi rilancia i diktat del Carroccio: “Berlusocni candidato nel 2013? Solo se fa le cose che diciamo”. E sulla successione ironizza: “Maroni mio delfino? Sono ancora giovane”. Dopodiché l’uscita a sorpresa sulla legge elettorale la cui riforma, secondo il leader padano, si può fare d’intesa con l’opposizione. “E’ una delle cose su cui si può ragionare. Si può fare l’accordo”. Immediata la risposta del capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini: “E’ difficile credere ancora a Umberto Bossi”.

Ieri sera, intanto, si è svolto un vertice notturno a Palazzo Grazioli per trovare l’accordo sul trasferimento dei ministeri invocato dalla Lega. Silvio Berlusconi, Roberto Calderoli e Marco Reguzzoni del Carroccio hanno deciso di presentare un ordine del giorno congiunto Lega-Pdl in cui si conferma che a essere distaccati saranno solamente degli uffici ministeriali di rappresentanza, pur se operativi. Durante l’incontro è stato sentito al telefono il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Il primo cittadino della Capitale, infatti, ha minacciato nei giorni scorsi il premier di arrivare a spingere i deputati della Capitale a far cadere il governo e tornare al voto.

Questa mattina alla Camera è stato presentato, con la firma dei capigruppo di Pdl, Lega e Responsabili, il testo dell’ordine del giorno al decreto sviluppo, frutto dell’accordo della notte scorsa. Nel pieno rispetto del ”principio della unicità della sede”, delle funzioni di governo e dell’articolo 114 della Costituzione che assegna a Roma lo status di capitale – si legge – il governo può istituire, nell’ambito di ciascun ministero, “sedi di rappresentanza operative” in altre aree del territorio. Il testo stabilisce anche che le sedi distaccate non possono comportare “maggiori oneri” a carico dello Stato.

Al suo arrivo a Montecitorio, il senatùr ha affrontato anche il tema della missione in Libia.  “Quando finiscono i soldi, finisce la guerra. Anche quando l’America ha finito i soldi  ha finito la guerra”.

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