Virginio Merola è impareggiabile. Ogni sua presenza pubblica scatena sempre sicura ilarità. L’altro giorno, nel bel mezzo di una conferenza stampa dove la Cineteca di Bologna ha presentato il cartellone estivo di Sotto le stelle del cinema (21 giugno-31 luglio) il neosindaco ha dovuto dimostrare l’ennesima inutile, genuina passione per un qualcosa che non gli appartiene.

E passi la celebre gaffe del Bologna Calcio in serie B, passi pure il non ricordarsi gli anni esatti di una trafila di scudetti che paiono antiquariato d’eccezione, ma adesso tocca pure alla cinefilia.

Seduto ad un tavolo sotto al portico di palazzo Re Enzo, assieme a grandi squali della finanza locale (presidente Hera, presidente fondazione Carisbo), di fianco al direttore della Cineteca Farinelli e al presidente Giuseppe Bertolucci (ispirato da un’analisi dei flussi spettatoriali della piazza estiva di sicura derivazione pasoliniana), Merola ha voluto ricondurre simpaticamente il confronto giornalisti/relatori ancoratosi su tematiche generiche, verso il terreno del cinema.

Detto, fatto. Al sindaco è stato chiesto quali film avrebbe consigliato tra i quaranta e rotti che potremo vedere in piazza da martedì prossimo. Risposta pronta di Merola: il film di Martone che ho perso. Bene (anche se citare un titolo non era peccato). Poi… Poi più nulla. Un frenetico scartabellare tra i comunicati del compagno di banco Farinelli, tra i titoli di un elenco che per pochi istanti pareva scritto in cirillico e d’improvviso un miraggio nobile, qualcosa che ricordano tutti, “stavolta ci prendo”: Il Gattopardo.

Dev’essere stata una frazione di secondo, un lampo di passato viscontiano, ma all’ex assessore all’urbanistica non è parso vero di aver perso un sostantivo per strada. Perché in piazza verrà proiettato L’ultimo gattopardo, temerario documentario di Giuseppe Tornatore sul produttore/distributore degli anni d’oro del cinema italiano, Goffredo Lombardo. Ecco subito un raschiettino di gola, un’aggiunta a mezza bocca, con quell’aria da scolaretto che non sa se l’ha detta giusta.

E’ la cinefilia meroliana, del sindaco che per la prima volta nella storia delle recenti amministrazioni presenta di persona la rassegna estiva in piazza: tra Taxi driver e Nosferatu, tra Toro scatenato e i film di Elia Kazan, tra Billy Wilder e Totò, lui ha scelto il documentario su Goffredo Lombardo. Poteva dire Benigni e Troisi, Carlo Verdone, imitare Fantozzi, il secondo tragico, amabilissimo ragioniere firmato Luciano Salce, ma ha preferito la bonarietà della solita, dolorosa, gaffe.

Nella città del celeberrimo scambio di rulli (rulli, non primi e secondi tempi) avere avuto un sindaco cinefilo sarebbe stato taumaturgico. Ma per una persona che, per dimostrare un estremismo filologico cinematografico che proprio non gli appartiene, ha voluto sottolineare che la sua giunta è come il Mucchio Selvaggio, va ricordato che nel film di Sam Peckinpah, straordinario canto del cigno del western fine anni sessanta, i banditi del titolo, il wild bunch di Holden e Borgnine, fanno una fine terribile, crivellati di colpi dalla gang di messicani. Auguri.

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