Doveva essere la prima tappa per la costruzione di un nuovo centrosinistra nazionale, ma sono volati soltanto cocci.

Quando ieri sera alle 21 Antonio Di Pietro, Nichi Vendola, Rosi Bindi e Massimo Rossi sono saliti sul palco di piazza XX settembre a Bologna per celebrare i 110 anni della Fiom, un migliaio di persone li ha accolti con una vera e propria ovazione da stadio.

Sulle immagini di David Bowie ad intonare Heroes (canzone che negli anni piaceva molto ai giovani di destra) sul maxischermo della piazza, la voglia di unità, qualsiasi essa sia, magari un po’ spostata a sinistra, è chiara. Il pubblico della Fiom i suoi gusti ce li ha. E non fa nulla per celarli. Ma dall’altro lato, tra i quattro big, la tensione è palpabile.

Ancora prima del dibattito ufficiale, Vendola rintuzza ogni possibile polemica rispetto alla scelta del sindaco Merola di concedere “premi alle coppie sposate nelle graduatorie comunali rispetto alle coppie di fatto”, lasciando la risposta al suo portavoce: “Fanno fede i giornali di oggi dove c’è scritto: Pd e Idv contro Merola”.

Scatto di gruppo con i fotografi che supplicano di stare vicini. L’atmosfera è pesante. Manca Bersani, sostituito all’ultimo istante da Rosi Bindi (“perché, io non basto?”). Ogni leader arringa la sua blasonata claque composta da segreterie di partito comunali e regionali.

Alla prima domanda di Lucia Annunziata, il tema posto al centro del dibattito è, ovviamente, il lavoro. Risponde Di Pietro: “E’ stato un anno di apprendimento assieme alla Fiom da cui sono scaturite nostre proposte: una nuova fase della rappresentanza dei lavoratori con il superamento della cassa integrazione attraverso i contratti di solidarietà”.

Tocca a Rossi, Federazione delle Sinistre, presidente della provincia di Ascoli Piceno: “Non possiamo continuare con una sproporzione del salario medio tra operai e manager di uno a 350”. Poi Vendola: “Un fronte antiberlusconiano c’è solo se si pone al centro della politica il valore e la civiltà del lavoro”. Infine Bindi: “Il nuovo secolo è iniziato con la mortificazione del lavoro e se questo governo si è divertito a dividere il sindacato, ora chiedo a tutti noi di divertirsi a rimetterlo insieme”.

Insieme, appunto. Ma di voglia di unità ce n’è pochina, semmai declinata in quattro modi diversi. Rossi attacca a tutto campo. Bindi osserva a sinistra come al centro. Vendola si ritrae sdegnato dalle avances all’Udc. Di Pietro la butta sul terreno della semplificazione. Eccole le anime del centrosinistra, messe insieme soltanto dall’onda d’urto dei referendum.

Di Pietro è per l’ “eliminazione immediata del governo Berlusconi e per le “cose concrete” (“condividere lo stesso programma prima delle elezioni perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il Parlamento dove alla fine si fanno leggi”). Rossi propone un terreno di confronto su un modello economico sociale di futuro che non sia quello delle liberalizzazioni (“domenica scorsa bocciate con i referendum dagli elettori”) e dal liberismo sgangherato di un Pd alla rincorsa del centro.

Vendola ripropone una coalizione più ampia possibile anche coi moderati “basta che la barra stia a sinistra”, aggiunge: “se hai chiaro l’orizzonte comune dove agire, puoi fare come Pisapia a Milano e chiamare Tabacci come assessore al bilancio”.

Bindi gela tutti quanti, quasi infastidita dalle critiche che ha incassato la vittoria dei referendum come fosse cosa loro (“concedeteci almeno il fatto di essere stati al posto giusto nel momento giusto”), ammonisce perentoria: “non possiamo ritornare ad uno pseudo socialismo di stato come negli anni ’70, lo sforzo riformista sta nell’attualizzare quell’orientamento”.

E se sull’elenco delle cose da fare sembra che i quattro possano trovare un obiettivo comune, ma è sul come raggiungerlo ad amplificare le contraddizioni. Divario tra parola e pratica che Rossi semplifica così: “Perché il Pd parla tanto di acqua come bene comune da difendere? Quando ero sindaco di Grottammare ha difeso la privatizzazione dell’acquedotto. E in Toscana e in Emilia-Romagna come facciamo per riprenderci l’acqua pubblica dopo che il Pd ha incentivato il processo di privatizzazione?”.

Il futuro del centro-sinistra, alla prima uscita pubblica, mostra già fiato cortissimo.

B.COME BASTA!

di Marco Travaglio 14€ Acquista
Articolo Precedente

Malori tra i dipendenti comunali: “Aria irrespirabile nella nuova sede”

next
Articolo Successivo

Sexgate e ragù: Bologna sul New York Times

next