La vittoria del Sì ha evidenziato per l’ennesima volta l’arretratezza e la provincialità degli italiani. Mentre nei paesi più avanzati come il Giappone si è scelto ormai da anni di affidarsi a tecnologie d’avanguardia che garantiscono, dopo lente e dolorose agonie, morti atroci ma moderne, in Italia si preferisce ancora ricorrere a metodi arcaici e superati (fumo, incidenti stradali, Michele Misseri) che non danno lustro alla nostra immagine.

Il rifiuto del nucleare ci ha impedito di riconquistare lo spazio mediatico che meritiamo e di godere di quell’attenzione internazionale che abbiamo faticosamente guadagnato nel corso degli anni grazie alla qualità del nostro genio: la moda, l’arte, la pizza, Cosa Nostra. Grazie alla tragedia di Fukushima, il Giappone ha ricevuto un’attenzione senza precedenti che gli ha permesso di occupare le prime pagine di tutti i media del mondo senza portarsi a letto alcuna nipote di Mubarak.

D’accordo, il Giappone deve ringraziare Madre Natura che gli garantisce terremoti spaventosi e tsunami hollywoodiani, ma l’Italia non avrebbe nulla da invidiare alle tragedie giapponesi se solo ci fosse stato da parte di tutti noi il coraggio di osare un po’ di più. Il Governo e gli speculatori ce l’hanno messa tutta, ma al momento decisivo è venuta fuori la pigrizia dell’italiano medio.

Nel nostro paese si verifica ogni anno uno scempio di risorse naturali che dovrebbe farci riflettere: il nostro sottosuolo è dotato di terremoti di ottima fattura che però al massimo vengono sprecati per radere al suolo paesini e case degli studenti.

Per non parlare dei nostri costruttori. Abbiamo la fortuna di avere imprenditori coscienziosi che in zone sismiche tirano su edifici con sabbia di fiume; con l’aiuto della natura e la competenza tecnica delle nostre imprese edili avremmo potuto avere la prima tragedia nucleare nel giro di una quindicina d’anni. Perché dobbiamo auspicare una Chernobyl francese quando potevamo fare tutto da noi? Dovevamo dire NO.

Ma il NO era necessario non solo per ridare lustro all’Italia; lo dovevamo ai nostri figli, per garantirgli una sicurezza emotiva maggiore. Noi non ce l’abbiamo, possiamo constatarlo sulla nostra carta d’identità; alla voce “segni particolari” quasi sempre troviamo NESSUNO. Nessun segno particolare, nessuna caratteristica che ci differenzia, che ci fa emergere dalla massa. Potevamo dire NO e cambiare la storia dei nostri figli.

Con le centrali nucleari, le generazioni future non avrebbero patito la nostra insicurezza perché alla voce “segni particolari” avrebbero letto qualcosa di diverso da NESSUNO. C’è chi avrebbe letto “tre braccia”, chi “doppia testa”, chi “moccio radioattivo”; ma senza il nucleare non accadrà. Abbiamo regalato l’anonimato ai nostri figli. Ricordiamocelo la prossima volta che la lobby nucleare proporrà di renderci tutti radioattivi.

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