11 aprile 1995: “Sono impressionato e disgustato dalle gravissime accuse che mi rivolge stamattina il quotidiano ‘The Guardian’. Non esito a dichiarare categoricamente che tali accuse sono delle scellerate menzogne (…) Se tocca a me dare inizio ad una lotta per stroncare, nel nostro paese, il cancro di un giornalismo parziale e distorto, con la sola spada della verità, e il saldo scudo del fair play britannico, così sia. Sono pronto alla lotta. La lotta contro la menzogna e contro coloro che vanno in giro a venderla. La mia lotta inizia oggi”.

Questo era il brillante e lanciatissimo Jonathan Aitken, ammaliatore e tombeur de femmes, all’epoca sottosegretario al Tesoro del governo conservatore britannico, quando annunciò di voler citare in giudizio il Guardian che lo accusava di essere coinvolto in una vendita illegale di armi dalla quale avrebbe ricavato vantaggi personali. Secondo il Guardian, Aitken, nel 1993, aveva trascorso un fine settimana a Parigi, all’Hotel Ritz, per incontrarsi segretamente con un uomo d’affari e un principe arabi. Per i giornalisti, il suo conto dell’albergo, contrariamente alle regole etiche previste dal ministero, era stato pagato dagli arabi. Aitken sosteneva invece che il conto era stato pagato da sua moglie. In tribunale il Guardian poté dimostrare con prove irrefutabili che Aitken aveva giurato il falso a proposito del conto. A quel punto il viceministro dovette lasciar perdere la causa e affrontare un’accusa di spergiuro. Alla fine del processo che ne seguì fu condannato per spergiuro e ostacolo al regolare corso della giustizia a 18 mesi di prigione. Uscì dal carcere dopo sette mesi, per buona condotta, ma andò in rovina per rifondere le spese legali e fu dichiarato insolvente.

Ora, pare proprio che non porti fortuna tutto questo evocare cancri e menzogne. E’ vero che la personalità e il carattere di Aitken o di Berlusconi (anche lui grande evocatore) non depongono a favore di un epilogo tragico come quello toccato, in epoche neppure tanto lontane, ad altri politici arroganti e soggetti a frequenti attacchi di hubris, tuttavia anche l’ipotesi più propizia (vedi l’istanza esotica contemplata da Filippo Ceccarelli nelle sue ipotesi sulla fine del Cavaliere sulla Repubblica del 31 maggio) potrebbe risultare poco gradita a chi è abituato al meglio.

E allora, perché continuare testardamente nella lotta rischiando di far spazientire anche i sudditi più pazienti?

Jonathan Aitken, una volta uscito di prigione, ha avuto una specie di crisi mistica che l’ha portato ad iscriversi alla facoltà di teologia e ha ammesso: “Avevo un rapporto con Dio completamente sbagliato. Trattavo Dio un po’ come ero abituato a trattare il direttore della mia banca. Con Dio mi comportavo con una certa condiscendenza… Ero un politico molto importante”.

Adesso ha cambiato idea, ma non se la passa poi troppo male. Guadagna discretamente con varie attività, scrive libri, soprattutto biografie, svolge un lavoro in favore della riforma delle carceri, viene spesso invitato da gruppi religiosi a parlare della sua esperienza ed è soprattutto apprezzato e retribuito come conferenziere, in particolare negli Stati Uniti, anche se i primi esperimenti in queste vesti li ha fatti proprio in patria, sfruttando come argomento ‘le sue prigioni’.

Le qualità di intrattenitore, anche nei casi disperati, possono sempre tornare utili e, unite al senso degli affari, offrire la chiave per una nuova vita. Provare per credere.

P.S. Da segnalare, come possibile modello, il programma riportato di seguito. Fu proposto per il 24 e 25 gennaio 2003 dall’agenzia Heritage Touring e dal Randolph Hotel di Oxford per una gita organizzata in occasione di una conferenza a pagamento tenuta da Jonathan Aitken a Denchworth Manor, all’epoca residenza dei suoi cugini Lord e Lady Beaverbrook:

– arrivo venerdì sera al Randolph Hotel di Oxford, rinfresco di benvenuto e presentazione della guida;
– sabato mattina trasporto in pullmann di lusso a Denchworth Manor, residenza di Lord e Lady Beaverbrook;
– accoglienza da parte di Lady Beaverbrook, e poi merenda con caffè e biscotti fatti in casa;
– incontro con il conferenziere del giorno, Jonathan Aitken, nell’accogliente salotto di Lady Beaverbrook;
Jonathan passerà la giornata con gli ospiti intrattenendoli su due argomenti:
– al mattino parlerà con humour e umanità della vita in prigione vista dal di dentro;
– nel pomeriggio (dopo un pranzo di due portate e vino servito nell’antico magazzino della lana risalente al diciassettesimo secolo) parlerà di biografie (ha scritto sei libri, fra i quali una biografia di Nixon);
– la giornata finirà con una tazza di tè;
– alla sera ritorno all’hotel per la partenza o, facoltativamente, seconda notte all’hotel Randolph;
– prezzo a persona per offerta una notte: £220;
– per offerta due notti: £275;
– camera singola: supplemento di £20;
– caparra da anticipare: £75.

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