Stop alla concessione delle spiagge ai privati. E’ saltata oggi dal decreto Sviluppo la norma, contenuta nell’articolo 5, che portava a 20 anni il diritto di superficie balneare per i gestori di impianti. Governo e relatori alla Camera hanno accolto alcuni emendamenti soppressivi e adesso la materia potrebbe essere affrontata in un altro provvedimento. L’annuncio arriva dal relatore di maggioranza, Maurizio Fugatti, in commissione Bilancio e Finanze della Camera.

Ad essere accolte sono state le proposte di modifica del Pd al testo del decreto. “Per incrementare l’efficienza del sistema turistico italiano – recitava in origine la norma – è introdotto un diritto di superficie avente durata di novanta anni (poi diminuiti a 20, ndr) sulle aree già occupate lungo le coste da edificazioni esistenti, aventi qualunque destinazione d’uso”. Rimangono invece intatte le norme sui distretti turistici che, anche in questo caso, subiscono una modifica voluta dal Pd. Per i democratici, la questione doveva riguardare non soltanto le strutture turistico-alberghiere. La regolamentazione del diritto demaniale delle spiagge potrebbe invece essere trattata nell’articolo 21 della Legge comunitaria.

L’Italia è intanto sotto procedura di infrazione dalla Ue per la mancata applicazione della direttiva Bolkestein, che prevede l’obbligo di aste pubbliche per assegnare le concessioni demaniali, così come succede in tutta Europa. E non automaticamente con un diritto pluridecennale come previsto finora dalla norma italiana.

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