Era nato a Verona settantasei anni fa, Giorgio Celli. Laurea in Scienze Biologiche quando ancora l’università non era un porto di mare, una carriera da docente all’ateneo di Bologna come entomologo con particolare attenzione alle api e agli amatissimi gatti.

In tanti lo ricordano per quella sua paciosa grazia con cui si avventurava nel raccontare comportamenti, gesti, sguardi dei suoi carissimi soggetti di studio, a quattro zampe o due ali. Nel regno degli animali è stata a suo modo una trasmissione cult, su Rai Tre di sabato sera. Con quegli scenari tridimensionali che lo immergevano nella savana piuttosto che nella tundra, nella foresta tropicale piuttosto che in un bosco altoatesino.

La citazione è dall’enciclopedia della tv di Aldo Grasso: “Unendo il rigore delle informazioni ad un tono ironico e bonario, sviluppa un originale racconto televisivo che rifugge dal consueto punto di vista antropocentrico, per privilegiare inedite e singolari prospettive di osservazione”.

Celli ci sapeva fare, era un ottimo divulgatore. Affabile, sorridente, giocoso: era riuscito perfino ad insegnarci che anche le piante non sono angioletti. Nel senso che si comportano con astuzia, usando l’inganno, facendo sesso, insomma sono identiche all’uomo.

E se l’Università è stata la sua principale passione, Celli aveva anche un talento coltivato in silenzioso segreto: il teatro.

In vicolo Vinazzetti 1/3 a Bologna, dietro alla rumorosa via san Vitale, Celli dirigeva un teatrino nascosto, di quelli che a Bologna lentamente scompaiono per poi non riaprire più. Il teatrino Fantomas fino alla settimana scorsa metteva in scena Pirandello e De Filippo e non più di un mese fa due delle pièce scritte dall’entomologo (Il terrorista e L’iniziazione) con la compagnia de L’accademia di Teamus.

Celli era anche stato attore e sceneggiatore cinematografico, all’epoca in cui Pupi Avati giocava coi generi, esponeva il proprio pensiero in chiave grottesca, adoperando gli stilemi del celeberrimo horror padano: ne La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975) lo ritroviamo tra gli interpreti al fianco di altri due bolognesi come Lucio Dalla e Gianni Cavina, mentre in Balsamus, l’uomo di Satana (1970), sempre per la regia di Avati, Celli si era occupato dello script.

Infine va ricordato anche l’impegno politico. Assolutamente nei Verdi, per cui era stato parlamentare europeo e consigliere comunale a Bologna tra il 1998 e il 2004.

La Camera mortuaria dell’ospedale Malpighi sarà aperta martedì 14 giugno dalle 7,30 alle 13,30. Al figlio Davide e a tutti i suoi familiari, la nostra redazione esprime il suo più sentito cordoglio.

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