messner mountain museumNel magnifico e severo castello medievale sopra Brunico, in Val Pusteria, sta per essere inaugurato il nuovo Museo di Reinhold Messner dedicato ai popoli delle montagne. E con quest’ultimo saranno cinque le sedi museali del progetto Messner Mountain Museum, riconoscibili con l’azzeccato marchio composto da tre emme, “MMM” (che ricorda una catena montuosa). Ma come sono, a chi si rivolgono, e a cosa puntano questi spazi allestiti dall’astuto Re delle montagne? Nell’attesa che apra quello della Val Pusteria, può essere una buona premessa alla comprensione di questo tipo di opere pseudo culturali, una visita al primo dei musei di Messner, quello di Juval, in Val Venosta. Vediamo.

Siamo in cima a un dirupo, alle porte di un antico castello che domina l’ingresso della Val Senales. Dentro ci sono oggetti d’arte che lo stesso Messner ha raccolto durante i suoi ripetuti viaggi in Himalaya. E già qui potrebbe sorgere una prima perplessità: esportare oggetti d’arte, anche se acquistati, rappresenta un’attività eticamente poco limpida, perché, si sa, l’arte non è proprietà esclusiva di chi ne rivendica il possesso, ma è anche parte della società e dei luoghi dove l’oggetto è venuto alla luce (questa è l’elementare distinzione tra proprietà possesso). Sui cartelli che invitano a entrare per una visita guidata (15 euro!) il volto barbuto da maschio alfa di Reinhold Messner emerge come una nuvola lievissima dall’antro pauroso di un crepaccio, quasi fosse lui stesso lo «spirito delle montagne» a cui il museo è dedicato. Di spirito delle montagne si parla molto durante la visita, mentre si passa di fronte a reperti di finissima arte indiana, tra statue di Shiva e Kali, altri oggetti rari e reperti antichi dello stesso castello. Tutto è disposto con compiaciuta casualità, come se a dominare fosse il dio del sincretismo, un po’ new age un po’ pop kitsch: ogni cosa, fianco a fianco, dall’Oriente alle Alpi, dal passato al presente, senza luogo, senza tempo. Perché – secondo quanto dicono i cartelli esplicativi e l’affascinate guida dai fluenti capelli biondi che accompagna la visita – a dominare deve essere lo spirito delle montagne nel rispetto dei popoli.

Come ovvio, tutto ciò ha poco a che vedere con un’istituzione museale seria finalizzata a conservare e a divulgare un tema in un’elaborazione costante e senza finalità di lucro. Ma queste mostre sono allestite appositamente per attirare i turisti di passaggio, poco esigenti e ben disposti al plauso. Ogni cimelio è esposto per alimentare il culto della personalità di chi l’ha raccolto: il cimelio passa in secondo piano, davanti sta l’Autore. Anche questo è un segno dei tempi. E infatti non stupisce se questi luoghi siano visitatissimi, anche perché collocati all’interno di favolosi castelli, in punti strategici nel grande traffico delle Alpi Orientali o delle Dolomiti. I musei di Messner? Nell’attesa che apra il quinto possiamo dire che i precedenti sono un vero prodotto di marketing. Non lasciamoci tentare, meglio tirare dritto.

Nella foto Messner srotola una bandiera gigante del Tibet al Messner Mountain Museum di Castel Firmiano, vicino Bolzano, il 28 marzo 2008

Articolo Precedente

Oms: “I telefonini provocano il cancro”. Ma il mondo scientifico resta diviso

next
Articolo Successivo

Killer: cetrioli biologici o soia? Nessuno dei due

next