La Cassazione è intervenuta in materia per ribadire che non sono soggetti a tassazione. Le opposizioni avevano avvertito in consiglio della illegittimità dell’articolo del regolamento comunale che lo prevedeva. L’Anci si era pronunciata chiarendo che non sono oggetto di imposizione fiscale. Persino il tributarista consultato come tecnico aveva espresso parere negativo. Eppure la giunta di centrosinistra del Comune di Ferrara è andata dritta per la sua strada, continuando a richiedere il pagamento del Cosap (canone occupazione spazi ed area pubbliche) ai passi carrabili a raso (cioè con il varco sullo stesso piano della strada, a raso appunto).

E ora si trova esposta al rischio di una sonora bocciatura davanti al Tar. Tutto ha inizio nel 2005, quando viene approvato il nuovo regolamento che prevede la tassazione anche di questi passi carrabili. Da allora l’agenzia di riscossione Ica ha fatto recapitare decine di avvisi di pagamento ai cittadini residenti nel Comune di Ferrara. Ma – anche qui altra incongruenza – solo a quelli che abitano in una strada di proprietà comunale: chi ha l’accesso su una strada provinciale (la maggioranza della popolazione) non è soggetto al balzello, dal momento che la Provincia, giustamente, non prevede tale obbligo.

La reazione di una ventina di contribuenti è stata quella di ricorrere in tribunale affidandosi al patrocinio di Adiconsum. E l’avvocato Paolo Picci ha portato le varie istanze davanti al giudice di pace. Con differenti esiti. “L’orientamento dei giudici di pace – lamenta il legale – è quello o di dichiararsi incompetenti oppure di rigettare con motivazioni che francamente non riusciamo a condividere”. Un esempio. Per la prima “tranche” di ricorrenti (sei residenti) il giudice di pace si è dichiarato incompetente e ha condannato Ica al pagamento delle spese processuali. Ai primi sei ricorsi ha fatto seguito una seconda tranche. Per una parte di questi un altro giudice di pace ha dichiarato la propria incompatibilità a giudicare la materia; per l’altra parte ha emesso sentenza favorevole all’azienda di riscossione, ritenendo che Ica avesse applicato diligentemente quello che prevede in materia il Regolamento comunale, considerato in questo caso fonte primaria di diritto.

Una terza tranche subisce rinvii di continuo da oltre un anno (con sospensione dell’avviso di accertamento). “Non ci rimane che ricorrere al Tar per impugnare il regolamento comunale”, annuncia Picci, che non usa mezzi termini per definire “il paradosso di una amministrazione che si ostina, nonostante il parere opposto dei suoi stessi tecnici, ad applicare una tassa illegittima. Stanno facendo cassa in modo vergognoso”.

Ultimo episodio di cronaca politica: dopo una risoluzione approvata all’unanimità lo scorso febbraio, per impegnare il sindaco “ad approfondire il tema in apposita commissione – recitava il documento -, allo scopo di modificare il regolamento”, appena due settimane fa la giunta ha dichiarato in commissione la propria indisponibilità ad eliminare la tassa. Volontà di far cassa o meno, ora lo stabilirà il Tar.

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