Solo pochi giorni fa Lufthansa Italia aveva annunciato la decisione di lasciare l’aeroporto di Malpensa, ora Assaereo (l’Associazione Nazionale Vettori e Operatori del Trasporto Aereo di Confindustria) lancia un nuovo pesante macigno sullo scalo milanese, ribadendo con forza la propria contrarietà alla realizzazione della terza pista dello scalo milanese.

L’infrastruttura, tanto promossa da Sea (Società che gestisce gli aeroporti di Linate e Malpensa), quanto osteggiata dagli ambientalisti e dalle amministrazioni locali, secondo Assaereo porterebbe inevitabilmente all’aumento dei costi di gestione degli hub meneghini, costi che andrebbero poi a gravare sulle compagnie aeree e sui passeggeri. “Le attuali due piste, pur in assenza di adeguamenti procedurali e tecnologici, garantiscono la capacità necessaria a gestire efficacemente il traffico previsto fino ad oltre il 2020 – ha fatto sapere l’associazione di categoria -. La capacità delle attuali due piste potrebbe essere notevolmente incrementata con nuove procedure di atterraggio e l’adeguamento dei sistemi a supporto alle attività di assistenza al volo”. Secondo Assaereo sono infatti molteplici gli esempi di scali capaci di gestire, con una o due piste, volumi di traffico superiori rispetto all’aeroporto di Malpensa, quale ad esempio lo scalo di Londra Gatwick. “È quindi prioritario provvedere ad una gestione più efficiente delle infrastrutture esistenti prima di realizzarne di nuove. Inoltre, le notizie degli ultimi tempi relative alla decisione di importanti operatori di ridimensionare i collegamenti dallo scalo di Malpensa, sollevano ulteriori dubbi sulla possibilità di rispettare le originarie previsioni di crescita del traffico sul medesimo scalo”.

Dunque in un contesto di forte criticità del settore, Assaereo ha rivolto un invito a Sea e alle amministrazioni competenti ad una più efficiente gestione delle poche risorse disponibili. Una posizione a cui Sea ha replicato con una breve nota: “Prendiamo atto della posizione di Assaereo”. E poi precisa: “Il master plan prevede una serie di migliorie alle infrastrutture di cui la terza pista è solo una parte. Siamo consapevoli del fatto che la terza pista non è in questo momento una priorità, ma lo sarà nel 2020-2025. È necessario quindi muoversi per tempo”. In ultima battuta, Sea fa sapere di porre molta attenzione agli investimenti, anche in vista della prossima quotazione in borsa. L’argomento della terza pista in questi giorni sta tornando di grande attualità in quanto a fine maggio è iniziata la procedura di Valutazione di impatto ambientale relativa nuova opera. Entro poche settimane gli esperti del ministero dell’Ambiente dovranno pronunciarsi tenendo conto delle osservazioni che perverranno alla commissione. Osservazioni che si annunciano numerosissime, spinte dalla volontà ferrea del comitato Viva Via Gaggio, sorto a difesa di quel territorio che in futuro potrebbe essere occupato dall’ampliamento di Malpensa. E accanto ai quattromila ambientalisti contrari alla terza pista, nei giorni scorsi è sceso in campo anche Giulio Cavalli, consigliere regionale dell’Idv in Lombardia, che sul tema ha detto: “Proprio mentre Lufthansa annuncia l’addio allo scalo varesino, lasciando vuoti i propri spazi, ci si ostina a voler cementificare, in nome di una Malpensa che ormai esiste solo nei mirabolanti sogni del centrodestra. Non potendo chiedere agli enti competenti e alla Regione di essere più realisti nella gestione di un aeroporto che somiglia sempre più ad una cattedrale nel deserto, penso sia necessario dichiarare il mio ‘No’ forte e chiaro alla terza pista. Per rispetto di una ampia porzione del Parco del Ticino che andrà a morire e per una gestione responsabile dei fondi pubblici, da destinare a questioni ben più urgenti”.

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