Michaela Biancofiore insieme a Berlusconi nel 1995

Per tutti rimarrà la biondona fotografata accanto al premier mentre alza il dito medio. Siamo nel 1995 e lei, Michaela Biancofiore da Bolzano, è avvinghiata a un premier un po’ più giovane, ma già noto e promettente nelle sue acrobazie da avanspettacolo. Ci prese gusto, viste le corna al G8, il bubusettete ad Angela Merkel, le barzellette in consiglio dei ministri, le sue doti di latin lover vantate nei confronti del presidente finlandese, Tarja Halonen. Fu una scintilla a prima vista tra ‘papi’ e la teutonica altoatesina (a quelle elezioni prese 18 voti di preferenza con la lista Vorwärts Südtirol), una lunga storia d’amore e di baldoria, che rischia di terminare a causa di Maurizio Gasparri, da sempre fermo oppositore della pupa del gangster e deciso a tutto pur di fermarne l’ascesa, di Sandro Bondi che, nonostante l’infinita bontà d’animo sull’amore al premier vuole l’esclusiva, e Denis Verdini.

Biancofiore quindici giorni fa ha annunciato che dopo i ballottaggi avrebbe lasciato il partito. Solo una condizione – lo ha detto oggi  – potrebbe trattenerla: che il Pdl torni a essere il Forza Silvio che lei ha sempre riconosciuto. ”Bene ha fatto il ministro degli Esteri Franco Frattini a tentare di frenare la diaspora del Pdl lanciando l’idea di un raccordo fra tutte le anime politiche. Una vera e propria rifondazione – ma questo lo dice Biancofiore, non Frattini – che riporti il partito saldamente nelle mani di Berlusconi e lo riconsegni alle sue geniali empatiche con i cittadini italiani”.

Un vado non vado che dovrebbe decidersi, forse, nelle prossime ore. Certo è che la frattura tra i coordinatori del Pdl e Biancofiore si è consumata in malomodo, con scambi di accuse difficili da dimenticare e una difesa, nella partita tra la deputata e Gasparri, che non lascia spazio a dubbi: ci teniamo Maurizio, la signora vada dove vuole. Questo almeno fino a due giorni fa. Oggi gli equilibri sono cambiati, Bondi si è già dimesso, Gasparri e Verdini non lo faranno, ma sicuramente la deputata altoatesina ha anticipato i tempi di una crisi, all’interno del partito di Berlusconi, che era nell’aria da tempo.

Ma l’operazione nasconde qualcosa di più, ed è quel malcontento di alcuni capi dentro al partito. Due nomi? Frattini, sacrificato come successore per lasciare spazio a Tremonti e Matteoli, altro osso durissimo, uomo su cui è difficile contare visto che a sett’antanni può permettersi di fare il cane sciolto. Frattini ricompone, Matteoli smentisce, ma l’impressione è che la colpa di Biancofiore è quella di aver portato in piazza in panni sporchi.

Poi, ovvio, una parte del Pdl non ha mai digerito quel rapporto diretto che ha sempre avuto col premier. Gasparri ha sempre vissuto male la presenza della Biancofiore: forse un problema di gelosia (lo dica se ci voleva essere lui quel giorno aggrappato a Silvio a sganciare vaffanculo a destra e a manca) oppure la viveva e la vive come una minaccia. Misteri di palazzo Grazioli.

Già, perché Michaela, non è poi questa astuta volpe da trame di corridoio. Tutt’altro. Diploma di istituto magistrale, imprenditrice nel settore wellness, parlamentare, a volte supera l’intera corte dei miracoli nel dichiarare senza riflettere. L’ultima, ma anche questa in ordine temporale, è quella su papa Wojtyla: “L’uccisione di Osama bin Laden è un miracolo di papa Giovanni Paolo II”. Un papa killer dall’aldilà non l’avevamo ancora sentito, neppure nel più blasfemo dei libri di storia. Forse lei non intendeva questo, ma si sa, a stare accanto a Silvio si impara questo e altro.

Come quando invitò, non molti mesi addietro, Sgarbi a Bolzano. Il Vittorio furioso, storico dell’arte eccelso, dicono, ma a digiuno della storia recente del nostro Paese, paragonò Durnwalder a Hitler. Lei, Michaela, se la cavò con una risata: “Vittorio a volte è incontenibile”. Già, peccato che quella frase aprì una crisi istituzionale e una crepa nella terra della convivenza che forse poteva essere evitata. Sgarbi, a modo suo, chiese scusa, ma lo fece diversi giorni dopo.

Potremmo andare avanti e a ritroso negli anni, ma limitiamoci alla festa di compleanno per i 40 anni dell’onorevole Biancofiore. Quel giorno riceve una telefonata da Silvio: “Vieni ad Arcore, il tuo compleanno merita una gran festa”. Lei talmente è onorata dell’invito che si presenta con la torta (in genere, al festeggiato la torta la fanno trovare i festeggianti) made in Bolzano. Un semifreddo con un dito medio di cioccolato al centro. E giù risate in quel di villa San Martino, nel ricordare l’episodio che fece della giovane Michaela una star della politica, lady dito medio, appunto.

Bei tempi, davvero. Le cose cambiano. E questa volta Gasparri – che poi ci spiegherà la sua avversione per il biondo – sembra averla spuntata. Michaela è fatta fuori, nel Pdl altoatesino avrà molto più spazio Giorgio Holzmann, fascistone della prima ora, transfuga da anni nel Popolo delle libertà. E lei, la deputata di Forza Silvio, che già in passato aveva accusato Holzmann di stalking, a tali condizioni non resta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è l’elezione di Mauro Minniti (toh, chi si rivede!) a presidente del consiglio provinciale di Bolzano. Ovvio che volesse lei quella carica. Ovvio che, ancora una volta, le si è messo di traverso Gasparri. “Gasparri e Holzmann ancora una volta sono riusciti a farsi gioco di Roma. Come possono accettare che ci sia un presidente del consiglio provinciale formalmente del Pdl, in realtà rifiutato da tutto il centrodestra? Verdini ha capito che è stato fatto un gioco sottobanco, ma ormai è troppo tardi”.

E ancora:  “Usciremo dal Pdl”, dice Biancofiore. “L’approdo potrebbe essere quello di una forza politica federata al Popolo della libertà, come Forza Sud di Miccichè nel Meridione. Noi lavoriamo sotto le insegne di Berlusconi, non di Gasparri, che ha prodotto quello spettacolo indecoroso che è stata l’elezione di Minniti, votato esclusivamente dai consiglieri del Pd: nessun altro del gruppo italiano lo ha scelto, nonostante il centrodestra sia maggioritario tra gli italiani. Stanno rovinando il partito a livello nazionale, allo stesso modo di quanto accade in Alto Adige, perché lavorano solo per conquistare posizioni di potere, contro quanto pensa e vuole lo stesso Berlusconi: io sono iscritta al partito di quest’ultimo, non a quello di Gasparri, La Russa o di Verdini. O arriva un colpo di reni da Silvio, altrimenti si rischia la fine del partito. E io comunque uscirò dal Pdl, garantirò l’appoggio a Berlusconi dai banchi di un nuovo gruppo. Nel quale potremmo finire in molti”.

Il fatto è che il colpo di reni, Silvio, forse non lo darà. Un po’ perché sono passati parecchi anni da quel famigerato 1995 e un po’ perché i problemi di Berlusconi oggi sono altri, da Milano a Napoli, passando per la Lega e il tribunale. Ma lei, Michaela, ha già deciso: “Se non interviene me ne vado con Scajola“. Dove vadano non è chiaro. Anche se dice di avere dalla sua parte – e questa è stata la colpa più grave, doveva tacere – Altero Matteoli (che ieri ha dovuto smentire per la settima volta in sette giorni l’idea di formare una nuova corrente) e Franco Frattini, pronti anche loro a trasferirsi nell’attico vista Colosseo. Almeno, questo è quello che lady dito medio racconta.

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