In principio fu la “Società Anonima di Milano Marittima per lo sviluppo della spiaggia di Cervia”. Era il 1 giugno 1911: giorno, mese ed anno di nascita di un agglomerato balneare sulle rive dell’alta riviera che già aveva preso il nome di Milano Marittima.

Tanto che attorno a un tavolo di un’afosa Milano, nell’atto di stipulare la fondazione della Società citata, erano seduti tra i cittadini più illustri dell’allora capoluogo lombardo (Napoleone Tempini, Aldo Tagliazucchi, il senatore Giovanni Facheris, l’avvocato Alberto Redenti, Felice Bianchi, Giuseppe Galli, il pittore Giuseppe Palanti), pronti a trasformare un luogo disabitato in una di quelle che diventeranno, nell’arco del Novecento, tra le più rinomate località di mare dell’intero Adriatico.Il trucco: sabbia e cemento. Strutture a un passo dall’acqua e case, tante case. Un modello che venne da lì a breve esteso in tutta la riviera romagnola.

Già ne 1907 Milano e la riviera avevano incrociato i loro destini. La convenzione tra l’Amministrazione Comunale di Cervia e la ditta dei Maffei, una delle più importanti famiglie del milanese, faceva sì che il comune cedesse alla società lombarda una vasta zona di relitti marini (case abbandonate, in sostanza) con l’obbligo da parte dei Maffei di fabbricarne villini, parchi, giardini in riva al mare.

La buona borghesia milanese aveva trovato la sua località di vacanza estiva. Ideata sul progetto della “città giardino”, firmata dal pittore Palanti, Milano Marittima tra il 1911 e il 1912 diventò realtà. “Ogni lotto conterrà una villa circondata da quel giardino naturale che è la pineta. Fornita di acqua potabile e disposta in modo che tutte le ville abbiano la via diretta al mare”, raccontava Palanti in un’intervista del 1911, “le ville non saranno mastodontiche ma svelte e perfette, sia dal lato del comfort che da quello dell’estetica. Villette graziose, variamente colorate, in mezzo al verde cupo dei pini, sullo sfondo glauco del mare”.

L’evento fondativo viene oggi rievocato dalla giornalista cervese Letizia Magnani nel suo libro, “Milano al Mare – Milano Marittima: 100 anni e il racconto di un sogno” (Pagg. 250 – Euro 15 – SBC edizioni), che ne ripercorre la storia partendo dalle origini del mito fino ad arrivare ai giorni nostri.

Il libro è la descrizione puntuale e minuziosa di questi cento anni di vita e di quanti hanno contribuito a far crescere Milano Marittima, dandole quella fama glamour di indiscussa località qualche gradino più in alto delle limitrofe Cervia, Rimini e Riccione.

Accanto al racconto della città c’è anche l’affresco sincero della sua gente: scrittori, giornalisti, imprenditori che ne hanno caratterizzato con una ben precisa impronta le estati.

Grazia Deledda, per esempio, dal 1920 al 1935 vi passò le sue estati e ne divenne cittadina onoraria nel ’27. Giovanni Guareschi l’inventore di Don Camillo, come i poeti Mario Luzi e Giuseppe Ungaretti, ne sono stati tra i più assidui frequentatori.

E se gli anni 60-70 non hanno visto Milano Marittima in prima fila a scandire il ritmo delle estati italiane, con gli anni 80 è arrivata l’epoca della rinascita. Tra il rilancio della discoteca Pineta e i numerosi tornei di Tennis Vip che hanno visto avvicendarsi campioni di serie A, ex stelle del tennis nazionale come Nicola Pietrangeli e comici cinematografici e televisivi come Diego Abatantuono e Claudio Bisio, la località è rifiorita per una nuova forma di turismo, fatta di alberghi di lusso e di locali alla moda, che l’hanno resa meta di un andirivieni praticamente inesauribile.

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