Un video virale per smascherare le ombre di una banca creata per sollevare le economie dell’ex blocco sovietico. Bankwatch, una ong europea che monitora le attività delle istituzioni finanziarie, ha realizzato un’inchiesta postata su YouTube e un report scaricabile online sulla European Bank for Reconstruction and Development (EBRD), nata dopo caduta del Muro di Berlino.

Un progetto ambizioso che vede tra i suoi finanziatori la maggior parte dei paesi europei, Italia inclusa, oltre a Stati Uniti, Australia e Giappone e la Comunità europea. Gli investimenti sono diretti ai settori privati degli ex paesi comunisti attraverso partner commerciali. In origine doveva facilitare la transizione dall’economia socialista al libero mercato, tuttavia, a 20 anni dalla nascita emergono i lati oscuri. Secondo le informazioni raccolte dalla ong, la banca non avrebbe rispettato i diritti umani e perseguito l’obiettivo della giustizia sociale, puntando solo a convertire i paesi destinatari degli investimenti in sistemi capitalistici. Il tutto a scapito di sostenibilità ed energie rinnovabili.

Il caso dell’oleodotto di Baku-Tbilisi-Ceyhan che attraversa la Georgia è emblematico: per la EBRD è motivo di orgoglio e di business nel campo dell’approvvigionamento energetico ma, in realtà, si è rivelato un impianto non sicuro che ha causato danni ambientali e alla popolazione locale. E ancora: autostrade in Ungheria e Slovacchia dai costi astronomici, investimenti in industrie di carbon fossile che rendono alti profitti ma non sono sostenibili per i cittadini, oltre allo status quo del livello di corruzione, percepito allo stesso modo dal 1989 ad oggi.

Bankwatch lancia l’allarme con il video virale mentre EBRD ha dichiarato di volere entrare nelle economie dei paesi magrebini, reduci dalle rivoluzioni degli ultimi mesi e ancora immersi in un clima di corruzione e instabilità politica. “Con questa campagna virale vogliamo diffondere informazione e raccogliere anche i suggerimenti che arriveranno dai cittadini per portarli alla Banca stessa”, spiega Fidanka Bacheva McGrath, coordinatrice del progetto, che fornisce alcune premesse sulla EBRD. “Della banca parlano soprattutto i media finanziari che raramente si dedicano all’impatto sulle comunità locali. Dall’altra parte, i paesi che beneficiano degli investimenti, non conoscono l’istituto di credito. Per cui, quando la Banca decide di finanziare una miniera o un impianto chimico, i cittadini non sanno che si tratta di denaro pubblico e che pertanto hanno diritto di essere consultati”, osserva McGrath. A tutela dei paesi in cui la banca sta sviluppando i suoi progetti, gli investitori occidentali dovrebbero vigilare affinché il profitto non sia a scapito della sostenibilità ambientale ma a favore di un reale vantaggio dei cittadini. “E’ necessario vigilare sulla mission e sulla tutela della democrazia e dei diritti umani, affinché i progetti avviati portino nelle case della gente sistemi di energia efficiente e garantiscano le misure di sicurezza sul lavoro”. La campagna virale è iniziata e Bankwatch è convinta che “la diffusione online sia molto meglio rispetto a quella sui media tradizionali”.

Ma le loro battaglie non finiscono qui. Infatti, il prossimo istituto finanziario al centro del mirino sarà la European Investment Bank.

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