Gli affari di Cosa Nostra nelle sale da gioco e centri scommesse di Palermo passavano anche attraverso dei funzionari dei monopoli di Stato. Con l’accusa di corruzione aggravata dall’associazione mafiosa, un’indagine della Dia del capoluogo siculo ha portato all’ arrestato di dieci persone, tra cui Maria Franca Simula – impiegata alla direzione nazionale dei monopoli e insignita nel 2003 del titolo di Cavaliere della Repubblica -, l’ex direttore dell’agenzia dei monopoli siciliani – attualmente responsabile delle sedi di Campania e Sardegna – Nicola Andreozzi, il vicedirettore della sede siciliana, Salvatore Magno e un dipendente, Giovanni Polizzi, anche assessore all’Urbanistica di Giardinello, piccolo comune del palermitano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i funzionari acceleravano le pratiche per le concessioni di sale giochi e avvertivano in anticipano i gestori-prestanome dei boss dei controlli programmati. In cambio, ricevevano denaro, cene e vacanze pagate, spesso in compagnia di escort.

Tra i presunti corruttori, sono stati arrestati  l’imprenditore Michele Spina, titolare della Primal, società catanese aggiudicataria, secondo i primi accertamenti, di 24 sale giochi e 71 punti Snai. Dietro Spina, sostengono gli investigatori, ci sarebbe Sebastiano Scuto, proprietario di una serie di supermercati condannato per associazione mafiosa. La società Snai, però, smentisce il suo coinvolgimento e ricorda in una nota di aver diffidato formalmente la Primal, già nel 2010, a utilizzare il proprio marchio. Agli arresti domiciliari anche Francesco Sasarubea, ex amministratore della sala bingo ‘Las Vegas’ di Palermo, confiscata dagli inquirenti in una passata indagine sul riciclaggio di denaro da parte della mafia. “Da questa operazione – ha commentato il procuratore della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo – è emersa la scarsa capacità di autocontrollo da parte della pubblica amministrazione e ipotizziamo che gli episodi corruttivi emersi siano soltanto la punta di un iceberg”.

Figura centrale, secondo gli investigatori, è quella di Giovanni Polizzi, già indagato nell’ambito dell’operazione ‘Little Italy’ che aveva portato al sequestro della sala bingo ‘Las Vegas’. Polizzi è anche cugino acquisito del boss mafioso Francesco Di Piazza, reggente della famiglia mafiosa di Giardinello e morto suicida nel 2004 nel carcere di Sulmona, dove stava scontando una pena all’ergastolo per mafia. Nel corso di questa passata indagine, dalle intercettazioni sarebbe emerso il rapporto di confidenza tra coloro che avrebbero dovuto controllare, cioè i funzionari dei monopoli, e i controllati, gestori delle sale gioco. Polizzi, secondo l’accusa, godeva anche della complicità dei suoi superiori, Andreozzi e Magno, e di quella di alcuni funzionari centrali, come Simula, a cui era affidato il compito di rilevare le eventuali irregolarità commesse in Sicilia. Dall’indagine attuale è emerso che Polizzi avrebbe intascato in meno di un anno tangenti per oltre 40 mila euro: cifre accreditate su conti segreti tramite bonifici.

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