Dopo cinque giorni di silenzio coatto, visto che da Milano a Napoli i candidati sindaci colpiti duramente dal suo disvalore aggiunto cercano di tenerlo il più possibile lontano dalle loro città, deflagra il ritorno a reti unificate con incursioni sincronizzate in tutti i Tg nazionali del “grande comunicatore” che è riuscito in un capolavoro di sconfitta impossibile da prevedere.

A Milano, dove nella evidente impossibilità della pur debolissima candidata, consenziente scudo umano nella guerriglia elettorale del presidente del Consiglio contro i suoi giudici naturali, di denunciare la responsabilità fondamentale del presidente del Consiglio per la débacle epocale, impazza la guerra per bande.

La resa dei conti a meno di una settimana dal ballottaggio è a un tale punto di non ritorno, al di là della apparente ricomposizione, che Cl messa sul banco degli imputati per il mancato sostegno alla Moratti e additata come traditrice dai pasdaran berlusconiani ha chiesto la testa di Sallusti, misteriosamente eclissato dopo i giorni dell’ira contro i presunti fedifraghi, scatenata dalle pagine del Giornale.

E come se si rivolgessero a dei marziani che non avessero assistito e subito una campagna elettorale in cui “i toni” e i contenuti erano la stessa ignobile e monotona litania contro i nemici personali del capolista che ha quasi dimezzato le preferenze, e come se non sapessero che questa è la sua sola ed unica opzione, a distanza di una settimana dal ballottaggio è tutto un richiamo ai programmi per Milano e all’impegno di risolvere i problemi del paese ad iniziare alla mirabolante “sferzata all’economia” sul piano nazionale.

Ovviamente, (e c’era motivo di dubitarne?) a dare indirettamente manforte alla tesi che tutto deve essere addebitato alla Moratti e a sottovalutare quanto sia stato determinante l’intervento eversivo e costante di Berlusconi contro la magistratura e le istituzioni di garanzia, ci sono compattissimi D’Alema e i dalemiani che tra l’altro, invece di sottolineare come il 15 e il 16 abbia trionfato la Milano civile contrapposta al suk del lunedì davanti al “palazzo dell’Ingiustia”, hanno pensato bene di sottolineare come con Pisapia sia prevalso “il garantismo” nella città di Mani Pulite. Come premessa alla paginata di intervista alla Stampa del 19 maggio, D’Alema sentenzia: “Il centrodestra non ha perso le elezioni per i toni duri scelti. E’ una tesi auto consolatoria…”. Veramente geniali e perfettamente coerenti con la permanente allergia, non tanto sottotraccia, al controllo di legalità e con la vocazione alla sconfitta, anche e soprattutto quando le cose si mettono al meglio per la sinistra e soprattutto quando prevale la coscienza civile e il rispetto della Costituzione elettori da parte dei cittadini e degli elettori.

A Napoli, dove Luigi De Magistris ha ottenuto un risultato straordinario potendo contare solo sulla sua personale credibilità e su una campagne elettorale diretta e capillare in tutta la città e dove viene “cordialmente” apostrofato dal suo rivale sponsorizzato da Cosentino come paladino della forca, a casa Ds continuano a domandarsi increduli come così tanti voti di protesta per le amministrazioni Bassolino-Iervolino si siano potuti concentrare sull’ex magistrato invece che su Lettieri. Non solo Il Pd napoletano dopo il pasticciaccio brutto delle primarie ha aspettato due mesi per designare il suo candidato; non solo, insieme a Sel ha preferito non sostenere la candidatura di De Magistris, perché valutata come “risposta giudiziaria” per rivolgersi al prefetto Morcone che ha fatto la sua campagna elettorale con Bassolino al fianco. Adesso dopo la disfatta del suo candidato e con valori al minimo storico, c’è chi nel Pd napoletano “mormora tra i denti ‘Con Antonio in trincea avremmo vinto di nuovo’”. Ed il governatore che ha contribuito non poco a mettere la città in ginocchio e che avrebbe “accarezzato l’idea di ritornare a Palazzo San Giacomo” aggiunge pure, riferito a De Magistris:

“Sono convinto che dall’esito finale emergerà un dato: molti elettori di destra hanno votato per lui. L’area moderata era affollata di concorrenti: Morcone, Pasquino, lo stesso Lettieri. E De Magistris ha avuto partita facile nel calamitare le simpatie più radicali”. (Enzo d’Errico, La nostalgia per BassolinoIl Corriere del 17 maggio 2011). Dunque De Magistris estremista che incassa i voti della destra, mentre Lettieri è un gran bell’esempio di moderato!

Considerando che Fli ha scelto di non scegliere, per non disintegrarsi, mi sembra più chiara e risolutiva la dichiarazione dell’“equidistante” Italo Bocchino, sia sul piano nazionale che a proposito di Napoli e dello scontro Lettieri De Magistris:Berlusconi ha inquinato il centrodestra italiano; disdegna la legalità alleandosi con una forza antinazionale come la Lega e appoggiando a Napoli l’uomo di Cosentino, inseguito dalla procura per fatti di camorra”.

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