Suzanne, moglie dell’ex presidente dell’Egitto Hosni Mubarak, rovesciato con una rivolta popolare l’11 febbraio 2011, è stata rilasciata su cauzione senza aver scontato i 15 giorni di detenzione a cui era stata condannata. Ha dovuto però autorizzare il consigliere del ministro della giustizia Assem al-Gohari, capo dell’Ufficio per i Guadagni illeciti, a ritirare i suoi soldi da due banche, a vendere una lussuosa villa che possiede a Heliopolis, alla periferia del Cairo, e a ridare questi beni allo stato.

Il ministro della giustizia Mohamed al-Guindy aveva dichiarato che il potere giudiziario sarebbe stato soddisfatto se la donna avesse ridato parte dei suoi beni all’Egitto ma, stando alle dichiarazioni della signora Mubarak, la somma che possiede sarebbe di soli 20 milioni di sterline egiziane, circa 3,37 milioni di dollari. L’ammontare della cifra in possesso della famiglia Mubarak sarebbe però di parecchi miliardi di dollari. Si parla anche di oro proveniente dal saccheggio di piramidi. Tutte accuse da dimostrare, ovviamente, ma è evidente che la signora Mubarak non è certo una qualunque ricca signora egiziana.

Era stata arrestata dagli agenti anti-corruzione che indagano sulle finanze di famiglia con l’accusa di aver indebitamente accumulato dei beni. L’investigazione sugli illeciti continua, ma secondo i giudici la signora Mubarak non deve rimanere in carcere. Il suo rilascio era stato ampiamente previsto non solo perché lei aveva negato tutte le accuse ma perché venerdì scorso, dopo la lettura della sentenza, era stata ricoverata in ospedale con dei presunti sintomi di attacco cardiaco.

Il quotidiano Al-Ahram ha detto però che i medici non hanno potuto terminare tutte le analisi, che avrebbero potuto prolungare il ricovero in ospedale, per verificare l’effettivo stato di salute della signora. Il ricovero era stato fatto non in un ospedale qualsiasi ma presso l’International Hospital, lo stesso dove era stato ricoverato suo marito, vicino a un resort di Sharm el-Sheikh, la famosa località turistica sul Mar Rosso dove i coniugi possiedono una villa. Secondo alcuni medici, che sono voluti rimanere anonimi, Suzanne Mubarak avrebbe avuto solo un attacco di panico.

L’enorme presunta ricchezza della famiglia Mubarak è stata uno dei maggiori motivi della protesta popolare. Secondo il CIA World Factbook l’Egitto è il secondo paese più popoloso dell’Africa, con circa 80 milioni di abitanti. Di questi circa il 40% vive con meno di 2 dollari al giorno.

La settantenne Mubarak, di madre gallese, ha studiato sociologia e politica all’Università del Cairo ed è stata la First Lady dal 1981 al 2011. È lei la patrona del programma televisivo per bambini Alam Simsim, la versione egiziana della popolare serie americana Sesame Street. Suzanne si era conquistata una certa simpatia popolare in due occasioni: quando si era rimessa da una malattia che le aveva lasciato un aspetto fragile e sofferente e quando nel 2009 uno dei due nipoti, il 12enne Muhammad, era morto.

Negli ultimi dieci anni però era stata accusata più volte di essere la forza propulsiva dietro ai progetti del figlio Gamal di succedere al padre in qualità di presidente del paese e, in generale, di influenzare troppo la politica egiziana. Ma quello che il popolo tuttora non le perdona è l’enorme accumulo di ricchezze. In carcere è stata anche interrogata sulla proprietà della villa a Sharm el-Sheikh, il cui valore stimato è di oltre 6,1 milioni di dollari, e sul presunto uso personale di un conto corrente intestato alla Biblioteca di Alessandria. Intanto che l’indagine procede, i conti posseduti dalla famiglia Mubarak in varie banche del Cairo e della Svizzera sono stati congelati.

Mentre Suzanne Mubarak è stata rilasciata, il quotidiano Ahram Online riporta che sarebbe in preparazione il discorso con cui il marito chiede al popolo di perdonarlo, si offre di ridare i soldi allo stato e chiede l’amnistia. Si prevede che l’ex presidente dichiari che i beni accumulati dalla famiglia sarebbero stati sottratti al popolo egiziano per colpa dei cattivi suggerimenti datigli dai consiglieri e delle informazioni sbagliate fornitegli dagli esperti.

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