Una lotta, quella ai graffitari, che il Comune di Bologna e la Procura portano avanti da anni e che oggi, a detta del procuratore aggiunto Valter Giovannini, ha avuto “una risposta senza precedenti”.

Quello dei writer è un tema sentito a Bologna. Per ripulire il centro storico, ormai deturpato dalle scritte sui muri e sui monumenti storici, si è cimentata prima la giunta di Sergio Cofferati, senza ottenere risultati, poi per i pochi mesi da sindaco il dimissionario Flavio Delbono; memorabile la sua foto con un pennello in mano intento a cancellare le scritte sui muri. Ma anche il commissario Anna Maria Cancellieri non ha scherzato. E il successo di oggi è gran parte merito delle sue ordinanze e di un esercito di 300 vigili di quartiere schierati a difesa dei muri.

Il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: trenta le persone dai 19 ai 47 anni indagate per imbrattamento. Venti le perquisizioni già iniziate per rintracciare il materiale utile ai writer: bombolette spray, pennarelli o anche “prove” della loro attività, come bozze di graffiti.

Fin ad ora sono state eseguite undici perquisizioni, iniziate lunedì scorso. I risultati sembrano essere interessanti.

Il procuratore aggiunto Valter Giovannini, che coordina l’inchiesta, dichiara che “si è deciso di provare a fare sul serio con un’attività investigativa per prevenire e reprimere questo fenomeno intollerabile che ferisce la nostra città”.

A eseguire i controlli è la Polizia municipale, che ha già individuato 600 bombolette spray, 232 “markers”, pennarelli indelebili per fare i contorni ai graffiti, stampini e oltre cento bozzetti. Per il procuratore aggiunto si tratta di “vere e proprie armi improprie, che feriscono il corpo architettonico della città di Bologna”.

Il comandante della Polizia municipale, Carlo Di Palma, ha spiegato che le bombolette sono prodotti di qualità. Costerebbero infatti da un minimo di 10 euro a un massimo di 30. Per alcuni degli indagati potrebbe scattare anche l’accusa di danneggiamento per i graffiti più gravi, sui muri dei palazzi storici.

Tra gli indagati ci sarebbero studenti e lavoratori. Per ora il sequestro record è quello nella casa di un writer di 40 anni, che possedeva 239 bombolette e 142 “markers”. Tra i trenta, comunque, più della metà hanno tra i 19 e i 25 anni. Quattro gli adulti con più di 40 anni di età. Sono soprattutto bolognesi quelli indagati, molti gli studenti che vivono in casa coi genitori, “dalla piccola all’alta borghesia”. Tre degli indagati non sono più a Bologna. Infatti due perquisizioni sono state effettuate anche a Cagliari e Reggio Calabria.

Il lavoro della polizia municipale va avanti da tempo. È infatti attiva una squadra speciale anti-graffiti, chiamata Pandora. Numerose le fotografie, i rilievi fatti da agenti in borghese e i sopralluoghi di 300 vigili di quartiere, supportati dai filmati delle telecamere di sorveglianza.

Le tag schedate, cioè le firme che i writer fanno sui muri, sono passate in poco tempo dalle 11mila a quota 18mila.

C’è stato poi un lungo lavoro di indagine su internet, che ha permesso di risalire ai 30 indagati. Questi infatti si incontravano sui forum e comunicavano, scambiandosi anche le tag. Gli inquirenti sono così riusciti a risalire al numero IP dei computer e ad identificare gli attuali indagati.

Alcune settimane fa il Fatto Quotidiano era riuscito a sentire alcuni dei writer, i quali però si erano detti del tutto disinteressati a questi controlli: “La nostra è una subcultura, non è controllabile. Così si crea una cappa d’odio, sembra sia solo questo il problema. È una caccia al nulla, soldi buttati. Si fa stare in silenzio un writer, ma l’altro è già pronto ad agire. Si è arrivati al limite? E allora si può pulire qualche muro in più”.

Articolo Precedente

Fotomontaggio e offese (irripetibili) a Rosy Bindi da un candidato leghista

next
Articolo Successivo

Referendum sull’acqua, appello del vescovo di Reggio Emilia: “Votate sì”

next