Oggi, nella giornata in ricordo delle vittime del terrorismo, il ministro della difesa Ignazio La Russa, a Modena per sostenere la candidatura politica nelle amministrative di sei comuni della provincia modenese ha deciso di correggere il tiro rispetto alle dichiarazioni del premier Silvio Berlusconi.

Non parlerei di un cancro – afferma La Russa rievocando quanto detto da Berlusconi – ma almeno di un accanimento giudiziario nei confronti di Berlusconi. Finiamola con questa barzelletta di Berlusconi nemico della magistratura. Certo ci possono essere polemiche sui singoli magistrati, o piuttosto sui singoli provvedimenti presi contro Berlusconi, ricordiamoci che sono 26 i processi a suo carico senza condanna. A fronte di tanti magistrati che l’hanno imputato, tanti altri hanno dichiarato la sua estraneità ai fatti contestatigli, magistrati a cui si deve se non riconoscenza, quanto meno rispetto”.

Parole tenere, dunque, da parte nel ministro verso la magistratura “verso cui – prosegue La Russa – mi inchino. Quanto detto da Berlusconi relativamente alla procura di Milano non va mischiato con il ricordo dei magistrati caduti per il terrorismo. Loro hanno compiuto un sacrificio necessario per una tardiva capacità politica di capire il terrorismo eversivo. C’è voluto l’assassinio Rossa, successivamente quello di Moro, perché tutti si mobilitassero nell’individuare la natura eversiva del terrorismo, rosso e anche nero”.

È sulla base di ciò che la cattura e conseguente uccisione di Osama Bin Laden viene vista come “un colpo a favore di chi si batte contro il terrorismo. Questo però non ha niente a che fare con le nostre missioni in Libano o in Afghanistan. Insieme si entra e insieme si esce da una missione a cui siamo chiamati da un organismo internazionale. Anche in Libano abbiamo intenzione di dimezzare i nostri militari, portandoli a poco più di mille, ma questo è un progetto diverso da ciò che accade in Libia”.

Nell’exploit di sincerità il ministro La Russa ha avuto anche chiarire la posizione del rapporto, ultimamente piuttosto agitato, tra il Popolo della Libertà e la Lega Nord.

“Siamo contenti – dice – di essere riusciti a portare la Lega lontana dalla strada della secessione, convincendola ad un’idea di federalismo solidale. Peraltro tanto più un paese è federale tanto più i valori nazionali saranno rispettati. Si pensi solo agli Stati Uniti e alla Germania. Ho parlato a lungo con Bossi e sento che la loro freddezza verso l’unità nazionale credo stia scendendo”.

Ma non è stato solo il concetto di federalismo/unità nazionale ad aver accesso gli animi degli alleati politici. Anche gli interventi in Libia sono stati al centro delle polemiche. A tal proposito, dunque, La Russa ironizza “la Libia è vicinissima all’Italia, sarebbe stato difficile non interessarsene. Prima D’Alema, poi Prodi, tutti hanno tentato di stringere accordi con la Libia, solo Berlusconi c’è riuscito. È chiaro però che se il vicino di casa bombarda i propri cittadini e viene abbandonato dai propri ambasciatori e ministri, noi dobbiamo essere lì a proteggere i civili con la massima attenzione, mettendo tutte le barriere per evitarne il coinvolgimento”.

Questo relativamente alla politica estera. Sulle politiche di sicurezza interna, invece, La Russa loda la linea Maroni, sparando sull’estremismo rosso, già recriminato dal ministro dell’interno venerdì scorso a Bologna, il quale aveva etichettato le contestazioni studentesche come fascismo rosso.

“Non abbiamo guardato – dice – alle ronde volute dalla Lega con pregiudizio, ma sono stati loro stessi a rendersi conto che non poteva essere una soluzione. Quello che trovo sia maggiormente adeguato è la modalità. Vedere gli uomini in divisa, non fa paura ai cittadini onesti, ma solo ai delinquenti e qualche incallito estremista di sinistra”.

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