Quasi metà della foresta amazzonica brasiliana sarà ufficialmente protetta dalla legge. A rivelarlo è uno studio socio-ambientale: il 44 per cento dell’Amazzonia brasiliana si troverà sotto la diretta tutela del governo, in seguito all’annuncio del governo di Dilma Rousseff di voler creare numerose nuove aree protette. In teoria un’ottima notizia per la biodiversità e la territorialità indigena, se solo non fosse così drammatica la carenza di personale di sorveglianza: appena una guardia forestale per 1.800 km quadrati. Un prezioso patrimonio mondiale, da preservare: questo l’ambizioso obiettivo del programma, messo a fuoco dallo studio realizzato dalle associazioni brasiliane Isa e Imazon, rispettivamente “Instituto Socioambiental” e “Instituto do Homem e do Meio Ambiente da Amazonia”.

Il polmone verde del pianeta custodisce una enorme varietà di specie: sono più di 30.000 le varietà botaniche endemiche, 397 quelle di mammiferi, 387 quelle di rettili e più di 9.000 le specie di pesci d’acqua dolce. Anche le popolazioni indigene sono incredibilmente variegate: 450.000 persone di 173 etnie diverse. Che, anno dopo anno, vedono minacciata la propria esistenza da uno sfruttamento incontrollato ed eccessivo dei loro territori. Le aree sottoposte a vincoli legislativi sono divise in riserve naturali, riserve indigene, parchi nazionali ed unità di conservazione ambientale, in cui è permesso accedere per sfruttarne le risorse, ovviamente rispettando i criteri di sostenibilità dettati dal governo. Un controllo più capillare è necessario: il rapporto Imazon evidenzia infatti che dal 1998 al 2009 la deforestazione ha raggiunto 12.204 km quadrati, mentre avanzano le strade aperte illegalmente: vere e proprie vie del disboscamento illecito.

Gli Stati amazzonici in cui le zone tutelate superano già la metà della propria superficie sono quattro: Amapà, Roraima, Parà ed Amazonas. Tutti territori molto vasti. Il solo parco di Tumucumaque, nell’Amapà, ha un’estensione superiore a quella del Belgio. E in Brasile non ci sono solo le riserve amazzoniche, ma anche quelle del Mato Grosso, del Pantanal e della Mata Atlantica: sommate alle prime, fanno salire addirittura al 53 per cento la superficie del Paese trasformata in area protetta. Un primato invidiabile, quello carioca, che rischia però di rivelarsi inutile. Con oltre 4 milioni e mezzo di chilometri quadrati di territorio da tenere sotto controllo, il sistema attualmente in vigore non può riuscire a garantire il rispetto della legge.

Che fare, dunque? Gli autori del rapporto propongono misure che vadano oltre la tutela legislativa, e che portino al consolidamento delle aree protette attraverso una serie di azioni mirate: migliore gestione delle risorse finanziarie da destinare a queste aree, riconoscimento della territorialità indigena, piani strategici di gestione. Programmi che, se implementati, potrebbero portare ad un importante rafforzamento della lotta alle attività illegali collegate allo sfruttamento illecito della foresta amazzonica.

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