Dopo la morte di Osama bin Laden su una cosa, a Bruxelles, sono d’accordo in molti: il rischio di attentati terroristici è aumentato. Il sospiro di sollievo tirato dai presidenti di Commissione, Consiglio e Parlamento non è condiviso da quanti avrebbero preferito vedere bin Laden giudicato dalla Corte penale internazionale dell’Aia (International criminal court – Icc).

“Non mi sono piaciute le affermazioni con cui i rappresentanti dell’Unione europea hanno accolto l’uccisione di bin Laden”, commenta Heidi Hautala, presidente della sottocommissione per i Diritti dell’uomo al Parlamento europeo. “L’Ue dovrebbe sapere che bin Laden è più utile agli estremisti da morto che da vivo”. Il rischio, secondo la Hautala, è che l’ex capo di Al Qaeda diventi un martire in nome del quale altri terroristi potrebbero organizzare attentati in Occidente. “Sarebbe stato molto meglio consegnarlo vivo alla giustizia. Il posto di Osama sarebbe dovuto essere all’Aia, di fronte al tribunale, viste le tante informazioni chiave nella lotta al terrorismo che di sicuro possedeva”.

Ma proprio l’Alta corte dell’Aia resta un argomento tabù per gli Stati Uniti, uno dei pochi Paesi occidentali a non farne parte. Ad aver aderito allo Statuto di Roma, fondamento giuridico dell’Icc, ci sono ben 114 Paesi, tra cui Burundi e Uganda. Tra i grandi, oltre agli Stati Uniti, restano fuori Israele, Russia e Cina. “Adesso gli Stati Uniti dovrebbero fare finalmente l’importante passo di aderire all’Icc”, aggiunge la Hautala, “nonché rivedere in modo sostanziale la loro politica di detenzione e chiudere una volta per tutte la prigione di Guantanamo, che viola il diritto internazionale”.

In questa direzione sta lavorando con impegno Ana Gomes, eurodeputata portoghese socialista e membro della commissione Affari Esteri al Parlamento europeo. “Sono personalmente in contatto con i diplomatici Usa per favorire il loro ingresso nell’Icc”, fa sapere la Gomes, ma la strada sembra tutta in salita, “vista la contrarietà di alcuni influenti ambienti dell’esercito statunitense”. Anche per la Gomes, ex diplomatica in Medio Oriente durante la presidenza portoghese dell’Ue nel 1992, “l’uccisione di Osama è stato un grave errore. Bin Laden era già politicamente morto in quanto non era più al vertice di Al Qaeda. Adesso il rischio è che diventi un martire per gli estremisti di tutto il mondo”. E a rimetterci saranno i comuni cittadini, visto che gli “attentati prendono di mira soprattutto i soft target, come hotel e mezzi di trasporto”. Per questo, secondo la Gomes, “non è stata assolutamente fatta giustizia”.

Ma “a destra” sono tutti d’accordo: la morte di bin Laden è una buona notizia. Arnaud Danjean, presidente francese della sottocommissione parlamentare Sicurezza si dice “soddisfatto e risollevato”, per il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso si tratta di “un successo fondamentale per la lotta al terrorismo”, mentre per il presidente del Parlamento europeo Jersey Buzek, “ci siamo svegliati in un mondo più sicuro”. Nel frattempo, tutti i Paesi europei hanno aumentato le misure di sicurezza.

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