Pubblico la replica di Angelo Rizzoli all’articolo che ho scritto qualche tempo fa sulle sue vicende giudiziarie, con una mia breve controreplica.

Caro Direttore,

sul sito de Il Fatto Quotidiano del 22 aprile u.s. leggo un articolo, a firma Bruno Tinti, dal titolo Angelo Rizzoli, bancarottiere incensurato. Brevemente: Il dott. Tinti mi accusa di essere stato assolto per la presunta bancarotta della Rizzoli Editore andata in amministrazione controllata nel 1982 ed uscita in bonis dalla stessa amministrazione controllata e di essermi appropriato di 85 miliardi di lire secondo una sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Milano nel 1993.

In realtà gli 85 miliardi a cui si riferisce il dott. Tinti fanno parte di un aumento di capitale, sottoscritto e contabilizzato, ma non versato, da La Centrale del gruppo Banco Ambrosiano che, anziché finire nelle casse della Rizzoli, sono finiti alla Zirka Corp. di Monrovia presso la Banca Rothschild di Zurigo, Società amministrata dal sig. Mark Odermatt, fiduciario di Bruno Tassan Din e Umberto Ortolani. Questa verità è emersa negli anni successivi alla sentenza di primo grado della presunta bancarotta Rizzoli ed è stata confermata dal Tribunale Corte d’Appello di Milano, Corte di Cassazione, Tribunale di Dublino Corte Suprema d’Irlanda, dove parte di questi 85 miliardi erano finiti, Tribunale Corte d’Appello di Zurigo dove ha sede la Banca Rothschild da cui questi fondi sono stati dirottati.

Ciò che è chiaro da tutte queste sentenze è che non una lira, un dollaro, un centesimo è andato a me, a persone vicine a me o a società che avessero rapporti con me o con la mia famiglia. Invito pertanto l’autore dell’articolo a leggersi le sentenze da me citate e a prendere atto che l’assoluzione da me ottenuta in Cassazione per la vicenda Rizzoli è perfettamente legittima e motivata. In ogni caso si tratta di una sentenza passata in giudicato che io ritengo debba essere rispettata perché chiude definitivamente 26 anni di una tormentata vicenda giudiziaria. Ricordo inoltre che l’equiparazione tra amministrazione controllata e fallimento è un caso unico e senza precedenti nella storia del diritto fallimentare italiano, come comprovato da autorevoli studi effettuati da importanti Istituti universitari di diritto e procedura penale.

Angelo Rizzoli

Angelo Rizzoli afferma di essere stato condannato in primo grado per bancarotta, commessa nel periodo in cui la casa editrice Rizzoli era in amministrazione controllata. Il che è esattamente quello che ho scritto. Afferma poi che la Corte d’Appello di Milano avrebbe accertato la verità dei fatti esposti nella sua lettera. Sta di fatto che la Corte d’Appello ha confermato la condanna per bancarotta: sicché i fatti da Rizzoli narrati non debbono esserle sembrati leciti; in caso contrario sarebbe stato assolto.

Infine: la Cassazione non ha “assolto” Rizzoli nel merito; si è limitata a dire che la modifica della legge fallimentare del 2006 aveva fatto venir meno il reato di bancarotta in società sottoposta ad amministrazione controllata. Sentenza “legittima e motivata”, certamente; ma che non dice che il reato di cui era imputato Rizzoli non sussisteva o che egli non l’aveva commesso.

Bruno Tinti

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