Il governo tiene ma sui raid militari in Libia la Lega non arretra di un passo. La frenata di Umberto Bossi che ieri aveva assicurato di non voler far saltare la coalizione è durata poche ore. “Se Silvio non cambia linea può capitare di tutto”, ha detto alla sua gente riunita a Domodossola giovedì sera. Per poi annunciare la speranza di non dover aprire la crisi di governo: “Spero proprio che non ci sia”. Senza risparmiare critiche al Cavaliere per il ‘fuoco amico’ che Giulio Tremonti ha subito in questi giorni e alla genuflessione alla Francia: “Berlusconi è rimasto imbambolato da Sarkozy”, ha detto.

Oggi Roberto Calderoli ha rincarato la dose in una intervista a ilsussidiario.net: “Non vedo vie d’uscita. Si rischia di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati”. Il ministro della Semplificazione normativa storce il naso nel leggere l’interpretazione data dai berlusconiani alla vicenda: “E’ abbastanza irritante sentir parlare di fibrillazioni interne alla Lega: se c’è un partito in cui quando parla uno, Bossi, parlano tutti è proprio il nostro”. E il Capo di cose ne dice. Anche sul fronte amministrative: “A Milano corre Berlusconi, se perde perde Berlusconi”. Con il passare delle ore le tensioni aumentano. Il presidente del Consiglio tace: trascorre l’intera giornata a palazzo Grazioli e ai suoi chiede di tenere i toni bassi per non alimentare nuove fibrillazioni.

Le opposizioni cavalcano le divisioni. Pierluigi Bersani, leader del Pd, non ha dubbi: “Il governo, ha perso la faccia, è una barca senza la rotta”. E se la maggioranza ragiona sulla possibilità di presentare una mozione in Parlamento da sottoporre al voto dell’Aula, i democratici hanno depositato la propria mozione favorevole alla linea scelta dall’esecutivo con l’obiettivo di rendere palesi le divisioni Pdl-Lega. E il Carroccio non fa marcia indietro. Perché il Capo non ha ancora sbollito la rabbia per come il Cavaliere ha gestito la vicenda. I leghisti si sentono traditi, il comportamento del premier non è stato corretto nei confronti del’alleato più fedele, il Senatur appunto, e di un partito, il Carroccio, che “è il vero pilastro portante di questa maggioranza”.

Non solo: dalle parti di via Bellerio non va giù il fuoco di fila nei confronti di Giulio Tremonti e continua a difendere a spada tratta il ministro dell’Economia dal fuoco amico del Pdl. Manuela Dal Lago, deputato e presidente della Commissione Attività produttive della Camera, spiega gli umori del partito: “Il comportamento del presidente del Consiglio non è stato certamente un comportamento corretto. Forse si dimentica che non è il padrone dell’azienda, ma un capo di governo”, dice. Per Calderoli non ci sono dubbi: “Partito il primo raid, è tutto molto più difficile”. Poi annuncia che la Lega si tiene la mani libere nel voto parlamentare sulla missione. “La politica estera è una cosa, la missione in Libia un’altra, così come non fa parte del programma elettorale. Non ci sentiamo legati al programma su questo, anche perché non se ne era mai parlato”. Guido Crosetto, deputato pidiellino e sottosegretario alla Difesa assicura: “Il costo complessivo di tre mesi di missione militare in Libia, incluse le spese non ricorrenti (il costo del carburante degli aerei e il trasporto del personale nelle basi, per esempio) “è pari a 150 milioni di euro”, e il nuovo utilizzo dei Tornado (anche per missioni di bombardamento, ndr) “non aggrava molto dal punto di vista economico. Quest’ultima decisione non è quindi un problema economico, ma politico”.

Nel Pdl si tenta di gettare acqua sul fuoco. Il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, assicura: “Nei prossimi giorni lavoreremo per far si che comunque venga consolidata l’alleanza di governo. Per parte nostra abbiamo già rilevato che, a fronte della linea del governo che rimane chiaramente nell’ambito della Risoluzione della Camera approvata il 24 marzo, le nuove mozioni presentate dall’opposizione sono o pleonastiche e tattiche oppure mirate solo a rimettere tutto in questione”. Critica resta la posizione di Fli. Per Carmelo Briguglio, “la mozione del terzo polo è inevitabile per le ambiguità del premier e non certo della Lega”. Benedetto Della Vedova, capogruppo alla Camera del partito, osserva: “Ha ragione la Lega, il quadro è cambiato. E’ da ridere che mentre il Carroccio fa la voce grossa, il Pdl, anziché replicare al suo alleato, continui a spiegare che la verifica parlamentare della tenuta della maggioranza sui temi della politica estera sarebbe istituzionalmente scorretta”. Per Lorenzo Cesa “la Lega abbaia, si agita, ma poi torna sempre a cuccia”. Il centrosinistra attacca su tutti i fronti per far emergere le divisioni del governo.

La mozione sulla Libia che il Pd presenterà alla Camera il prossimo 3 maggio, garantisce Bersani, non sarà la sponda al governo: “E’ l’esatto contrario del salvagente. La nostra è una mozione in grado di fare emergere le storture della maggioranza. Di questo si tratta. Il governo è una barca senza rotta e senza timone ormai da mesi, sia nella politica interna, sociale, economica, del lavoro e sia in quella internazionale. Abbiamo perso credibilità -insiste- abbiamo perso la faccia con mezzo mondo, abbiamo avuto delle catastrofi diplomatiche, anche recenti, vedi l’incontro con la Francia e adesso ci segnaliamo per uno sbandamento micidiale su un tema delicatissimo come quello della Libia”. E ancora: “Io sono abituato a vedere che la Lega alza il tono ma poi lega il Carroccio all’imperatore”. L’Idv chiede invece, per bocca di Antonio di Pietro, che il Pd “non faccia la stampella alla maggioranza. “Non vorremmo mai che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra”, dice il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi. “Tutte le opposizioni, unite, votino contro la risoluzione del governo – aggiunge Antonio Borghesi – la maggioranza è in frantumi e dobbiamo cogliere questa straordinaria opportunità”.

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