Caro Mauro,
giunti ormai alla fine del tuo percorso Rai, possiamo darci del tu. Possiamo parlarci da cittadina ad affossatore del sistema radio televisivo pubblico italiano. Ci possiamo, intendo, concedere una chiacchierata, uno di fronte all’altra, senza che tu debba temere nulla, se non che io ti rinfacci veltronianamente, ovvero pacatamente e serenamente, i tuoi danni nei nostri confronti.

E’ ormai appurato che a giorni, al massimo entro l’11 maggio, lascerai la Rai per assumere l’incarico di ad della Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici controllata dal ministero del Tesoro. Pare che già lì stiano facendo gli scongiuri e sperino che si tratti quantomeno di omonimia. A chi sostiene che non hai le competenze per questo ruolo puoi rispondere che non le avevi nemmeno per fare il direttore generale della Rai, eppure lo hai fatto per due anni senza che nessuno se ne accorgesse, a parte i telespettatori, le concessionarie pubblicitarie, i critici, i tuoi giornalisti che ti hanno sfiduciato in massa e tutti i dipendenti Rai che non fanno altro che esultare all’idea di non incontrarti più nei corridoi dell’azienda.

So che rivestire un ruolo in cui non potrai continuare a servire la causa mediatica del tuo punto di riferimento politico etico e morale, Silvio Berlusconi, ti provocherà profonde frustrazioni. Victor Hugo sosteneva che c’è gente che pagherebbe per vendersi, ma io, superato questo momento di profonda commozione, ti sarò accanto in questo percorso di transizione, sia di ruolo che di posizione, professionale e fisica si intende.

Ricordo con nostalgia i tuoi successi in Rai, a partire da quello che considero tuo degno commiato, ovvero quella intensa telefonata di fine gennaio alla trasmissione Annozero, per “criticare” l’impostazione della trasmissione. Che momenti, che emozioni, e pensare che mai più torneranno…

E ricordi quando, per fare un plateale smacco alla tua azienda a favore della tv del tuo santone, decidesti di togliere i canali Rai Sat dalla piattaforma Sky? E rimembri ancor Giada Kulyte, per la quale firmasti direttamente tu il contratto dopo che la direzione del settore risorse l’aveva cassata per mancanza di curriculum? A “Il lotto alle otto” guadagnava 1.500 euro a puntata, quasi il quadruplo rispetto al povero Tiberio Timperi che della trasmissione era conduttore.

Tutti ingrati, caro Mauro, caro il mio segretario generale della Presidenza del Consiglio dei ministri e Capo di Gabinetto del Vicepresidente del Consiglio dei ministri durante i governi Berlusconi II e III. E si permettono anche di ironizzare: dicono che per convincerti ti abbiano offerto 765.000 euro all’anno; 50.000 in più rispetto a quelli che ti pagavamo alla Rai. Che saranno 50 mila euro…? Detto tra noi, te ne avrei dati 100 mila in più a patto che sparissi dalla tv pubblica.

E dunque finisce così la pagina più buia della Rai, la più nera di sempre. Poche sono le missioni in cui hai fallito, eppure ce l’avevi messa tutta. Per esempio, missione fallita: cacciare un dirigente serio e capace come Loris Mazzetti. Lo hai sospeso per dieci giorni, auspicandone il licenziamento, perchè non ha gradito l’auto-invito del Ministro Maroni a “Vieni via con me”, e il gioco di prestigio ti è riuscito: hai permesso al leghista di fare un tour mediatico di rara intensità. Lo hai sospeso per 15 giorni perchè una puntata di “Vieni via con me” aveva sforato di 2 minuti. Lo hai sospeso per le critiche espresse su Il Fatto Quotidiano. Una sorta di persecuzione durata due anni nei confronti di un capostruttura che ha tenuto incollati a Rai 3 milioni di spettatori. Mai ti sei preoccupato della direzione del Tg1, della gestione Minzolini. E’ evidente che mai nessuno aveva fatto peggio di te ed era stato così incompetente. Ma la competenza non è tutto caro Mauro, spiegalo a loro. Una pelle sempre abbronzata artificialmente come la tua, dei capelli e dei baffi così curati… chi riuscirà a dare un’immagine così attraente della Rai adesso?

La risposta è nessuno. E forse anche lui riuscirà a fare meglio di te.

Articolo Precedente

Mauro Masi, due anni alla guida della Rai
Poche luci e tante ombre nel segno di B.

next
Articolo Successivo

Il problema non è Lei, Lorenza, ma Lui, B.

next