Sospetto che le strisce pedonali e il primo giorno dei saldi di gennaio sollecitino le stesse aree del cervello.
Per verificare in prima persona, si percorrano ad esempio via Ugo Bassi e via Rizzoli in sella a un ciclomotore: donne, uomini, giovani scalpitanti che si gettano in mezzo alla strada come rincorressero un amore fuggente, o, più realisticamente, come gli avessero appena rubato il portafoglio.

Faccio spesso questa riflessione mentre dribblo tra la gente per le strade di Bologna. Soprattutto in centro, è facile che il pedone medio attraversi un po’ dove capita. Ma il  “capita” di solito è preceduto da una valutazione sulla pericolosità dell’impresa. Nella famosa T invece, soprattutto in prossimità delle strisce, non ci si concede neanche un’occhiata furtiva. In quanto a impeto, è roba che tra il pedone medio che attraversa e un toro che si lancia verso il mantello rosso, vince il pedone medio.

Poi parcheggio, sfilo il casco, comincio a passeggiare, e ogni due per tre, coi motorini che sbucano da tutte le parti sfrecciandomi davanti, comincio a domandarmi che bisogno ci sia di guidare a quelle velocità. Improvvisamente il trasporto motorizzato sembra nato per impaurire il candido pedone che, “poverino”, sta solo cercando di spostarsi – per di più in modo ecologicamente sostenibile. Mi viene da sospettare che i viaggi in motorino e i saldi di gennaio sollecitino le stesse aree del cervello.

Dunque inizio a riflettere genericamente sulla legittimità dei diversi punti di vista.

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