Leon Panetta, l’attuale direttore della CIA, al Pentagono. E il generale David Petraeus al posto di Panetta, a dirigere l’agenzia di intelligence. Sono le scelte che Barack Obama si appresta ad annunciare questa settimana, e con cui spera di placare gli avversari repubblicani e rafforzare il controllo sugli organi militari e di sicurezza degli Stati Uniti.

L’avvicendamento era in gran parte atteso, messo in moto dalla volontà di Robert Gates, l’attuale segretario alla Difesa (nominato dalla precedente amministrazione, quella di George W. Bush) di dimettersi entro l’estate 2011. Il rimescolamento ai vertici dell’amministrazione sarà però ancora più largo. Il generale John Allen, attuale vice-comandante dello U.S. Central Command in Florida, sostituirà Petraeus, alla guida delle operazioni militari in Afghanistan; e Ryan Crocker, ex-ambasciatore in Iraq e Pakistan, diventerà capo della missione diplomatica USA in Afghanistan.

Le variabili che Obama ha dovuto prendere in considerazione, prima di decidere le nomine, sono state molte. Su tutte, ha però prevalso la questione del previsto ritiro delle forze americane dall’Afghanistan, a partire dal prossimo luglio. Il 2011 sarà, come ormai si dice a Washington, l’anno del “o la va o la spacca” in Afghanistan, quello che dovrebbe portare lo sperato cambio di marcia, in positivo, in vista del disimpegno quasi totale del 2015. Obama deve affrontarlo dando agli americani l’impressione di essere in totale controllo della situazione (la sua propensione a essere un vero commander-in-chief è stata spesso messa in discussione dai suoi avversari). Soprattutto, deve affrontarlo con uomini suoi, affidabili, su cui contare con assoluta certezza.

Il team scelto garantisce al presidente proprio questa affidabilità. Leon Panetta, 73 anni, è un navigatissimo democratico, capo staff di Bill Clinton alla Casa Bianca dal 1994 al 1997. Obama l’ha nominato direttore della CIA nel gennaio 2009, perché Panetta, politico di formazione, prometteva di combattere e rimescolare consolidate strutture di potere dell’intelligence americana (garantendo anche il silenzio sui metodi utilizzati dalla CIA nella war on terror; cosa che Panetta ha regolarmente fatto in questi anni). Da direttore della CIA, Panetta si è fatto una notevole esperienza sul campo, viaggiando per 200 mila miglia e visitando 40 stazioni CIA in più di 30 Paesi, soprattutto Pakistan e Afghanistan. Nelle intenzioni, l’esperienza di questi anni dovrebbe assicurargli la capacità di gestire il conflitto e l’annunciato ritiro.

La centralità della guerra è visibile anche nelle altre nomine. Il generale Petraeus, che non è un uomo di Obama, ha diretto per anni le operazioni militari USA in Iraq e Afghanistan. Alla CIA porterà un occhio particolarmente addestrato a gestire le operazioni di intelligence nei Paesi in cui sono in corso vaste operazioni militari. Con Ryan Crocker, ex-ambasciatore a Bagdad e nuovo ambasciatore a Kabul, Petraeus dovrebbe poi far rivivere la coppia che quattro anni fa gestì il ritiro americano dall’Iraq (senza contare che la nomina di Crocker permette di cacciare l’attuale capo della missione diplomatica USA in Afghanistan, Karl Eikenberry, un ambasciatore che per le sue opinioni particolarmente franche è riuscito in questi anni a inimicarsi tutti: militari, Casa Bianca, il presidente afgano Hamid Karzai).

Ci sono infine due altri elementi che hanno probabilmente contato nelle scelte dei nuovi collaboratori di Obama. Due tra questi – Petraeus e Crocker – sono uomini di provata fede repubblicana, saliti alle cronache del potere USA con George Bush. La loro nomina conferma la vocazione centrista di Obama, la sua prudenza nel distaccarsi, sulle questioni della guerra e della sicurezza, dal suo predecessore. Obama deve però aver pensato anche al suo particolarissimo futuro politico. Petraeus era dato da molti, a Washington, come un probabile candidato repubblicano alle presidenziali 2012. Nominandolo alla CIA, Obama si è con ogni probabilità liberato di un pericolo sfidante.

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