Mercoledì 25 Aprile 1945 Milano insorge. “Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”, con queste parole dalla radio Sandro Pertini proclamava lo sciopero generale.

Il 25 Aprile 2010 è stato Giorgio Napolitano a ricordare, commuovendosi e commuovendo, Sandro Pertini. A Milano in occasione del 65esimo della Liberazione, il Capo dello Stato ricordò “l’infaticabile combattente”. Indignandosi poi per come in Italia, a differenza che in altri paesi, non si adottino iniziative che “onorano e fanno vivere le figure dei maggiori rappresentanti della storia, per quanto travagliata, della nazione”. Perché, aggiunse, “è stato un onore per l’Italia, un onore per la Repubblica, avere tra i suoi presidenti Sandro Pertini”.

Medaglia d’oro della resistenza, arrestato e condannato a morte dalle SS e salvato dai partigiani dei Gap, membro della giunta militare del Comitato di Liberazione Nazionale in rappresentanza del PSIUP. Eletto deputato all’Assemblea Costituente, poi senatore nella prima legislatura e deputato in quelle successive. Per due volte Presidente della Camera dei deputati, poi Presidente della Repubblica Italiana dall’8 luglio 1978. Ma Pertini è stato molto altro per l’Italia e per gli italiani. Molto altro che non può trovare spazio in una biografia, perché è la grandezza dell’uomo. Per dirla con Indro Montanelli: “Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità“.

25 Aprile 2011 a Milano. Alla manifestazione in piazza Duomo Letizia Moratti è stata stupidamente fischiata. Mentre Pierluigi Bersani giustamente le stringeva la mano. Nonostante l’Anpi avesse annunciato di non voler far parlare dal palco i politici, loro ci sono saliti lo stesso in vetrina. Nel corteo, tra la gente, lontano dai riflettori e perso tra ex partigiani, ex combattenti, reduci di 60, 70 anni, un giovane ventenne parlava così: “Dobbiamo liberarci dalla casta dei politici, Berlusconi è una vergogna per l’Italia. Ci fosse stato Pertini lo avrebbe già cacciato via a calci nel sedere”. Il ventenne si chiama Mattia Calise ed è candidato sindaco di Milano per il Movimento cinque stelle. Viene in mente il “discorso ai giovani” di Pertini.

Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo. Se c’è qualcuno che da’ scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato“.

Sempre ai giovani dedicò un passaggio del messaggio di fine anno: “I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo“. Era il 1978. Oggi a ricordare Pertini è stato un ventenne.

Ps: questo non è uno spot a favore del partito di Grillo ma un riconoscimento a un giovane che, forse proprio per la sua età, appare onesto e coraggioso.

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