“In mezzo c’era la Protezione civile? E a noi che importava?”. La notizia dei dieci milioni di euro in arrivo dal ministero delle Infrastrutture “per la messa in sicurezza urgente” della pista fu salutata come un’intesa bipartisan tra l’allora sindaco di Imola, Massimo Marchignoli (Pd) e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per il bene dell’Autodromo.

Era il 2005, e sul tracciato imolese pesavano numerosi problemi: prima fra tutti la morte di Ayrton Senna. Oggi, a quattro anni dalla fine dei lavori, il famoso tamburello dove nel 1994 si schiantò la Williams di Senna è stato  modificato. Sono stati anche costruiti 33 garage per la Formula 1 e una sala stampa al piano terra (che secondo l’attuale direzione, “è inservibile: le sale stampa degli autodromi vanno fatte in alto”). Ma a sorpresa accadde che proprio nell’anno dei lavori, Imola fu esclusa dalla Formula 1. “Non credo che tutti i lavori sarebbero stati completati in tempo per marzo”, dichiarò il patron della Formula 1, Bernie Ecclestone, motivando il trasferimento del Gp al circuito di Monza. “Per la stagione 2007 il discorso è chiuso, se e quando i lavori saranno ultimati vedremo”, aggiunse.

Ma di fatto, da allora a Imola la Formula 1 non ci è più tornata. E solo oggi se ne scoprono i reali motivi. La colpa furono quei lavori richiesti e mai eseguiti. Nonostante l’appalto milionario. Lo sappiamo solo oggi, a pochi giorni dalla nomina di un nuovo commissario delegato per l’autodromo (il successore di Balducci per i lavori straordinari della protezione civile, l’ingegner Gerardo Baione) che dovrà gestire le iniziative dell’autodromo, senza specificare quali siano. Sicuramente non la Formula 1, definitivamente persa per strada.

Il direttore dell’Autodromo di Monza, Enrico Ferrari, diede la colpa alla disorganizzazione imolese: “Posso confermare che l’autodromo di Imola era nel cuore di Ecclestone. Anche lui ha un cuore. Ovviamente, con tutte le richieste che giungono alla F1 da parte degli imprenditori di tutto il mondo, non poteva attendere che Imola si decidesse ad eseguire i lavori per anni”. Il patron della F1 spiegò che “finché attorno al tavolo c’eravamo io, Enzo Ferrari e Luciano Conti (presidente della Sagis, all’epoca, ndr) le cose sono sempre andate bene, nessuno era scontento. I problemi sono iniziati in seguito, quando troppe promesse non sono mai state seguite da fatti concreti”. Inoltre, “spesso ho avuto la sensazione di essere l’unico a volere che si continuasse a correre a Imola: le strutture stavano inveccchiando- sbottò Ecclestone- e c’erano sempre aspetti finanziari di cui discutere e mai di interventi al circuito”.

Eppure, il progetto era quello di Herman Tilke, il suo architetto di fiducia. Si trattava di un’opera da 14,3 milioni di euro (ma inizialmente dovevano essere non più di dieci), finanziata quasi interamente dal ministero delle Infrastrutture, e realizzata attraverso la procedura straordinaria dell’ordinanza di Protezione civile. Una procedura, cioè, che come è noto permette di affidare l’appalto attraverso la trattativa privata, in deroga alle normative nazionali e comunitarie. Ad aggiudicarsi i lavori del tracciato imolese, con il criterio della migliore offerta economica, fu la Rocco Lupo di Gaeta: la stessa ditta che in quel periodo lavorava a Orbetello per la messa in sicurezza del duomo (Angelo Balducci commissario straordinario), e a Isernia per la realizzazione dell’Auditorium (un’opera da 43 milioni di euro mai terminata). Si trattava, come poi si sarebbe venuto a sapere, di una delle ditte di fiducia di Balducci, l’ingegnere della ‘cricca’ arrestato l’anno scorso per corruzione. Commissario delegato fu nominato il sindaco e attuale deputato Pd, Massimo Marchignoli. Ad affiancarlo, nel ruolo di soggetto attuatore, c’era Claudio Rinaldi, meglio noto come commissario straordinario dei mondiali di nuoto, poi indagato dalla Procura romana per abusi edilizi e da quella fiorentina per irregolarità negli appalti dei “grandi eventi”.

Ecclestone aveva ragione: i lavori si conclusero soltanto nel 2008 (anno in cui il circuito fu inaugurato dal nuovo sindaco, Daniele Manca). Come furono svolti?  “I pilastri per le fondamenta dei nuovi box erano troppo grandi: uno spreco di soldi”, riferisce  una fonde del Fatto che preferisce non comparire. Un consigliere comunale ammette addirittura che “lì ci sarebbe tanto da andare a scavare, ma nessuno lo fa perché tutti hanno famiglia”. Il dirigente comunale Stefano Mirri, che faceva parte del gruppo di supporto al sindaco, preferisce non parlare con i giornalisti.

Intanto, a quattro anni di distanza dalla fine dei lavori, si scopre che c’è ancora un commissario delegato. Si tratta di Gerardo Baione, l’ingegnere uscito dall’ombra della Ferratella dopo il caso della ‘cricca’: è lui infatti, l’homo novus scelto per sostituire Balducci nei diversi progetti gestiti dalla Protezione civile in Italia. A Imola, invece, Baione va a sostituire l’ex sindaco, Massimo Marchignoli. Lo si legge in un’ordinanza della Protezione civile datata 23 febbraio 2011 (e passata sotto silenzio): “Gerardo Baione è il nuovo commissario delegato per l’espletamento di tutte le iniziative di natura amministrativa e contabile ancora necessarie per la chiusura della gestione commissariale dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola e sostituisce il commissario delegato nominato nell’ordinanza n. 3487 del 29 dicembre 2005″. Quali siano queste iniziative, tuttavia, non è ancora chiaro.

di Elena Boromeo

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