Basta poco per accendere i riflettori su una campagna elettorale atipica, che sfoggia alleanze inedite e slogan forcaioli. Poco prima delle quattro di sabato mattina, nel centro della cittadina di Gallarate (Varese), cinque persone hanno bersagliato la vetrina della sede elettorale della Lega Nord con un fitto lancio di bottiglie, prendendola a calci e cercando di sfondarla con un vaso preso in prestito dall’arredo urbano. Risultato: il vetro scheggiato in più punti e un infisso da rifare. Un gesto che in un momento qualsiasi sarebbe stato archiviato come una semplice bravata notturna. Ma non ora e non qui.

Sabato sono state infatti ufficializzate candidature e alleanze per le prossime elezioni amministrative, a Gallarate la Lega Nord sfoggia un inconsueto tandem con una lista civica targata Fli, alleanza nata per lanciare la volata a Giovanna Bianchi Clerici, una candidata di primo piano, con simpatie molto influenti, già deputata del Carroccio e attuale consigliere di amministrazione della Rai. E allora poco importa se la base storce il naso, secondo il gotha leghista la strada per battere il Pdl (che da queste parti è il nemico giurato) passa dall’alleanza con i finiani: “L’accordo va letto nel panorama squisitamente locale – puntualizza il segretario provinciale della Lega, Stefano Candiani -. Qui siamo in opposizione da quattro anni. Vi si vuole leggere una cifra nazionale? Al momento non è così”. Ma a parlarne sembra quasi che gli stessi militanti provino qualche imbarazzo: “Comprendo che ci sia un certo disagio da parte di chi non conosce la realtà locale – si giustifica il segretario -. Va detto però che a Gallarate è il Fli che sostiene il candidato della Lega e non viceversa”.

Se i vertici provinciali del partito mettono le mani avanti, a livello cittadino i militanti si attrezzano per mantenere le opportune distanze con i cugini acquisiti del Fli. Basta origliare gli ordini impartiti dai responsabili della campagna elettorale: “Mi raccomando: nessun evento assieme alla lista Libertà per Gallarate, il nostro simbolo non deve uscire mai assieme al loro, anche le serate e i gazebo non si fanno mai assieme”. Frasi pronunciate con disinvoltura al gazebo di largo Camussi ma che tuttavia nessuno ribadisce al microfono. Non sarà che sotto sotto nella Lega c’è chi ha paura di perdere voti facendosi vedere accanto al Fli? “Ma va, queste sono dietrologie che lasciamo a chi scrive i giornali”. Sarà. Intanto la Lega e i leghisti si godono l’inaspettato momento di gloria e sui cocci dell’attentato notturno arriva anche la candidata, Giovanna Bianchi, che bolla il gesto come “un brutto segnale” e poi aggiunge: “Faccio un po’ fatica a pensare che sia solo un atto di vandalismo, perché lì (nel punto dove è stato rotto il vetro, ndr) c’era un manifesto con la mia foto, mi sembra piuttosto un segnale ben preciso, ma noi andiamo avanti a fare politica, come è giusto che sia”.

Davanti al luogo del misfatto, uno dopo l’altro, sfilano anche gli avversari politici, che portano la loro solidarietà. Non si fanno né vedere né sentire gli uomini di Massimo Bossi, il candidato della super corrazzata del Pdl. Qui il partito del Cavaliere è oggetto di una campagna durissima da parte della Lega Nord: “Più amministratori in comune, meno amministratori in procura”, recita uno degli slogan scelti dal Carroccio che evoca i guai dell’uomo forte del Pdl Gallaratese, Nino Caianiello. Lo stesso con cui la Lega ha chiuso accordi a Varese e Busto Arsizio, le altre città della provincia impegnate nella tornata elettorale. I leghisti gallaratesi giocano invece la parte dei duri e puri, schiaffando situazioni, nomi e soprannomi sui manifesti, e contro il Pdl ritornano i toni e i temi dei tempi andati: libertà, giustizia e malaffare. Che siano le prove generali di una partita più grossa? “Mi auguro solo che sia un fatto isolato e che non sia l’inizio di una campagna elettorale con toni forti e decisi – ha detto il segretario cittadino della Lega, Giorgio Caielli -. La battaglia politica è diventata di peso anche rispetto alle realtà limitrofe. Speriamo che questo episodio non c’entri nulla con la politica, però…”.

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