Massa Lubrense – Prendete una antica Torre costiera, detta Torre Toledo, costruita nel 1277 da Carlo D’Angiò a difesa dell’abitato di Marina della Lobra e rifatta da capo nel 1540 su ordine di don Pedro de Toledo. E’ la Torre più antica sul territorio della penisola sorrentina, è l’immagine caratterizzante del borgo marinaro di una località turistica tra le più rinomate della Campania. Eliminate la merlatura sulla sommità della Torre. Aggiungete alcune opere di stravolgimento dell’edificio, come l’apertura e l’allargamento di finestre e la realizzazione di terrazzini di collegamento tra i balconi e il cortile. Infierite con la creazione tutt’intorno, in un’area di circa 10.000 metri quadrati, di una serie di manufatti adibiti a camere da letto con bagno, muri di contenimento, terrazzamenti, rampe di collegamento. Rifinite l’intervento con una bella piscina lunga 17 metri e larga 4 a valle della Torre e un solarium. Mescolate il tutto, e avrete la ricetta di una delle più importanti speculazioni alberghiere mai tentate in penisola sorrentina: la trasformazione di un edificio storico di grande pregio in un resort di lusso. Da compiere in una zona ultra vincolata, senza uno straccio di licenza e in spregio a ogni normativa.

Stava per accadere davvero. Se non si fosse messa in mezzo la Procura di Torre Annunziata, corsa ad apporre i sigilli quando i lavori erano in fase di avanzata realizzazione. Per comprendere e descrivere sino in fondo l’enormità dello scempio di Torre Toledo, dove fino al 1860 si trovavano i cannoni borbonici, il sostituto procuratore Mariangela Magariello ha svolto anche un sopralluogo via mare. Poi ha steso un capo di imputazione durissimo. Contestando il reato di lottizzazione abusiva, che prevede in caso di condanna la confisca dell’area interessata dagli abusi. E al processo ha chiesto una pena severissima per l’albergatore finito alla sbarra, il sorrentino Vincenzo Acampora, amministratore unico dell’Avi srl, la società che ha acquistato l’immobile dagli eredi Toledo. Per Acampora il pm ha proposto una condanna a 4 anni e 4 mesi, di cui 2 anni per la lottizzazione, 4 mesi per falso ideologico (in concorso con il tecnico che firmò una Dia risultata piena di dati fasulli, per il quale il pm ha chiesto 9 mesi) e 2 anni per crollo colposo.

Sì, perché nella frenesia edilizia sono crollate alcune murature. Il crollo, risalente al 2006, sarebbe stato causato dalla realizzazione abusiva di una trave di coronamento e di altre travi a sostegno del solarium della piscina. Lo sostiene la perizia di un geologo agli atti del fascicolo. Un cedimento bis è avvenuto l’anno successivo, più o meno per lo stesso motivo. C’era il rischio che il solarium precipitasse a mare, e immaginate con che conseguenze se il resort fosse stato aperto e pullulante di clienti. La Procura ha ipotizzato che lavori di questa portata fossero avvenuti con la complicità di qualcuno che avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto. Ma dopo aver perquisito qualche computer, ha archiviato questo filone d’indagine.

Però a leggere le carte dell’inchiesta c’è da mettersi le mani nei capelli. Nei verbali di sequestro troviamo 24 presunti abusi. Ce ne sono di tutti i tipi, compresi i 64 metri di strada di collegamento in pietre laviche tra la Torre e la strada pubblica. E anche l’allargamento della strada pubblica (sì, pubblica) di San Liberatore. La strada è stata poi ripavimentata in calcestruzzo cementizio, e con annessa modifica della pendenza, per circa 37 metri. Le auto dei turisti dovevano entrare nel resort senza difficoltà. Ma la difesa sostiene che non c’è prova che le opere realizzate e contestate dal pm avessero finalità alberghiere. Il Comune di Massa Lubrense, guidato dal sindaco Leone Gargiulo, si è costituito parte civile. La sentenza è attesa per luglio.

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