Come volevasi dimostrare. La guerra civile in Libia continua e si incancrenisce. Mentre gli aerei passati al comando della Nato scaricano uranio impoverito sulle città e fanno ogni giorno vittime innocenti, come pure le truppe di Gheddafi, i ribelli lamentano la scarsa incisività delle offensive aree, e le industrie belliche si fregano le mani al pensiero delle nuove forniture di armi al Consiglio nazionale libico, dopo che per anni hanno equipaggiato il regime degli ultimi ritrovati in fatto di morte e oppressione. Finché c’è guerra c’è speranza, come diceva il compianto Albertone in una delle sue più divertenti e amare interpretazioni…

La possibilità di porre fine al massacro oggi c’è e risiede nella proposta di mediazione elaborata dall’Unione africana che prevede l’immediato cessate il fuoco, assistenza umanitaria per la popolazione, la protezione degli stranieri residenti nel Paese, il dialogo fra le parti in conflitto per un periodo di transizione e l’attuazione delle necessarie riforme politiche. Da segnalare che fra gli Stati che fanno parte del gruppo di lavoro che ha elaborato la relativa roadmap c’è il Sudafrica che pure aveva votato a favore della risoluzione n. 1973.

Com’è noto, la roadmap è stata accettata da Gheddafi ma respinta dagli insorti di Bengasi. Il reale punto di discordia con questi ultimi riguarda la partenza di Gheddafi e famiglia, che i ribelli continuano a porre come questione pregiudiziale. La stessa Nato è del resto convinta, per bocca del suo segretario generale, il danese Rasmussen, che non vi è soluzione militare al conflitto.

Avanzare sulla strada delineata dall’Unione africana e da altri attori internazionali importanti, come il Brasile e la Turchia, pare in effetti oggi l’unica soluzione possibile. Altrimenti vi sarà un’ulteriore degenerazione del conflitto e le potenze occidentali interessate al petrolio libico tenteranno l’arma dell’intervento di terra. Non a caso il primo ministro francese Juppé critica oggi la Nato, mentre Sarkozy, alla ricerca di una via d’uscita militare esterna alle proprie difficoltà interne, come un certo Napoléon le Petit nel XIX secolo, si è lanciata anche nell’avventura della Costa d’Avorio.

Aggiungo un invito: degli aspetti giuridici della vicenda libica parleremo il 19 aprile dalle 16 al Cnr, via dei Taurini 19, Roma, con Ugo Villani, professore di diritto internazionale, e Claudio De Fiores, professore di diritto costituzionale. Per chi non crede che il diritto sia inutile e che tanto valga dare la parola alle armi…

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