John Elkann e Sergio Marchionne

La Fiat è salita dal 25 al 30% di Chrysler. Lo annuncia il Lingotto, in una nota nella quale precisa che è stato raggiunto il secondo degli step previsti dall’accordo con la casa di Detroit.

Il capitale della Chrysler è oracontrollato al 59,2% dai sindacati Usa Uaw e Veba, il 30% dalla Fiat, l’8,6% dal Tesoro Usa, il 2,2% dal governo canadese.

Il secondo ‘Performance Event’ previsto dall’accordo con Fiat del 10 giugno 2009 – ricorda, in un comunicato, la Chrysler – consiste nel raggiungimento da parte del gruppo di Detroit di ricavi cumulativi superiori a 1,5 miliardi di dollari riferibili a vendite effettuate, successivamente all’intesa, al di fuori del Canada, Messico e Stati Uniti (Paesi Nafta). Questo secondo step prevede anche la sottoscrizione di tre accordi da parte della Fiat o di sue collegate: un’intesa che coinvolga almeno il 90% dei concessionari Fiat in Brasile nella distribuzione di uno o più veicoli Chrysler (inclusi quelli venduti con uno dei marchi di Fiat Group Automobiles); un accordo che coinvolga almeno il 90% dei concessionari Fiat nell’Unione Europea nella distribuzione di uno o più veicoli Chrysler (inclusi, anche in questo caso, quelli venduti con uno dei marchi di Fiat Group Automobiles) e che preveda, ai fini dei rilievi relativi alle emissioni di CO2, l’aggregazione delle flotte di veicoli Chrysler Group e Fiat nell’Unione Europea; un accordo che preveda la remunerazione di Chrysler Group per l’utilizzo da parte di Fiat o sue collegate delle sue tecnologie al di fuori dei Paesi Nafta.

Il primo step, che ha portato a gennaio la partecipazione della Fiat dal 20 al 25%, è stato raggiunto con la produzione negli Stati Uniti (a Dundee in Michigan) del motore Fire. Il Lingotto potrà aumentare ancora la quota al 35% quando sarà raggiunto il terzo Performance Event che prevede la produzione negli Stati Uniti di una vettura basata su una piattaforma Fiat con prestazioni di almeno 40 miglia per gallone.

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