Mattonelle rotte, tubature che perdono acqua e sistemi antisismici non brevettati. Sono solo alcuni dei problemi delle cosiddette “case di Berlusconi”, il progetto C.A.S.E., (complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) le abitazioni costruite dopo il terremoto del 6 aprile 2009. “Siamo isolati, è come fossimo in un domicilio coatto”, dicono gli inquilini che dopo il sisma che sconvolse l’Abruzzo sono andati ad abitare in quei palazzi. E hanno ragione. Questi nuovi edifici sono a decine di chilometri dall’Aquila. Non ci sono bar né negozi né luoghi di ritrovo. “In questi luoghi, strappati dalla loro città, gli anziani rischiano di morire di noia”, dicono gli abitanti. Di Alberto Puliafito
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L’Aquila, cittadini prigionieri delle “C.A.S.E” di Berlusconi”
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- 19:57 - Omicidio poliziotto Agostino, ergastolo per il boss Scotto
Palermo, 7 ott. (Adnkronos) - Papà Vincenzo aspettava questo momento da 35 anni, da quando il 5 agosto del 1989 i sicari di Cosa nostra uccisero il figlio poliziotto, Nino Agostino, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di 4 mesi. Lo ripeteva sempre: "Solo quando sarà fatta giustizia, mi taglierò la barba". Ma non ha fatto in tempo. Perché è morto lo scorso 24 aprile. Però, oggi pomeriggio c'erano le figlie, Ida e Flora, il nipote Nino Morana, cresciuto con il nonno alla ricerca di giustizia. La sentenza è arrivata dopo oltre 7 ore di Camera di consiglio all'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. Ergastolo per il boss Gaetano Scotto. "Oggi mio nonno avrebbe tagliato la barba, e ce la tagliamo tutti metaforicamente. Con lui", ha detto il nipote Nino Morana. "E' in parte una vittoria per tutti noi", ha poi aggiunto. Ma prima ha lanciato un appello al boss Gaetano Scotto: "Collabori per fare luce sui tanti punti oscuri sulla morte di mio zio Nino...".
Accanto a lui c'è anche don Luigi Ciotti. L'Associazione Libera si è costituita parte civile nel processo. E' emozionata anche la Procuratrice generale Lia Sava, che ha sostenuto l’accusa con Umberto De Giglio e Nico Gozzo. Gaetano Scotto era accusato di duplice omicidio aggravato in concorso mentre Francesco Paolo Rizzuto, il coimputato che è stato assolto su richiesta della stessa Procura generale, di favoreggiamento aggravato. Scotto è stato condannato anche al pagamento di oltre mezzo milione di euro per il risarcimento delle parti civili.
Durante il processo è emerso che il poliziotto Nino Agostino, che all'epoca era in servizio al Commissariato di San Lorenzo di Palermo raccoglieva informazioni sui latitanti nel territorio del mandamento di Resuttana. "Un fatto importante da risultare decisivo nella valutazione di quella che deve essere la responsabilità di chi faceva parte di questa compagine criminale", hanno spiegato le difese di parti civili, durante le arringhe. Non ci sono state repliche, né dalla Procura generale né dalle difese, prima che i giudici entrassero in camera di consiglio. In passato il boss Nino Madonia era stato giudicato in un procedimento parallelo con rito abbreviato. Adesso sul banco degli imputati Gaetano Scotto, suo stretto collaboratore, per il quale la procura generale nelle scorse settimane ha chiesto l'ergastolo. Che oggi è stato concesso. Ma per la difesa di Scotto non si sarebbe trattato di un omicidio di mafia. Il delitto sarebbe stato di ben "altra natura che trae origine da ben altri rapporti". Elementi che porterebbero "alla assoluta mancanza di prova nei confronti di Scotto Gaetano. Per tali motivi concludo, così come il mio precedente difensore, chiedendo l'assoluzione di Scotto Gaetano per non aver commesso il fatto contestato", ha detto l'avvocato Giuseppe Scozzola.
Il pg Umberto De Giglio, ha detto durante la requisitoria che gli elementi raccolti ''in questo processo dimostrano con certezza che l'agente di polizia Antonino Agostino è stato assassinato da soggetti appartenenti a Cosa nostra''. In particolare "da Scotto e Madonia". Secondo la procura generale, ''Scotto ha eseguito materialmente l'omicidio come ci riferiscono concordemente Vito Lo Forte, Vito Galatolo e Oreste Pagano in base alle informazioni che gli stessi hanno appreso da fonti e in contesti diversi''. ''Tutte le direzioni delle diverse visuali dalle quali si può analizzare il duplice omicidio si incrociano proprio sulla posizione della figura di Scotto. Tutte le traiettorie probatorie ci portano a Scotto'', ha spiegato il Pg De Giglio durante la requisitoria.
E ancora: "Tutte le direzioni delle diverse visuali dalle quali si può analizzare il duplice omicidio si incrociano proprio sulla posizione della figura di Scotto. Tutte le traiettorie probatorie ci portano a Scotto”. Non solo. L’accusa ritiene anche che il boss dell’Acquasanta quale “uno dei mandanti dell’omicidio”. E ciò “non solo in quanto esponente di vertice del mandamento di Resuttana, in stretti rapporti con Nino Madonia, ma anche in ragione dei rapporti particolari che Scotto intratteneva con uomini delle istituzioni come il maresciallo Salzano e Giovanni Aiello (faccia da mostro ndr). E quindi in ragione di quella particolare posizione occupata da Scotto proprio in quello spazio di complicità tra mafia e istituzioni. Quello stesso spazio in cui si era introdotto Agostino nella sua attività di raccolta di informazioni. E in cui si deve collocare l’omicidio di Agostino”.
Il poliziotto Agostino, ha ricordato la procura generale, “era entrato in contatto con soggetti legati a servizi segreti instaurando rapporti quantomeno di collaborazione operativa” con costoro. Era entrato in contatto con il giudice Giovanni Falcone - avendo fatto servizio di protezione per l’estremista Alberto Volo, al tempo sentito da Falcone - e “aveva cercato di raccogliere informazioni sull’attentato all’Addaura” in cui sarebbe dovuto morire Falcone.
“Tutto questo - disse De Giglio in requisitoria - lo aveva introdotto in quello spazio di contiguità in cui si verificavano le connessioni illecite tra mondo mafioso ed apparati dello Stato. Aveva visto incontri tra mafiosi ed esponenti delle istituzioni. O comunque aveva compreso il significato illecito delle relazioni sistemiche tra i due mondi. Manifestando la volontà di non finire in questo calderone, Agostino aveva guadagnato l’ostilità non solo di Cosa nostra ma anche interna del suo mondo. In particolare di coloro nelle istituzioni che temevano che Agostino potesse rivelare quanto aveva vissuto e soprattutto quanto aveva visto”.
Il giovane poliziotto “è stato ucciso anche per evitare che potesse rivelare quelle informazioni che aveva raccolto in merito ai rapporti esistenti tra esponenti mafiosi ed alcuni uomini dello Stato, appartenenti alla Polizia o ai servizi segreti”. Alla procura generale risulta “ancora accertato che in alcuni ambienti della polizia e dei servizi l’eliminazione di Agostino fu salutata con favore. Risulta infine provata che soggetti legati o appartenenti a servizi di sicurezza realizzavano azioni depistanti, dirette a sviare le indagini sul duplice omicidio allo scopo di nascondere l’attività effettivamente svolta da Agostino”. Oggi pomeriggio, alle 17.16 è arrivata la sentenza, tanto attesa, tanto cercata, da papà Vincenzo Agostino. Che oggi avrebbe tagliato la barba. Dopo 35 anni. (di Elvira Terranova)
- 19:44 - **Mafia: Nipote Agostino, 'Oggi mio nonno avrebbe tagliato la barba, Scotto collabori'**
Palermo, 7 ott. (Adnkronos) - "Oggi mio nonno avrebbe tagliato la barba, e ce la tagliamo tutti metaforicamente. Con lui". Lo ha detto lasciando l'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo è Nino Morana, nipote di Vincenzo Agostino, che dopo l'omicidio del figlio, Nino, non tagliò mai più la barba in attesa di giustizia. Una sentenza arrivata solo oggi a distanza di 35 anni. Ma Vincenzo Agostino nel frattempo è morto. "E' in parte una vittoria per tutti noi", ha detto Nino Morana. Che poi lancia un appello ai boss Gaetano Scotto e a Nino Madonia: "Collaborino, chiariscano i punti scuri sull'omicidio di mio zio".
- 19:10 - Autonomia: Todde, 'tutte le regioni devono essere coinvolte in definizione Lep'
Roma, 7 ott. (Adnkronos) - "Oggi, durante l’indagine conoscitiva sulla determinazione e attuazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) che si è svolta a Cagliari, ho ribadito un concetto chiave: i Lep sono l’unica vera misura dell’efficienza dello Stato nel garantire i diritti civili e sociali. Non possiamo accettare che, dopo oltre 20 anni dalla loro introduzione, siano ancora solo parole sulla carta". Lo scrive su Facebook Alessandra Todde, governatrice della Sardegna.
"La Sardegna, purtroppo - aggiunge -, è una regione che continua a essere fortemente penalizzata sull’istruzione, sulle infrastrutture, sulla occupazione. Ma non è stato tanto importante condividere il cahier de doleance, che tutti noi ben conosciamo, quanto far capire alla commissione che senza le risorse necessarie siamo fermi alla teoria. La realtà che viviamo è aggravata da un modello di finanziamento basato su una 'spesa storica' che non risponde alle esigenze attuali dei territori. Questo sistema non fa altro che cristallizzare le disuguaglianze, lasciando regioni come la nostra sempre più indietro".
"Vogliamo che i Lep tornino al centro dell’agenda politica nazionale. La loro definizione deve essere basata su reali fabbisogni standard, non su vecchi criteri che hanno già dimostrato di essere inadeguati. La determinazione dei Lep è fondamentale per assicurare che i cittadini della Sardegna abbiano gli stessi diritti di quelli di regioni più ricche. Diritti come l’accesso al lavoro, all’istruzione, alla salute e alla mobilità devono essere garantiti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale", sottolinea ancora Todde.
"Non si può più accettare che la definizione dei Lep venga utilizzata solo come uno strumento per favorire l’autonomia differenziata di alcune regioni a discapito delle altre. Un milione e 300 mila cittadini hanno già firmato contro questo progetto, e quattro Regioni hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale. Dobbiamo ascoltare queste voci".
"Bisogna creare un sistema in cui ogni Regione, anche la più periferica e meno sviluppata, abbia pari dignità. È urgente istituire un tavolo permanente in cui tutte le Regioni siano coinvolte nella definizione dei Lep, per garantire una vera equità territoriale. Il nostro futuro non può dipendere dai giochi politici. Deve essere basato sul rispetto dei diritti di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione", conclude la governatrice sarda.
- 19:09 - Consulta: Bonelli, 'Meloni non la tratti come proprietà, apra confronto con opposizioni'
Roma, 7 ott. (Adnkronos) - "La premier Meloni non può trattare la Corte costituzionale come se si trattasse di sua ‘proprietà’ e procedere con nomine di giudici in maniera unilaterale. È fondamentale che ci sia un confronto e, per questo, le rivolgo l'invito ad aprire un dialogo con le opposizioni. La Corte Costituzionale è un organo di garanzia che riguarda tutto il Paese, non solo una parte". Così in una nota il deputato di Avs e portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli.
"In particolare, la esorto a non agire con un blitz per l’elezione di un nuovo giudice costituzionale, scegliendo il suo consigliere giuridico, autore della legge sul premierato, il professor Marini. Oltre a ricoprire la presidenza della commissione paritetica della Valle d'Aosta, Marini ha redatto numerosi ricorsi alla Consulta per conto di tale organismo. Esiste un evidente conflitto d’interessi. Pertanto, rinnovo l’appello a Meloni affinché si fermi e avvii un confronto con le opposizioni, perché, in mancanza di dialogo, non parteciperemo alle votazioni", conclude Bonelli.
- 18:58 - Mo: sit in a Modena con Giovanardi in solidarietà a popolo Israele
Roma, 7 ott. (Adnkronos) - A Modena, città che al tempo del Ducato aveva la più numerosa comunità ebraica di Italia, si è svolto questa mattina un sit-in di solidarietà con il popolo di Israele, in occasione del primo anniversario del Pogrom del 7 ottobre 2023. Al sit-in hanno partecipato l'onorevole Carlo Giovanardi, Popolo e Libertà, Enrico Guiglia, responsabile esteri della comunità ebraica modenese, ed i candidati di Forza Italia al consiglio regionale Antonio Platis e Giovanni Gidari.
I partecipanti hanno esposto uno striscione con scritto: Pace tra Cristiani, Ebrei e Mussulmani, esprimendo solidarietà anche alle popolazioni della striscia di Gaza e del Libano che sono trattate come ostaggi umani da Hamas e da Hezbollah mentre queste organizzazioni terroristiche continuano ad aggredire con lancio di missili Israele, teorizzando la sua cancellazione "dal fiume al mare".
- 18:49 - Premio Malaparte: Rachel Cusk vincitrice, la cerimonia di premiazione a Capri
(Adnkronos) - Ferrarelle Società Benefit è stata per il tredicesimo anno consecutivo sponsor unico del Premio Malaparte uno dei più importanti riconoscimenti letterari italiani dedicato a personalità internazionali, tenutosi a Capri dal 4 al 6 ottobre; il Premio, istituito da Graziella Lonardi Buontempo nel 1983 per iniziativa di Alberto Moravia, è tornato a radunare a Capri personalità di spicco del mondo della cultura, tredici anni fa, grazie al supporto di Ferrarelle Società Benefit di sponsor unico, coerente con la sua missione di sostenere attivamente la cultura, l’eccellenza e la storia del nostro Paese.
La curatrice del Premio, Gabriella Buontempo, insieme alla giuria composta da Leonardo Colombati, Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Silvio Perrella, Emanuele Trevi e Marina Valensise, ha premiato ieri, domenica 6 ottobre, la vincitrice di quest’edizione: Rachel Cusk. L’autrice inglese è nota soprattutto per la sua trilogia, che comprende i romanzi Resoconto, Transiti e Onori, pubblicati tra 2018 e 2020 da Einaudi con traduzione di Anna Nadotti. Il fil rouge della raccolta è il viaggio: un viaggio che porta a nuove conoscenze, un viaggio morale e fisico e, infine, un viaggio che mostra diverse fasi della vita. Il Premio Malaparte segna un importante passo nel processo di crescita dell’autrice che ha iniziato a scrivere nel 1993 e vanta oggi una carriera letteraria variegata e prolifica, con la pubblicazione di nove romanzi, tre raccolte di saggi e un’opera teatrale.
“Il successo del Premio Malaparte è un motivo di grande orgoglio e per questo motivo siamo felici di sostenere questa iniziativa da tredici anni: mai come oggi la letteratura è fondamentale per favorire un cambiamento positivo della società e permetterci di affrontare le sfide del futuro al meglio. – commenta Michele Pontecorvo Ricciardi, Vicepresidente di Ferrarelle Società Benefit – Inoltre, il Premio Malaparte rimarca l’identità storica di polo della cultura dell’Isola di Capri, opponendosi ai fenomeni di over-turism che ne mettono a rischio l’autenticità”.
Il Premio Malaparte è stato istituito su iniziativa di Graziella Lonardi Buontempo e Alberto Moravia e si è svolto dal 1983 al 1998. Grazie alla passione della nipote di Graziella, Gabriella Buontempo, e al sostegno costante di Ferrarelle Società Benefit, il Premio è tornato nel 2012, riconfermandosi come un appuntamento di spicco nel panorama culturale italiano.
- 18:47 - Consulta: Richetti (Azione), 'se opposizioni fuori Aula, stiamo fuori anche noi'
Roma, 7 ott. (Adnkronos) - "Se le opposizioni stanno fuori, stiamo fuori anche noi...". Così Matteo Richetti, capogruppo di Azione alla Camera, interpellato sul voto domani sulla Consulta e rispetto alle voci sul fatto che il partito guidato da Carlo Calenda non avrebbe ancora deciso sul giudice costituzionale in quanto spera di ottenere la guida della commissione Demografia per Elena Bonetti. Rumors che Richetti smentisce.