Manduria, la protesta dei migranti

Circa mille. Questa la cifra degli immigrati rimasti sull’isola di Lampedusa dopo lo smistamento nei centri di accoglienza e nelle tendopoli sparse sul territorio italiano. Un conteggio presto destinato a cambiare per la ripresa degli sbarchi. E mentre a Manduria continua la protesta di 200 immigrati che chiedono il certificato di protezione internazionale, nel centro per minori allestito alla ex base militare Loran sale la tensione fra i giovani ospiti.

La discussione è nata quando 28 ragazzi, già identificati, sono stati prelevati per essere trasferiti nel Cpt dell’isola, dove ieri sera hanno dormito anche i 36 ragazzi che avevano protestato nell’altro centro dedicato ai minori, la Casa Fraternità della parrocchia. Alla Loran restano 76 minori non ancora identificati. Secondo la stima dell’associazione Save the children, il numero dei minori a Lampedusa è di circa 150 ma, come chiarisce il Viminale in una nota, per il loro trasferimento è necessario attendere il nulla osta da parte della magistratura.

Poche ore fa sul traghetto “Catania” sono state imbarcate al porto di Cala Pisana altre 450 persone destinate ad altre strutture. Ma gli sbarchi sulle coste lampedusane non si fermano. In serata un barcone con almeno quaranta migranti è arrivato al molo Favaloro e la Capitaneria di porto ha avvistato tre barconi al largo: due a circa 18 miglia e uno a 60 miglia.Alle due di ieri notte una motovedetta della guardia costiera aveva condotto nel porto di Lampedusa 210 migranti. Tra loro quattro donne e due bambini che vanno ad aggiungersi ai circa 700 i migranti arrivati ieri sull’isola grazie alla bonaccia che favorisce le traversate delle ‘carrette del mare’. Altri sette nordafricani sono arrivati a Pantelleria. Ieri sono arrivati a Lampedusa circa dieci imbarcazioni con oltre 600 migranti.

Della situazione a Lampedusa intanto si parlerà stasera nelle istituzioni europee. Una relazione dell’eurodeputato della Lega Nord, Fiorello Provera, verrà discussa in presenza della commissaria europea Cecilia Malmstrom e sarà votata domani a Strasburgo. Nel testo, Provera chiede che il Consiglio provveda con i fatti al “reinsediamento dei rifugiati” tra i diversi stati europei, venendo incontro all’Italia. La proposta richiama il rispetto del “principio di non respingimento” e si appella alla possibilità di protezione temporanea prevista dal Trattato di Lisbona. Il diritto di asilo per almeno un anno che permetterebbe ai migranti di muoversi liberamente tra gli stati membri e così redistribuirsi.

Sul fronte politico interno, invece, per spiegare le misure adottate in relazione all’eccezionale flusso di immigrazione verso l’isola di Lampedusa, domani in Aula alle 10, era attesa un’informativa urgente del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ma Maroni ha comunicato che dovrà restare in Tunisia per continuare le trattative, sempre più complicate, alla ricerca di un accordo con il governo tunisino per il rimpatrio dei profughi.

Domani poi si svolgerà una seduta straordinaria della conferenza delle Regioni e delle Province autonome convocata dal presidente Vasco Errani. All’ordine del giorno le “determinazioni da assumere a seguito della riunione della Cabina di regia nazionale sull’emergenza umanitaria – Immigrazione dai Paesi del Nord Africa”, del primo aprile. Il ministro Raffaele Fitto, “a seguito di quanto concordato nella riunione politica” del primo aprile, ha poi convocato “un ulteriore incontro” per mercoledì nella Sala Verde di Palazzo Chigi in Roma.

Intanto 62 parlamentari del Pdl di tutte le aree geografiche e di tutte le aree politiche e culturali del partito hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Tre le principali richieste fatte al premier: “distribuire le tendopoli per gli immigrati in modo equo e proporzionato sull’intero territorio nazionale, senza continuare a gravare soltanto sul Sud’”; evitare “maxitendopoli”, così da consentire una migliora vigilanza dei siti destinati all’accoglienza degli immigrati; rilasciare permessi di soggiorno per motivi umanitari ai tunisini che non abbiano comportamenti violenti e dimostrino di avere delle destinazioni finali accertabili e sostenibili, come è già avvenuto per l’emergenza Kosovo.

Manduria, sciopero della fame. Un gruppo di migranti, tra quelli che la notte scorsa ha dormito all’aperto rifiutandosi di entrare nel campo, ha cominciato da stamattina lo sciopero della fame. Rifiuta il cibo consegnato dagli addetti ai servizi del centro di accoglienza di Manduria. Altri immigrati, invece, rifiutano il cibo offerto loro e preferiscono comprare direttamente i viveri. Si tratta di una forma di protesta, spiegano, adottata per fare pressioni affinché venga rilasciato loro il certificato di protezione internazionale che consente di muoversi liberamente sul territorio nazionale. Questo è anche il motivo per cui ieri pomeriggio circa 300 persone, forzando la rete di protezione del campo, sono uscite dalla tendopoli manifestando sulla strada provinciale che collega Manduria a Oria. Parte di questi, accogliendo l’invito del questore di Taranto, Enzo Mangini, è poi rientrata nel campo in serata mentre un centinaio ha deciso di trascorrere la notte all’aperto. Chi parla di “disastro” qualora arrivino altri immigrati nel paese del tarantino è il sindaco di Manduria, Paolo Tommasino, “se è vero che i circa 1050 immigrati partiti da Lampedusa a bordo della nave Clodia e diretti al porto di Taranto verranno portati nella tendopoli di Manduria domattina, sarà – continua – un vero disastro che porterà al collasso del nostro territorio”. Un allarme che sembra abbia trovato ascolto visto che nelle ultime ore si profila l’ipotesi che la nave non attraccherà più nella base navale di Taranto, come previsto, ma sta risalendo presumibilmente verso un porto del Tirreno.

Toscana, presidio di protesta contro migranti a Calambrone. Alcune decine di manifestanti contrari all’allestimento di un centro di accoglienza hanno fatto irruzione nel primo pomeriggio all’interno dell’ex ospedale ortopedico di Calambrone, destinato ad accogliere un centinaio di migranti provenienti da Lampedusa. Tra loro alcuni cittadini residenti e imprenditori ed esercenti del litorale pisano. I manifestanti hanno chiesto e ottenuto dagli operai che stavano ultimando i lavori di preparazione del centro di sospendere le loro attività e solo quando il cantiere è stato abbandonato gran parte di loro ha deciso di abbandonare la struttura per riprendere il rallentamento del traffico lungo la strada litoranea che collega Livorno a Pisa. Un gruppo di persone è invece rimasto dentro l’edificio con l’intento di mantenere l’occupazione.

Il sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, intorno alle 14 aveva provato a convincere i manifestanti che si trattava di un’accoglienza temporanea: “Abbiamo avuto assicurazioni – ha spiegato – che il centro rimarrà attivo non più di due mesi e mezzo e dunque se restiamo uniti riusciremo a gestire bene questa situazione”. Ma i manifestanti non hanno sentito ragioni, accusando il Comune di non avere avuto per Calambrone “lo stesso riguardo di Coltano, soprattutto a poche settimane dall’avvio della stagione turistica”. Alcuni titolari di aziende balneari e ricettive hanno detto al sindaco di “avere già ricevuto disdette sulle prenotazioni turistiche”.

Proteste anche nel potentino. Alcuni dei poco più di 500 immigrati ospitati nella tendopoli di Palazzo San Gervasio (in provincia di Potenza) stanno rifiutando la cena per attuare uno sciopero della fame. In tre invece hanno tentato la fuga nella tendopoli allestita a Santa Maria Capua Vetere dove sono stati allestiti posti per 480 immigrati nordafricani.

Primi arrivi in Sardegna. Sono 32, invece, i migranti dal Nord Africa bloccati ieri sera dai carabinieri sulla costa sud-occidentale della Sardegna. Fermati dalla Guardia di finanza i due scafisti mentre tentavano di scappare.

Intanto l’Assemblea dei sindaci sardi dell’Anci riunita a Oristano ha approvato l’ordine del giorno: “L’Anci e i Comuni sardi sono disposti a collaborare col governo per far fronte alla emergenza umanitaria legata all’arrivo di migliaia di migranti provenienti dai Paesi del Nord Africa – si legge – ma chiedono chiarezza e corrette informazioni e dicono no alle tendopoli e alla indicazione di siti non adatti”.

Caltanissetta, 1000 tunisini a Pian del lago. Una quindicina di autobus con circa 600 immigrati sono arrivati a Caltanissetta nella tendopoli di Pian del lago. Realizzata in sei giorni, ospita per ora un migliaio di persone: oltre ai 600 tunisini giunti oggi, altri 400 sono profughi che hanno presentato domanda d’asilo ospiti da tempo del Centro di accoglienza. Sul posto polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno potenziato l’organico di una centinaio di unità. Il campo è circondato da una recinzione metallica alta 4 metri e da un muro di cemento di 5 metri.

La nave San Marco. E’ partita anche l’ultima tranche di circa 150 profughi dal porto di Napoli alla volta della Caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, dove è stata allestita la tendopoli che li sta accogliendo. Con gli ultimi tre pullman, sono stati dieci i bus che hanno trasferito gli immigrati nella tendopoli casertana. Secondo quanto si è appreso, anche i tre profughi feriti, tra cui un minore, sono stati portati nella tendopoli della dove verranno ricoverati nella struttura sanitaria della Croce Rossa. I migranti erano arrivati questa mattina a bordo della nave militare San Marco. I primi 196 sono scesi intorno alle nove. “Abbiamo a bordo all’incirca lo stesso numero di profughi della nave che arriverà a Napoli in giornata e ne ha a bordo 304 – spiega Andrea Cottini, il comandante della nave “San Marco”, attraccata questa mattina nel porto di Napoli alla darsena 44 con a bordo 471 profughi provenienti dal Nordafrica – abbiamo due alternative: far sbarcare i 275 profughi nel porto di Napoli oppure portarli a Livorno”. In quel caso, chiarisce Cottini, “sbarcherebbero a Napoli i profughi dell’altra nave”. In ogni caso, aggiunge il comandante, “la ‘San Marco’ salperà dal porto di Napoli alle 15”.

Infine, le polemiche tra maggioranza e opposizione sulla gestione dell’emergenza immigrazione, si acuiscono anche per l’infelice battuta fatta dal presidente della Regione Lazio, Renata Polverni, che stamane mentre inaugurava un progetto per la navigazione del fiume Tevere ha esclamato rivolgendosi alle telecamere mentre saliva su un catamarano: “Salutatemi i tunisini”.

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