Ed eccomi pure qua in questa nuova avventura. Molti mi conoscono come il cantante dei New Hyronja, altri mi conoscono come quello del blog degli Umarells e del libro Il codice Bologna, altri mi hanno visto a Bo 210 Tv o sentito a Punto Radio, altri non hanno la minima idea di chi io sia. Ecco, questo blog è dedicato principalmente a questi ultimi che non conoscono affatto me, il mio linguaggio e le mie provocazioni 2.0 che desiderano essere uno stimolo per risvegliare questa sonnecchiante metropoli di provincia: Bologna.

Qui parleró solo ed esclusivamente di questo paesone che assomiglia tantissimo a Springfild (sì, scritto così perchè io l’inglish lo scrivo così), mitica cittadina dove sono ambientate le avventure dei Simpson, lochescion molto simile alla Bologna con le stesse facce e gli stessi personaggi. La Bologna dove tutti si conoscono. Almeno così ce la si racconta. La realtà è ben diversa e lo sapete benissimo, se abitate in un condominio  dove non conoscete nessuno degli inquilini del palazzo, capite cosa voglio dire. Qua ognuno si fa gli affari suoi, altro che. Qua la sera c’è più gente su feisbuc che in strada. Qua c’è della gran solitudine. Qua sono rimasti gli umarells, le zdaure, i fuorisede, gli ecstracomunitari, il degrado, Beppe Maniglia, Uilli, Aiutamisignorechesonomessomale, gli adultolescenti, i maicresciuti, gli aristofric, le commesse dei negozi del centro di Luca Carboni invecchiate, incarognite, incartapecorite singol con gatto in attachment. Qua sono rimasti i bottegai, gli affittacamere, la festa dell’Unità al Parco Nord, il Motorsció, il Cioccosció, le bancarelle di Santa Lucia, i colli senza vespe, le zanzare tigre, i portici, il caldo, il freddo, ma non è tanto il caldo o il freddo, il problema è l’umidità.

Grandi assenti i bolognesi, che hanno fatto fagotto e se ne sono andati a vivere nei paesi dormitorio limitrofi dove il metro quadro costa meno e dove si fanno meglio i barbechiù. Poveretti. Non sanno quello che si perdono, sempre a a bordo delle loro auto per andare a lavorare (finchè hanno un lavoro) dal lunedì al venerdì e per recarsi all’Ichea o all’Autlet di Castelguelfo nei uichend. Si meritano tutto, va detto. Sono poi quelli che dalle loro casine non ancora finite di pagare dicono: “Bologna non è più la Bologna di una volta”.

Per fortuna, dico io. Nessuno puó permettersi di essere quello di una volta, sarebbe terribile. A questi dico con orgoglio: una Bologna peggiore è possibile. Me l’ha detto un giorno il mio amico Valerio e credo che abbia perfettamente ragione, ma approfondiremo l’argomento nei vostri preziosi commenti e nei miei prossimi post. Intanto, grazie a tutti.

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