Il giornalista Lucio Musolino

Era stato licenziato con un fax da Calabria ora, il quotidiano regionale diretto da Piero Sansonetti. All’improvviso. Così Lucio Musolino, giornalista di 27 anni, si era trovato da un giorno all’altro senza lavoro. Dopo i suoi articoli sui rapporti tra mafia e politica che parlavano anche del governatore Giuseppe Scopelliti. E dopo la sua partecipazione ad Annozero in cui aveva parlato delle minacce della ‘ndrangheta e dei tentativi del giornale di trasferirlo da Reggio Calabria a Lamezia. Ora, a cinque mesi dal licenziamento, il giudice del lavoro ne ha ordinato la sospensione. E l’immediato reintegro di Musolino, che oggi collabora con Il Fatto quotidiano e con Tg La7.

L’ordinanza è stata notificata stamattina ai legali del giornalista, Natale Carbone e Maria Grazia Mammì. Alla luce dei documenti prodotti in aula, la difesa di Calabria ora è apparsa “infondata” sul piano della procedura che non è stata rispettata. Il giudice del lavoro ha, in sostanza, rilevato come gli editori del quotidiano abbiano licenziato Musolino non rispettando l’articolo 7 della legge 300/70 secondo cui “il datore di lavoro che intenda sanzionare condotte indisciplinate, debba preventivamente contestarle all’incolpato”. Cosa che non è stata fatta con Musolino, licenziato senza preavviso con un fax. Così il giudice del lavoro di Reggio Calabria, Patrizia Morabito, ha accolto il ricorso del giornalista sospendendo il licenziamento ed ordinando agli editori e al direttore Sansonetti “di reintegrare immediatamente l’istante nel posto di lavoro in precedenza occupato”.

Lo scorso agosto, tornando a casa, Musolino aveva trovato in giardino una bottiglia piena di benzina. Accanto un bigliettino: “Questa è per te, non per la tua macchina”. Nonostante le minacce aveva continuato a scrivere di cronaca giudiziaria, facendo i nomi di consiglieri comunali e regionali emersi in alcune inchieste sulla ‘ndrangheta. E aveva raccontato della partecipazione di Scopelliti a un pranzo organizzato da imprenditori poi arrestati per mafia. Poi erano seguite le censure sui sui articoli. “E poi il licenziamento. Mi hanno massacrato moralmente – racconta Musolino -. Oggi il giudice ha accolto il mio ricorso. Sono stato licenziato ingiustamente per aver svolto il mio lavoro come ho sempre fatto. Tanto con il direttore Paolo Pollichieni che con il direttore Piero Sansonetti. Evidentemente era proprio questo il problema”.

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