Torna il bavaglio sui programmi d’approfondimento giornalistico della Rai. A un anno dalla clamorosa decisione del Parlamento che sospese talk show come Annozero, Ballarò e Porta a Porta per un mese in occasione delle elezioni regionali, i membri della commissione di Vigilanza Rai ci riprovano: microfoni spenti per i vari Santoro, Floris e Vespa fino alla data delle elezioni amministrative del 15 e 16 maggio prossimi.

Oggi come allora la parola d’ordine è “par condicio”, la normativa che dovrebbe garantire lo stesso spazio nelle tribune televisive a tutte le forze politiche che corrono a una tornata elettorale. Un emendamento firmato da Popolo delle libertà, Lega e gruppo dei Responsabili vuole estendere questi principi anche ai talk show. Esattamente come 12 mesi fa, la normativa sarà inserita nella bozza di regolamento per la tv di Stato per le elezioni predisposta da Sergio Zavoli, presidente della Commissione di Vigilanza.

Inutile dire che il risultato di questa interpretazione stringente della par condicio comporterà, anche quest’anno, la chiusura dei programmi di approfondimento del servizio pubblico. Sì, perché i talk torneranno a essere equiparati alle tribune politiche e quindi dovranno ospitare tutti i candidati sindaco o alla presidenza delle province e via dicendo. Il che significa sospendere le trasmissioni perché per un format come Annozero (così come tutti gli altri) la cosa è semplicemente irrealizzabile. Né è convinto anche Michele Santoro che parla di “provvedimenti liberticidi” e sottolinea come “di fronte a un’emergenza nucleare, a una guerra che ci vede impegnati in prima fila e alle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio, si agisce per chiudere gli spazi critici, restituendo così ai telegiornali di proprietà di Silvio Berlusconi e a quelli pubblici da lui direttamente condizionati un primato che hanno perso sul campo”.

Indiscrezioni dicono che contrariamente al testo di Zavoli, che tiene conto della frammentazione del voto (si tratta di amministrative che coinvolgono meno di un quarto dell’elettorato) e dunque affida alle testate regionali Rai i programmi di comunicazione politica, la maggioranza ha deciso di “trasferire” in chiave nazionale l’intera materia.

In attesa di capire quale iter seguirà in commissione questo emendamento, fioccano le polemiche con Pierluigi Bersani, segretario del Pd, che parla di “black out dei talk show, altro che par condicio” e con il capogruppo dell’Idv in commissione, Pancho Pardi, che va alla guerra: “Se la maggioranza andrà avanti su questa strada, noi siamo pronti a una battaglia strenua e convinta, perché alla fine questa idea serve solo ad impedire il contraddittorio”.

Un anno fa, ci pensò il radicale Marco Beltrandi – quello stesso Beltrandi che con il suo voto ha regalato alla maggioranza il sì decisivo in commissione sul conflitto di attribuzione – a mandare in vacanza per quattro settimane le redazioni dei talk della tv di Stato, ma oggi prende le distanze: “Ove mai la maggioranza presentasse un testo analogo a quello mio dello scorso anno voterei contro perché è stato fatto di quel testo un uso assolutamente distorto per finalità politiche che assolutamente non condivido”.

Intanto Santoro lancia un appello diretto al presidente della commissione Zavoli affinché faccia di tutto per evitare che l’emendamento venga messo al voto. Secondo il giornalista, al contrario di quanto sostengono i parlamentari del Pdl, la normativa in questione viola “lo spirito delle legge sulla par condicio, ribadito da sentenze della Corte Costituzionale e del Tar, che impone di distinguere tra comunicazione politica e informazione”.

L’anno scorso Santoro e la redazione di Annozero strappò il bavaglio organizzando “Rai per una notte”, lo spettacolo-evento che, dal Paladozza di Bologna, raggiunse milioni di persone grazie alle televisioni libere e soprattutto grazie a Internet. Vedremo cosa riusciranno a inventarsi quest’anno.

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