Parte politica: l’autorità del popolo. Parte economica: il socialismo. E ancora: basi sociali della terza teoria universale. Sono i tre macrocapitoli del Libro verde di Muammar El Gheddafi. Insomma, la sua teoria sulla “democrazia”  e sul governo, pubblicata nel 1975. Da non confondere assolutamente, spiega Wikipedia, con il Libro verde della Ue, una sorta di quaderno di aggiornamento sui temi più vari pubblicato a scadenza regolare per informare i cittadini europei sullo stato delle cose.

Non sono particolarmente interessato a studiare l’esegesi dottrinale di un dittatore. Né a sostenere in questa sede le argomentazioni pro o contro l’intervento militare. Semplicemente sono balzato sulla sedia questa mattina quando, facendo rassegna stampa, mi sono trovato davanti il Giornale di Alessandro Sallusti. Perché non sono riuscito a darmi una spiegazione convincente (quella ufficiale dice: “Per aiutare a capire la psicologia del dittatore”). Per quale motivo l’house organ del premier pubblica (in allegato a pagamento, 2,80€ più il costo del quotidiano) la summa del pensiero di Gheddafi? E poi perché proprio ora, mentre la Libia è sotto le bombe occidentali, le truppe del raìs arretrano e l’Italia è impegnata in una imbarazzante operazione militare?

Imbarazzante forse è la parola giusta su cui soffermarsi. Allora ricapitoliamo: l’Italia fornisce mezzi e basi per intervenire contro Gheddafi, buon amico del premier (gli ha raccontato la “barzelletta” del bunga bunga) e ottimo compagno di affari delle nostre società più importanti (Unicredit e Juventus, per citarne due). La Libia poi, lo sanno tutti, è anche uno dei principali fornitori di combustibili fossili del nostro paese. Un bel guaio per Berlusconi, che fino a pochi mesi fa si prodigava persino nel baciamano per compiacere il dittatore. Decisamente imbarazzante, dopo la fornitura di 500, dicesi 500, hostess da convertire all’Islam pubblicamente in visita ufficiale (A.d. 2010).

Ce n’è abbastanza per immaginarsi chissà quale oscura trama. Ad esempio, una sorta di compensazione (morale ed economica) per il voltafaccia repentino con cui l’amico Berlusconi ha abbandonato Gheddafi dalla sera alla mattina. Salvo poi scusarsi (e aggravare ulteriormente la situazione) con quel “sono dispiaciuto” pronunciato pochi giorni fa. Ma anche fosse, non c’è da sperare che il Giornale venda a sufficienza da garantire un vitalizio a Gheddafi e famigli. Né possiamo immaginare di evitare una Lockerbie italiana con un messaggio in codice che arrivi al dittatore libico insieme ai giornali del mattino.

Non resta che pensare alla boutade. Di pessimo gusto peraltro, e decisamente – ancora una volta – imbarazzante. Fatte le debite proporzioni è come se il Washington Post avesse pubblicato il Mein Kampf durante lo sbarco in Normandia. Oppure il Manifesto del partito comunista durante la guerra fredda. Restiamo in attesa di sapere cosa dirà Berlusconi per giustificarsi con i suoi nuovi migliori amici Obama e Sarkozy.

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