Sono state depositate l’istanza di fallimento e la richiesta di sequestro conservativo per la Verlicchi di Zola Predosa e ora non resta che attendere che il tribunale si pronunci perché si possa fare chiarezza sulla vendita del febbraio scorso e quindi aprire una nuova pagina per l’azienda di telai della provincia di Bologna in crisi da ormai quasi due anni.

Sostituzione di persona e truffa aggravata a danno dei lavoratori sono invece i reati ipotizzati dall’esposto depositato ieri mattina dagli avvocati della Fiom, Franco Focareta e Davide Tassinari, nel quale vengono ricostruiti gli ultimi due mesi della vicenda Verlicchi, ossia da quando la polisportiva Jbf di Pontedera, controllata dalla Tecnocontrol di Mariano Bertelli, ne è diventata proprietaria. Secondo indiscrezioni la Procura avrebbe già aperto un fascicolo.

Proprio la questione della proprietà è infatti al centro di dubbi e preoccupazioni non solo dei sindacati ma anche di istituzioni e mondo politico. Di “elementi ambigui e contradditori” ha parlato Bruno Papignani della Fiom, di “contorni poco definiti” ha parlato invece l’assessore provinciale alle attività produttive Graziano Prantoni, e anche l’assessore regionale Gian Carlo Muzzarelli aveva espresso nei giorni scorsi le sue perplessità e i suoi dubbi. Lunedì scorso, poi, la parlamentare del Pd Rita Ghedini ha fatto visita ai lavoratori in assemblea permanente all’interno dell’azienda dichiarando l’intenzione di presentare richiesta di interrogazione parlamentare al ministro Paolo Romani che si presuppone possa già conoscere bene la vicenda vista la sua amicizia con l’ad di Tecnocontrol Bertelli.

“Il 16 febbraio scorso – ha spiegato Prantoni – dopo l’annuncio della vendita da parte del vecchio proprietario, convocai un incontro in Provincia per conoscere i referenti dell’azienda acquirente e al mio tavolo si sedette Mariano Bertelli. All’epoca si disse intenzionato a far ripartire la produzione e a salvaguardare i posti di lavoro”. Evidentemente, l’ad di Tecnocontrol deve aver cambiato i suoi piani pochi giorni dopo se il 5 marzo scorso aveva già disposto, come pare, che i suoi operai smontassero le apparecchiature di Zola Predosa. Di fronte a questi fatti e alla determinazione dei 260 lavoratori dell’azienda era dunque impossibile non intervenire per fare sì che la situazione si chiarisca, che l’azienda possa riaprire presto sotto la guida di un commissario fallimentare, possa riprendere almeno in parte la produzione e che venga garantita ai dipendenti la cassa integrazione straordinaria.

“E’ necessario – ha osservato ancora Prantoni – che l’azienda ritorni a produrre il prima possibile in modo che il commissario possano mettere sul mercato una realtà in produzione, magari con poche commesse, ma assolutamente funzionante”.

“Riceviamo ogni giorno – ha detto Nicola Patelli delegato di Fiom – almeno quattro telefonate di persone interessate all’acquisto dell’azienda e al momento due o tre sembrano interessamenti seri, tuttavia fino a che non verrà dichiarato fallimento non si potrà procedere”.

Il sindacato ha dunque fretta di poter dare una risposta ai dipendenti dell’azienda che presidiano ancora la fabbrica notte e giorno, e che si sono dichiarati disponibili a rimontare in breve tempo tutti i macchinari smontati nella notte di sabato scorso. Chiusi dentro ai cancelli della Verlicchi, ai lavoratori non resta che attendere di sapere che cosa ne sarà del loro impiego e poter finalmente mettere da parte almeno un po’ dell’ansia e della preoccupazione che li sta accompagnando in questi giorni. Nella mattinata di ieri il sindacato aveva infatti fatto sapere che ad alcuni di loro impossibilitati a far fronte al pagamento di mutui e affitti, erano stati notificati avvisi di pignoramento e sfratto esecutivo, emergenza poi rientrata grazie all’interessamento delle istituzioni.

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