Qualunque sia la sorte che mi toccherà, sii certo, ed assicura anche i nostri genitori, che io scelgo questa via con la piena coscienza di compiere un dovere imprescindibile dettato dalla mia coscienza di uomo di lotta, e di italiano. Nessuna esitazione vi è stata nel mio animo, e prego te ed i genitori di non turbarvi per me: siate tranquilli ed orgogliosi. La Causa del Paese e quindi di tutti gli italiani si difende nelle montagne sulle quali mi accingo a tornare.

Queste sono le parole che Luigi Capriolo scrisse al fratello, pochi mesi prima di morire, impiccato dai nazifascisti. Luigi Capriolo, partigiano. Non sappiamo molto di lui. Ma sappiamo che, come molti altri, è morto per regalarci quella carta che Berlusconi, che nostro malgrado ci rappresenta, ha definito bolscevica, comunista, perché è un ostacolo sulla via del potere. Una Costituzione nata dal sangue di chi si è opposto a chi deteneva un potere ottenuto non solo con gli squadristi, ma innanzitutto con la propaganda.

E quanto dobbiamo restare in ostaggio noi, oggi, di Berlusconi e tollerare la sua personale attuazione degli undici principi di Goebbels, col sospetto che non conosca neppure chi fosse Goebbels, ma conosca benissimo comunque la potenza delle sue televisioni private e pubbliche o del denaro con il quale può permettersi, ormai alla luce del sole, di convincere le coscienze di qualche parlamentare dubbioso? Non è forse un principio di Goebbels, quello della semplificazione e del nemico unico, addossare sui “comunisti” per lui o “clandestini” per la Lega, l’origine di ogni male? E non è un altro principio di Goebbels, quello dell’esagerazione e del travisamento, trasformare qualsiasi evento per quanto piccolo sia, da Belpietro a Capezzone fino alla statuetta del Duomo, in pericolo grave?

Non afferma forse il principio di orchestrazione, che bisogna ripetere instancabilmente poche idee, senza dubbi o incertezze, come quando sparano cifre sui processi o sulle assoluzioni? E non è un altro principio di Goebbels quello del continuo rinnovamento, di cambiare argomento di fronte alle domande secche?

Ed è anche per questo che attentano alla Costituzione e con essa alla scuola pubblica: perché con la scuola pubblica muoia anche la memoria. Perché ci si dimentichi della storia e non si vigili più. Perché gli eroi siano Craxi, Mussolini, Gelli e Andreotti, e non Luigi Capriolo, Antonio Gramsci e Piero Calamandrei. Piero Calamandrei, che nel ’55 affermava: “Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”. È questo che dobbiamo ricordare a B. e alla sua corte, che se vogliono cambiare la Costituzione non potranno farlo con noi. Dobbiamo dire a chi li appoggia che non uccidono solo un pezzo di carta, ma la memoria del passato, e insieme ad essa le garanzie di giustizia e libertà per il futuro.

È arrivato il momento di unire le forze. Forse ignoriamo che la nostra divisione è l’acqua nella quale sguazza il Caimano che ben aveva rappresentato Nanni Moretti in quel finale dove il popolino, svuotato ormai di qualsiasi capacità critica, si incaricava di gettare bombe molotov contro chi aveva osato condannare il loro Capo. Ed è arrivato il momento di opporsi, più di prima. Di esigere da chi si fa chiamare opposizione, una vera opposizione, che oggi, con il parlamento svuotato dei suoi poteri, con decreti e voti di fiducia (come, qualcuno ricorderà, insegnava il Gran Maestro Licio Gelli), vuol dire smettere di cercare un compromesso, come si è fatto finora, per bloccare, nel vero senso del termine, i lavori di un parlamento e di un governo illegittimi.

Luigi Capriolo, nel ’44, scriveva al fratello che andare sulle montagne era un dovere imprescindibile, che sentiva come uomo di lotta e come italiano. Ha difeso, come tanti, la libertà e la giustizia. Oggi per noi è più facile: per difendere la Costituzione basta goderne, esercitare i diritti che ci sono stati donati e vigilare affinché nessuno si permetta di toglierli. In Egitto, i cittadini spontaneamente hanno presidiato il museo egizio, patrimonio di quel popolo, dai furti commissionati da quel governo corrotto. Noi dobbiamo presidiare la nostra Costituzione, dallo scippo ai danni di chi, per quella Costituzione, ha versato il sangue: perché solo chi la rispetta e rispetta quei morti, può avere il diritto di proporre qualche modifica. E non mi risulta che tra il novero dei governanti ci sia qualcuno con queste doti morali.

Insomma, ci insegna la madre dei sette fratelli Cervi: Nessuna conquista è per sempre. C’è sempre qualcuno che è interessato a toglierla per questo resistere è non solo un dovere ma una necessità. Altrimenti non si va avanti.

Ps.
Questo post costituisce il testo del mio discorso tenuto in conclusione della manifestazione A difesa della Costituzione, a Milano, il 12 marzo.

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