“Il bellissimo mare dalla Calabria trasformato in una tomba di veleni”. Tonnellate di sostanze tossiche seppellite fatte colare a picco dall”Ndrangheta. Tutto ricostruito grazie ad un collaboratore di giustizia, Francesco Fonti, che ai magistrati aveva rivelato di aver fatto affondare, insieme ad altre tre persone, con l’esplosivo nel 1992 una nave con il suo carico di 120 fusti con scorie radioattive. Nell’estate del 2009 si era anche generata una vera e propria psicosi collettiva. Ma ora su quell’inchiesta, i magistrati della Dda di Catanzaro hanno chiesto al Gip l’archiviazione dell’inchiesta sulla cosiddetta nave dei veleni.

La nave, secondo quanto raccontato da Fonti, era stata fatta inabissare al largo di Cetraro sulla costa tirrenica cosentina. Il pentito calabrese aveva aggiunto che la nave affondata era la Kunsky. E’ invece emerso dalle indagini che il relitto indicato da Fonti è quello della nave passeggeri Catania, affondata nel 1917, e che a bordo non c’è traccia di rifiuti. La Kunsky è risultato essere stata demolita nel 2008 in India. La richiesta di archiviazione è stata firmata dal procuratore di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo e dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, che hanno coordinato le indagini.

“Le dichiarazioni dell’ex collaboratore di giustizia Francesco Fonti – scrivono i magistrati calabresi – in merito all’affondamento di una nave carica di rifiuti da lui compiuto sono irrimediabilmente false“. Gli inquirenti ribadiscono anche come “Fonti, in due interrogatori, ha riferito particolari tra loro così stridentemente contrastanti da imporre la conclusione della pura e semplice invenzione di quanto riferito e tali da far attribuire tale contrasto alla conseguente incapacità di ricordare perfettamente, nel secondo interrogatorio, quanto riferito la prima volta”.


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