Eva-Britt Svensson presidente della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo

“Berlusconi a processo non è una cattiva notizia”, sospira Eva-Britt Svensson, presidente svedese della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere del Parlamento europeo. “La prostituzione è un reato a prescindere dall’età, ma è ancora più grave quando coinvolge minori o bambini. Le leggi che puniscono lo sfruttamento della prostituzione in Svezia sono prese ad esempio in tutto il mondo. Mi auguro che anche l’Italia lo faccia presto”. Difficile non parlare di Berlusconi e Italia nella settimana che l’Europarlamento ha dedicato alle donne, con diversi eventi organizzati tra il 3 e l’8 marzo. Anche a Bruxelles le italiane sono scese in piazza domenica 13 febbraio per dire “Basta alla mercificazione del corpo femminile”. Ma attenzione: “Anche se la squalificante e assoluta degradazione della donna è figlia della mentalità berlusconiana, il problema rosa in politica è trasversale – denuncia Monica Frassoni, presidente del partito europeo dei Verdi -. Il problema riguarda anche la sinistra e quelle donne che hanno rinunciato a battersi per la loro dignità”. D’altronde, ricorda la Frassoni, anche l’allora presidente dei Verdi italiani Alfonso Pecoraro Scanio diceva che ” le donne in politica non portano voti”.

I problemi delle donne in Europa sono tanti. L’Ue, nella settimana del centesimo anniversario della festa della donna, cerca di fare il punto sulla lotta alle diseguaglianze di genere, sulla disparità di stipendi, su accesso al mondo del lavoro e violenza. Uno dei capitoli più delicati è quello del congedo di maternità di 20 settimane e l’istituzione di quello di paternità di 2 settimane, che dopo lo stop del Consiglio Ue (ovvero dei governi nazionali) potrebbe non passare. “La crisi è usata come alibi della mancanza di volontà politica. Quando c’era bisogno di soldi per banche e imprese sono stati trovati, ma quando si parla di aiutare le famiglie, allora c’è la crisi”, ribatte la deputata socialista portoghese Edite Estrela.

Un altro problema è l’accesso delle donne nelle aziende, sia partecipate che private. “Solo il 3% delle grandi imprese in Europa sono guidate da donne, anche se in media hanno un livello d’istruzione più alto degli uomini”, attacca Mariya Nedelcheva, parlamentare bulgara popolare. E poi la differenza di stipendi: “Una donna guadagna quasi il 18% in meno di un uomo per lo stesso lavoro. Facendo un calcolo rapido, una donna dovrebbe lavorare 418 giorni all’anno per guadagnare come un uomo”. Senza contare che “quasi il 17% delle donne in Europa vive in povertà”, aggiunge Rovana Plumb, socialista rumena.

Ma allora quali sono le soluzioni? Riecco le “quote rosa”, le uniche, secondo Monica Frassoni ad aver funzionato anche nei paesi del Nord Europa (in Svezia, ad esempio, il 27% dei rappresentanti nei consigli di amministrazione sono donne). “Anch’io all’inizio ero contraria, ma mi sono dovuta rassegnare. Senza le quote non ce la faremo”. Secondo Marc Tarabella, socialista belga e membro anche lui della commissione per i diritti delle donne, “la lotta per la parità, giustamente portata avanti da tante donne, è anche una questione da uomini”.

Articolo Precedente

Ci salveranno i fessi

next
Articolo Successivo

“Berlusconi tratta le donne come imbecilli
e mina la reputazione italiana in Europa”

next