Sembra che i tunisini, gli egiziani, i libici, gli arabi insomma, siano gente come noi. Noi eravamo convinti che fossero chissà che tipi strani e fanatici, e quindi li bombardavamo e spremevamo senza troppi rimorsi. E’ chiaro adesso che sono gente comune, come noi: moderatamente religiosi, tendenti a un modesto benessere, scontenti del governo, inclini alla democrazia.

L’informazione ufficiale per anni e anni ce l’ha negato. Non solo distorcendo o nascondendo (vedi Wikileaks) le vere e proprie notizie; ma soprattutto barando sul piano culturale, costruendo a poco a poco un’immagine di quei popoli assolutamente non veritiera. E questo in molti altri casi.

L’informazione “borghese” (per usare un termine caro a Giuseppe Fava), che una volta era il Quarto potere, adesso è semplicemente un potere come gli altri, che lascia la sua missione originaria per fare un “lavoro politico” (o finanziario) programmato.

Di ciò, Berlusconi è solo il modello estremo; non è che tutti gli altri siano molto indietro. Poche settimane fa è bastato un intervento di De Benedetti per invertire Repubblica sulla cruciale questione della Fiat. In sostanza, il giudice onesto può contare su Repubblica; ma l’operaio onesto, nello stesso momento, non può.

Vi sembra strano? No, non lo è, anzi è “normale”. Garibaldi libera i contadini fra gli applausi di Scalfari (ci si passi l’anacronismo) e contemporaneamente Bixio li fucila: liberì sì, ma senza esagerare. La storia dell’Italia in fondo è questa, e hanno egualmente ragione tanto i liberal che inneggiano a Garibaldi quanto i neoborbonici che maledicono Bixio.

Ma un altro tipo d’Italia ci fu pure, tanto quaggiù in Sicilia quanto su a Torino: quello dei contadini ribelli e degli operai scioperanti, dei Fasci Siciliani e della Fiom. Entrambi schioppettati egualmente dai Savoia, al nord e al sud. E poi dai fascisti, i mafiosi, i piduisti, da tutti i potenti padroni (sempre alleati fra loro) dei due paesi.

A Reggio Emilia e a Portella, il sangue dei poveri bagnò la terra italiana allo stesso modo; da Piazza Fontana a Capaci, il Sistema non ha mai avuto in realtà né un Nord né un Sud. Se li inventano i suoi politici e i suoi giornali, quelli borboni e quelli liberali, per imbrogliare i poveri e tenerli divisi.

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Il “quadro politico”, come si dice, non è bello. Le opposizioni hanno salvato Berlusconi, puntando su Fini e Barbareschi invece che, come sarebbe stato logico, sugli operai della Fiat.

Tanti anni fa il Manifesto scriveva “Praga è sola”. Oggi è sola la Libia. Non solo per le complicità del governo, ma per lo strano torpore dei giovani italiani. Massacrano folle intere a pochi chilometri da noi, un Pol Pot qui davanti: e non reagisce nessuno, non dico nei palazzi ma nelle piazze e nelle università.

La prossima scadenza politica, l’unica vera, è lo sciopero generale indetto dalla Cgil. Arriviamoci pronti, senza creare disordini ma sapendo che è l’ultima occasione. La tappa dopo potrebbe essere già la disobbedienza civile.

Per conoscere Riccardo Orioles: www.ucuntu.org

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