È strisciato quasi inosservato il tentativo di ridimensionare un articolo importantissimo della nostra Costituzione Repubblicana, il quarantunesimo, che così recita: L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”

Utilizzato da Berlusconi come uno dei tanti diversivi per distogliere l’attenzione dai suoi guai, è passato sotto troppo silenzio l’annuncio di questo atto, spacciato come tassello della rivoluzione liberale e acceleratore della crescita economica, che altro non è che l’ennesima dimostrazione di arroganza selvaggia del mercato e del liberismo rispetto agli ormai annichiliti lavoratori che da anni subiscono la spoliazione quotidiana di diritti e tutele.

L’iniziativa economia è libera, ed è permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge.” Questo il testo dell’art. 41 approvato il 9 febbraio dal Consiglio dei Ministri. Eccolo finalmente: il distillato di liberismo!

È facile immaginare la soddisfazione dei grandi capitani di ventura del capitalismo italiano, con le loro mani curate intente a sfregarsi l’un l’altra, nell’immaginare quanto sarebbe bello poter perseguire profitti, dividere utili e accumulare ricchezza, liberi dai cosiddetti lacci e lacciuoli impiantati nel sistema produttivo italiano dal vigente articolo 41. Poche parole (cinquantadue) che, pur affermando la libertà di impresa nel nostro paese, la vincola al rispetto di obiettivi più alti del danaro: l’utilità sociale, la sicurezza, la dignità umana. In altre parole, oggi, la nostra bella Costituzione dice che le attività economiche e le leggi che le regolano devono perseguire comunque fini sociali. Una grande conquista del movimento operaio, fortemente voluta dalla sinistra comunista e socialista nell’Assemblea Costituente eletta del 1946. Una grande conquista non solo per i lavoratori, ma anche per l’ambiente.

Tant’è che l’Isde, l’Associazione dei medici per l’ambiente, si è mobilitata perchè la modifica dell’art. 41 porterà inevitabilmente alla soppressione del controllo preventivo sulle attività economiche e la pubblica amministrazione sarà totalmente esautorata dalla tutela degli interessi comuni in materia di ambiente e salute, lasciando tutto alla libertà dell’imprenditore. Che certo, si autocertificherà, compatibilmente con i suoi interessi economici…

Dopo la recente resa senza condizioni di fronte ai ricatti di Marchionne, lasciamo dare indisturbatamente anche questo colpo? In nome del feticcio chiamato Pil che misura quanti soldi girano ma non valuta quanta salute, serenità o pace abbiamo in casa o nel Paese? In nome della maledetta competitività che ci sta mettendo gli uni contro gli altri? In nome della crescita fine a se stessa? Sacrifichiamo un altro agnello sull’altare della moderna santissima trinità: mercato, profitto, consumo…?

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