Ruggero Conti, ex parroco della Natività di Maria Santissima di Selva Candida

Don Ruggero Conti, ex parroco della Natività di Maria Santissima di Selva Candida ed ex garante di Alemanno per le periferie e la famiglia, già missionario in Uganda, è stato condannato oggi in primo grado a 15 anni e 4 mesi di detenzione per violenza sessuale continuata e aggravata su sette bambini nell’arco di dieci anni, tra il 1998 e il 2008. 
Lo ha deciso la VI sezione del Tribunale penale di Roma ipotizzando nei confronti di Don Ruggero i reati di atti sessuali con minori, violenza sessuale e induzione alla prostituzione minorile. Il presidente della VI sezione ha condannato il parroco al pagamento di una provvisionale di oltre 200 mila euro.

“Possiamo definirla una pena esemplare – ha dichiarato dopo la sentenza Roberto Mirabile, presidente de La Caramella Buona, l’associazione antipedofilia costituitasi parte civile nel processo – anche se per un pedofilo seriale di questo genere non credo possa esistere, giuridicamente parlando, una pena valida. Sicuramente possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro degli inquirenti, degli avvocati dell’accusa e della decisione del Tribunale: i ragazzi hanno sempre detto la verità e oggi finalmente è ufficiale”. “A testa alta abbiamo continuato a credere alle vittime – ha affermato Mirabile – forti di avere sempre riscontri obiettivi. Ora andrebbero accertate responsabilità ad alti livelli ecclesiastici”.

Il pubblico ministero Francesco Scavo aveva chiesto una condanna a 18 anni di reclusione più il pagamento di una multa pari a 50mila euro per i reati di violenza sessuale, atti sessuali con minori, induzione alla prostituzione minorile, continuati e aggravati. Per il magistrato, il sacerdote si è macchiato di “condotte di una gravità inaudita, insidiose e insistenti”.

Don Ruggero fu arrestato il 30 giugno 2008 mentre stava organizzando con l’oratorio il viaggio per partecipare alla Giornata mondiale della gioventù di Sidney. L’accusa sosteneva che il sacerdote avesse ripetutamente abusato, per oltre dieci anni, dei giovani affidati alle sue cure, approfittando delle situazioni di debolezza o difficoltà familiare in cui versavano le vittime. Ulteriori indagini, effettuate dopo l’arresto, portarono alla luce altri casi di abusi che sarebbero avvenuti negli anni Ottanta, prima dell’ordinazione sacerdotale di don Conti, quando l’aspirante sacerdote insegnava educazione sessuale a Legnano. Sebbene gli episodi in questione fossero ormai prescritti, alcune vittime dell’epoca sono state comunque sentite in aula come testi dell’accusa.

Alle udienze hanno presenziato decine di fedeli, presenti in aula per sostenere emotivamente il sacerdote. Il vescovo di Porto e Santa Rufina, Gino Reali, ha accolto “con rispetto il pronunciamento dei magistrati”, esprimendo profondo dolore e “ferma condanna per i gravi delitti” e ribadendo la sua “vicinanza e la piena solidarietà della Diocesi alle vittime”.

Pochi mesi fa Monsignor Reali aveva rilasciato una testimonianza choc in aula. Il vescovo aveva confessato che, sebbene almeno dieci persone si fossero rivolte a lui per segnalare «comportamenti anomali» di don Ruggero Conti, non aveva mai preso alcun provvedimento nei confronti del parroco: «Non ho informato il Vaticano e la Congregazione per la dottrina della fede su don Conti – sostenne Reali – perché non ritenevo sufficienti gli elementi raccolti e non ho denunciato i fatti all’autorità giudiziaria italiana perché non conoscevo l’iter da seguire.» Il vescovo si limitò a qualche ‘lavata di capo’, ma non prese nessuna posizione, neppure per tutelare possibili altre vittime. “Incontrai don Ruggero più volte e gli feci alcune raccomandazioni – sostenne il vescovo nel corso del processo – Gli dissi di dedicarsi di più alla spiritualità, di avere un atteggiamento più prudente, di essere meno espansivo e di non accogliere ragazzi in casa”.

Nei confronti del sacerdote, che aveva già la proibizione dell’esercizio pubblico del ministero, “verranno presi – assicura la Diocesi in una nota – i provvedimenti previsti dalla disciplina della Chiesa, secondo le indicazioni della competente Congregazione per la Dottrina della Fede”. “Consapevole che quanto avvenuto ferisce l’intera comunità ecclesiale”, il vescovo “chiama tutti alla preghiera e alla penitenza e chiede ad ognuno, a cominciare dai sacerdoti, un rinnovato impegno di coerente testimonianza cristiana e di generoso servizio in favore di quanti, particolarmente minori e più deboli, sono affidati alle cure della Chiesa”.

Il difensore di Don Conti, l’avvocato Patrizio Spinelli, ha subito annunciato: ”Faremo appello, un appello più grande degli articoli che domani usciranno sui giornali”. Il legale ha affermato di aspettarsi quel tipo di sentenza: “I giudici si sono adeguati alle richieste dei pm, hanno fatto solo un calcolo matematico. Il fatto che lo stesso pm non ha voluto concedere le repliche è il segno che l’esito di questa sentenza era scontato”.

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