L’Unione europea ha adottato sanzioni contro Gheddafi e altre 25 persone del suo regime: congelamento dei beni, embargo sulla vendita di armi e divieto di ingresso nell’Ue.

La decisione, non poco sofferta ma alla fine presa all’unanimità, arriva al termine di una riunione del Consiglio dell’Unione europea a Bruxelles che mette in atto la risoluzione sulla Libia del Consiglio di Sicurezza ONU dello scorso sabato, prevedendo delle misure ancora più restrittive per i responsabili governativi della repressione in Libia. La lista delle persone che subiranno il congelamento dei beni e il divieto d’ingresso nell’Ue passa da, rispettivamente, 6 e 16 nomi a ben 25 e 25 (5 familiari di Gheddafi e 20 ufficiali fedeli).

Proprio il blocco dei beni in Europa ferma il tentativo di Gheddafi – svelato dal Times – di aggirare il congelamento dei suoi conti bancari deciso negli Stati Uniti da Obama, trasferendo 3 miliardi di sterline a Londra.

Il Consiglio UE allarga lo stop alla vendita di armi a “tutti gli strumenti che potrebbero servire alla repressione”, chiedendo ancora una volta la fine immediata dell’uso della forza” e “l’impegno a rispondere alle legittime richieste e aspirazioni della popolazione libica attraverso il dialogo”.

La decisione, approvata all’unanimità dai ministri di telecomunicazioni, trasporti ed energia riunitisi stamattina a Bruxelles, è stata accolta con profonda soddisfazione da Catherine Ashton, Alto rappresentate della Politica estera Ue, al Human Rights Council di Ginevra. La Ashton, oltre che d’accordo con la sospensione della Libia dal Consiglio di Sicurezza ONU, si è detta favorevole a portare Gheddafi di fronte alla Corte dell’Aja per crimini contro l’umanità. “Ma non ci dobbiamo limitare alla Libia quando parliamo di assicurare i diritti umani. Recentemente sono stata in visita in molti Paesi del Mediterraneo dove la gente sta lottando per i propri diritti e per dire basta al vecchio modo di far andare le cose”.

Parole quasi inattese quelle della Ashton, soprattutto dopo l’empasse dell’Ue nei primi giorni seguenti agli scontri nella Cirenaica. Interrogata su un possibile intervento militare nel Paese, l’Alto Rappresentante ha subito smentito: “Non penso ci sia al momento alcuna discussione su un’azione militare in Libia”. Concetti vicini a quelli di Anders Fogh Rasmussen, Segretario generale NATO, che venerdì scorso aveva anche negato la possibilità di una “no-fly” area. “Una simile decisione (in vigore attualmente in Iraq, ndr) richiederebbe una legittimazione internazionale molto chiara e un mandato particolare dell’ONU'”. In attesa di ulteriori misure, le sanzioni decise a Bruxelles dovrebbero entrare in vigore nell’immediato.

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