Altre volte, da queste pagine, usi e tradizioni napoletane e più in generale campane hanno fornito valida lente alla lettura dei fatti e della politica intorno all’università pubblica.

E’ noto a molti come il beneventano, l’antico Sannio, sia terra rinomata, e prima in Campania, per la produzione di eccellenti vini. E il vino, nobile ed antico compagno dell’uomo, è da sempre aiuto in mille occasioni della vita sociale, simbolo per eccellenza della convivialità e veicolo di verità: da cui il latino in vino veritas. “Quid non ebrietas designat? Operta recludit” (che cosa non rivela l’ebbrezza? Essa mostra le cose nascoste), Orazio, Epistolae, I, 5, 16.

E allora è giusta nemesi che proprio dal beneventano rettore dell’Università del Sannio arrivi una rivelazione in un contesto conviviale, il 23 febbraio scorso, dove, presenti il ministro dell’Università e il presidente della Regione Campania, i sette rettori delle università campane riproducevano in piccola scala gli eventi nazionali di questi mesi: mediare con la classe dirigente politica per (in buona fede) garantire risorse e sostenibilità al sistema universitario.

E che arrivi, da lui sannita, chiarezza con la frase: “Noi [rettori, ndr] stiamo facendo il massimo degli sforzi… Tra l’altro abbiamo collaborato per portare avanti la riforma, anche cercando di contenere le pressioni che venivano dal basso, dagli studenti, dai colleghi ricercatori. Ci siamo riusciti, la riforma è andata in porto, adesso il governo si deve impegnare nell’aiutarci con un piano decennale di attenzione, di incremento dell’Fondo ordinario (Ffo), perché le università italiane stanno avendo un momento difficile, ma particolarmente difficile è il momento delle università del Mezzogiorno, perché più difficile è il contesto”.

In sintesi la (sua?) verità: se la protesta non è degenerata e la riforma è andata in porto è anche grazie a noi rettori, datecene conto (pagateci).

Bene, il 26 febbraio scorso, non in fumose dichiarazioni ma in solidi contenuti, la risposta del governo: si approva definitivamente il decreto milleproroghe, che quest’anno per la prima volta non consente una misura finanziaria, nota come sconto sui policlinici, con cui si è consentito negli ultimi anni agli atenei di poter procedere ad assunzioni anche se in presenza di un bilancio che sfora il 90% nel rapporto tra spese fisse (stipendi) e fondo di finanziamento (Ffo).

In sintesi la risposta del governo: grazie, arrangiatevi. Mentre sempre nello steso milleproroghe il governo non lesina soldi e dilazioni alle multe sulle quote latte… multe esito finale di condotte certo non limpide.

Ora, i capitoli di spesa saranno tanti ma il fondo delle risorse pubbliche è uno: le nostre tasse. Così, da una parte, si taglia sulla spesa universitaria e si “federano” gli atenei campani con relative spese per le famiglie in termini di spostamenti di studenti fuorisede, mentre dall’altra si allargano i cordoni della borsa per famiglie di allevatori “distratti” negli adempimenti delle norme comunitarie…

E i rettori? Si ha la forte sensazione che ci si allinei al far pagare, in senso monetario vero e proprio, agli uni le colpe degli altri… E quindi, questo è, se vi pare, quando i rettori fanno politica, questo è, se vi pare, l’esito della linea Decleva, rettore della Statale di Milano, attuale presidente Crui e primo attore nel sostegno esterno alle politiche del governo sull’università.

Una lezione politica ai rettori campani? Il rettore faccia il suo dovere, lavori al meglio per la sua università, riduca anche i corsi di laurea o tagli pure le spese, ma non giochi a fare il politico, non faccia baratti… non è il suo ruolo, ci perde in risultati… e, tanto più di questi tempi, ci si perde in dignità.

L’attuale assessore all’università della Regione Campania nella giunta Caldoro, Guido Trombetti, ex rettore della Federico II ed ex presidente della Crui, era solito dire che alla prospettiva di chiusura di una sede universitaria, fosse anche la più piccola e lontana, sarebbero scesi in piazza non solo i ricercatori e i professori, ma il parroco, il sindaco e pure il direttore locale delle Poste… volendo con questo saggiamente ricordare il valore di bene pubblico che la conoscenza è.

Facciano tesoro di queste parole i rettori (ed ex rettori) italiani e campani, svolgano il loro ruolo dalla parte dei tanti parroci, sindaci, studenti e famiglie, e sappiano fiutare e rifiutare scorciatoie politiche di accordi tossici con una classe dirigente quantomeno discutibile.

di Alessandro Pezzella, Rete29Aprile

Articolo Precedente

Dei valori e della carta (non per scrivere)

next
Articolo Successivo

Bagnasco: “La Chiesa ha fiducia
anche nella scuola pubblica”

next