Abbiamo per un attimo temuto un emendamento diagnostico “ad personam” che normalizzasse molti personaggi della nostra scena pubblica e politica, ma a parte la consolatoria ironia, in realtà la questione ha seri risvolti culturali. Ci riferiamo alle voci che danno per scomparso il disturbo narcisistico di personalità nel prossimo manuale diagnostico dei disturbi psichici, il DSMV, arrivato nell’arco di 60 anni alla quinta edizione.

Ma non si tratta solo di risvolti scientifici (come lascia intendere questo articolo di Massimo Ammaniti su Repubblica riguardo il ruolo di assicurazioni e case farmaceutiche in queste scelte), infatti il motivo della presunta cancellazione sembra non risiedere nella obsolescenza concettuale della diagnosi, ma paradossalmente nel fatto che certe caratteristiche si sono talmente diffuse e socializzate da non poter essere più distinte come patologiche.

Per fare chiarezza ci siamo rivolti al nostro collega, il dott. Giancarlo Dimaggio, psicoterapeuta e esperto del disturbo narcisistico, sempre ben informato sui retroscena di certe scelte scientifiche.

Come stanno effettivamente le cose?
Le probabilità che il disturbo narcisistico di personalità venga incluso nella prossima classificazione dei disturbi mentali proposta dall’American Psychiatric Association sono ancora elevate. La pressione dei clinici e ricercatori affinché il narcisismo non scompaia è altissima e l’accordo tra i clinici su questo è ampio.

Falso allarme allora. Ma perché secondo te il narcisismo rischia di sparire?I problemi principali sono due: uno è la pressione affinché scompaiano tutte le diagnosi di disturbo di personalità e vengano sostituite dalla descrizione di “tratti” di personalità, collocati su un continuum da normale a patologico. Clinici di massimo livello di diversi orientamenti quali Peter Fonagy, Aron Beck e Drew Westen sono però compatti nel sostenere che i prototipi di personalità vengano mantenuti nella classificazione futura.
Il secondo problema è che i criteri che definiscono il narcisismo nel DSM IV non descrivono adeguatamente il disturbo. Il DSM IV descrive il narcisismo esplicito, persone che si sentono superiori e si comportano in modo arrogante e scarsamente empatico. Resta tagliato fuori il vero cuore del narcisismo: l’attenzione costante a segnali di conferma del proprio
essere speciali in assenza di esibizione delle proprie qualità.

E cosa ne pensi dei criteri, diciamo così, extrascientifici (leggasi economici) per i quali secondo alcuni commentatori si vuole questa esclusione in quanto da un lato tale disturbo è troppo diffuso e dall’altro non richiede cure farmacologiche ma solo psicoterapeutiche?
È difficile pensare che abbiano voluto escludere il disturbo narcisistico solo perché il trattamento di elezione sia la psicoterapia. Questo argomento non regge, hanno tenuto dentro altri disturbi di personalità che non necessitano di cure farmacologiche, e poi a ben vedere è frequente che nel corso del trattamento di un narcisista una terapia farmacologica sintomatica accompagni la psicoterapia: il narcisismo si associa spesso con disturbi d’ansia, dell’umore, abuso di sostanze quali alcool e cocaina. Voglio dire infine che le ricerche tendono a mostrare che
possedere un tratto narcisistico è proprio un danno: ad esempio riduce la possibilità di vivere una vita lavorativa adattata e adeguata alle proprie capacità e, inoltre, di avere relazioni d’amore stabili e soddisfacenti. Recentemente emergono dati che indicano come i maschi con tratti narcisisti tendono a rilasciare ormoni legati allo stress, con possibili conseguenze negative a lungo termine per la loro salute.

Ci sembra che il nostro collega escluda certe strane manovre, vedremo come va a finire. Rimane aperta la domanda, che poniamo ai nostri lettori, sul perché in questa nostra strana epoca storica il narcisismo, anche come forma clinica, sia diventato così diffuso.

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