Umberto Eco è su Facebook? Possibile? L’intellettuale italiano più noto all’estero, l’autore del Nome della Rosa e del Cimitero di Praga è davvero passato dalla semiotica alle richieste di amicizia, dal Pendolo di Focault ai poke sul social network?

Così sembrerebbe guardando un profilo privato comparso in questi giorni sul sito di Mark Zuckerber. Gli “amici” del professore per ora sono poco più che duecento, mentre nella sezione informazioni lui indica “writer” come lavoro, “vive a Milano”, “città natale Alessandria”; “data di nascita: 5 gennaio 1932”. Molti utenti  stentano a credere di avere un uomo di cotanta cultura tra i loro amici: “Onoratissima!! Grazie, Professore” scrive in bacheca Fabiola, “Grazie Infinite Professore” digita Filippo mentre anche Daniela è “Onoratissima”.

Il super-prof, per ora, distilla pillole di saggezza sull’attualità e lancia un gioco online: “Spesso le ultime parole di un romanzo sono bellissime. Ne condensano il senso e ci fanno capire molto sui pensieri profondi, su quei moti segreti, magari inconsci, che hanno generato il libro. Vorrrei sapere da voi il vostro finale preferito. Io vi dirò il mio, ma non ora, e lo farò con una sorpresa. Scrivetemi!”.

Le risposte allo spunto non sono molte, qualcuno dubita. Ma a confermare l’identità del professore, negli scorsi giorni è arrivato un messaggio “speciale” in bacheca. É in francese: “C‘est vrai, c’est le vrai Umberto Eco, mon ami Umberto. Nous serons ensemble mercredi 23 fevrier à Jerusalem à la fete du livre. A bien tot, cher Umberto” (“E’ vero, è il vero Umberto Eco, il mio amico Umberto. Saremo insieme a Gerusalemme alla festa del libro mercoledì 23 febbraio. Ciao caro amico”) . A firmalo niente meno che Abraham B. Yehoshua, anche lui, a quanto sembra, conquistato dalla mania Facebook.

Anche lo scrittore israeliano, infatti, aggiorna costantemente la sua pagina (scrive in francese: “J’ai parlè par telephone avec Ian Mc Ewan. Il est ici en Israel pour recevoir le prix jerusalem pour la literature” – “Ho parlato al telefono con Mc Ewan è qua a Gerusalemme per ricevere il premio Gerusalemme per la letteratura“). E anche sulla sua bacheca i fan non mancano: gli scrivono da tutto il mondo: “Thank you. With admiration”; “Merci pour l’amitié, Abraham…” “Merci pour l’amitié, j’aime vraiment vos livres. . .”.

Ma saranno davvero i famosi autori a nascondersi dietro questi profili virtuali, loro a sperimentare la comunicazione orizzontale con fan e lettori? La scorsa settimana, La Stampa, ha avanzato dei dubbi rispetto al profilo di Yehoshua: dietro si nasconderebbe Tommaso Debenedetti, già noto come “il genio delle interviste-truffa“: per dieci anni è riuscito a piazzare a giornali nazionali italiani (dal Resto del Carlino a Libero), interviste ai più grandi autori internazionali, tutte rigorosamente inventante (ma spacciate – seppur i giornali ne fossero all’oscuro – come vere).

Negli anni scorsi sono usciti colloqui di Debenedetti  con Gore Vidal, Herta Muller, John Le Carré, lo stesso Abraham Yehoshua (del quale inventò nove interviste) e Philip Roth (ne inventò cinque). La verità venne alla luce quando Debenedetti fece dire a Roth per Libero: “Sono  deluso da Obama”. In una successiva intervista “vera” al Venerdì di Repubblica, Roth smentì tutto e la truffa venne a galla.

Senza più testate disposte ad ospitare i suoi pezzi, Debenedetti non riesce proprio a rimanere con le mani in mano e oggi, contattato dal Fatto, l’inventore talentuoso ci spiega che dietro Eco sul social network c’è proprio lui, così come dietro il profilo di Yehoshua. E non ci nasconde succosi retroscena, come l’abboccamento di noti giornalisti.

Debenedetti, ora che non scrive più per i quotidiani è tornato alla carica su Internet?
Per dieci anni ho mandato finte interviste ai grandi giornali senza che a nessuno venisse alcun dubbio. Ora voglio dimostrare che Facebook è un mezzo bellissimo, ma anche pericoloso. Chiunque può decidere chi essere: potrei dare username e password pubblicamente e chi vuole potrebbe diventare Umberto Eco

Che contatti hanno avuto i suoi finti scrittori su Facebook?
Sono stato contattato da scrittori, giornalisti ed editori. Nessuno si è chiesto perchè Eco chieda amicizie su Facebook o perchè Yehoshua annunci un nuovo suo testo sul social network (“Je suis en train de terminer mon dernier livre, une histoire de peur et d’espoir. C’est l’histoire d’un ècrivain menacè par un group de terroristes arabes” – “Sono in procinto di terminare il mio ultimo libro, una storia di paura e di speranza: è la storia di uno scrittore minacciato da un gruppo di terroristi arabi” ha fatto sapere online il falso Yehoshua).

Perchè diventano suoi amici?
La verità è che molti sono felici di avermi tra la loro contatti, anche solo per farsi belli con gli amici, come se fosse qualcosa di prestigioso. Tutto ormai viene accettato senza che sia più confine tra verità e menzogna.

Se lo dice lei, le crediamo… ha cominciato con Yehoshua?
Esatto, circa una settimana fa. Ho scelto lui perchè è una degli scrittori che ho “intervistato” più volte. E poi dopo questa esperienza vedendo che Joushua andava bene ho pensato anche ad un italiano autorevole ma internazionale: non potevo che pensare a Eco, che è piuttosto “nascosto” su media, non va mai in tv, ecc.. Ho chattato a lungo, nei panni dello scrittore israeliano, con un giornalista molto noto del Corriere della Sera che ha anche chiesto a Yehoshua un’intervista. Gli ho dato il mio assenso, e gli ho lasciato il suo numero di cellulare, quello vero, non so se come è andata a finire (tra le sue provocazioni, Debenedetti ha pubblicato su Internet i numeri di cellulari di numerosi scrittori e personaggi noti).

Altri giornalisti le hanno creduto?
Nei panni di questi due scrittori, ho chiesto l’amicizia a tutto il mondo. Ha risposto molto bene il corrispondente di Times, vari altri giornalisti del Wall Street Journal, alcuni tedeschi. Ma in realtà all’estero la cosa ha funzionato poco, gli italiani si sono appassionati molto di più. Sono stato contattato da scrittori, editorialisti importanti, intellettuali di spicco. Ci sono cascati quasi tutti.

Qualcuno ha cominciato a sospettare che lei non fosse il vero Eco per alcuni errori di ortografia.
Sul profilo di Umberto Eco avevo sbagliato un accento per la fretta. Mi sono arrivate tante mail: “Professore proprio da lei non ce l’aspettavamo”. “Cosa volete, è la fretta. Anche Umberto Eco può essere un asino” ho risposto.

E quando Eco e Yehoshua si accorgeranno del raggiro?
Spero che ci si divertano, e che capiscano cosa succede quando ci si trova di fronte al confine inesistente tra verità e menzogna. Anche perchè la riflessione che mi viene da fare è questa: se una persona senza grande competenze informatiche come me è riuscita a creare il profilo di Umberto Eco, vuol dire che, volendo, il nome di chiunque può essere infangato online. Cosa succederebbe se una persona qualunque si trovasse creata un profilo  Facebook che gli attribuisce pensieri non suoi? Fino a che punto arriverebbe il danno della manipolazione? Ho voluto attirare l’attenzione su questo.

Con questa intervista ti scopriranno…
Non importa. Sono già al lavoro su dei progetti simili. Presto, online, ve ne accorgerete.

L’intervista è finita, ma in realtà sempre più utenti, sulle finte bacheche degli scrittori create da Debenedetti, iniziano ad avanzare dei dubbi. “Ma smettiamola. Stamattina Eco era al Quirinale con il Presidente…. figuriamoci se mentre parlava con il Presidente aveva tempo per scrivere su fb” suggeriva qualcuno lunedì. E in effetti una recente ricerca pubblicata sulla rivista Usa Psychological Science, ha dimostrato che su Facebook è quasi impossibile mentire: mantenere l’identità di qualcun’altro in tante sfumature e particolari, è troppo impegnativo e faticoso. Eppure proprio in queste ore, sempre su Facebook, si fa largo anche il profilo di  Niccolò Ammaniti. Chissà se la versione “social” dello schivo autore di “Io non ho paura” riuscirà convincere gli utenti del social network.

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