“The Fighting Cocks” si trova nel centro studentesco di Durham, piccola città universitaria del nord-est d’Inghilterra. Da fuori sembra essere il più tipico dei pub, del genere che piace molto agli studenti inglesi: luci fioche quasi al punto di essere dolenti, moquette folta, tavolini di legno e un gran profumo di birra. Eppure, un sabato sera, inconsapevole e scevro da qualsiasi pregiudizio, io ci sono capitato al “Fighting Cocks”. E non ci ho trovato neanche uno studente.

Oltre ad essere un pub dal nome davvero poco piacevole, “The Fighting Cocks” è anche un triste simbolo della frattura che esiste nei rapporti tra studenti e locals, persone nate e cresciute a Durham. Frequentato esclusivamente da questi ultimi, gli studenti di Durham lo vedono come sinonimo di violenza e squallore. Nello stesso tempo, altri ne parlano con divertito sospetto e anche con una strana ammirazione, come quella che da bambini si prova per un fuorilegge affascinante. I locals sono oggetto sia di disprezzo che di rispetto, spesso tacito e a volte anche inconfessabile. Gli studenti dall’altro canto sono visti come sbruffoni privilegiati, ragazzi viziati ed arroganti.

L’antagonismo tra studenti e locali non è fonte di scontri violenti che richiedono l’intervento delle forze dell’ordine. In genere si tratta di piccoli affronti verbali, di bullismo da scuola media e a volte, soprattutto a fine-serata, di piccole risse. Soltanto la settimana scorsa però, due studenti, al ritorno da una serata in discoteca, sono stati aggrediti da ragazzi del posto. Cose che possono capitare anche in Italia, certo, dove nella maggioranza dei casi non sono espressione di conflittualità sociali ed economiche tra studenti e locali.

Sono quasi due anni che studio a Durham e non mi sono ancora imbattuto in uno studente originario del posto: un fatto che in un contesto equivalente in Italia, come possono essere Pisa oppure Pavia, sarebbe una vera e propria anomalia. Ovviamente ci sono anche altri fattori, come l’abitudine inglese a lasciare la propria città natale per proseguire gli studi altrove, che possono fungere da spiegazione. L’assenza, o quasi, di studenti locali rimane comunque un fatto singolare, e purtroppo non isolato. Da studente si vive accanto ai locali senza però condividere nulla, se non una diffidenza reciproca.

Vi sembra accettabile dunque, o per lo meno normale, che non sia consigliato a studenti frequentare un pub a due passi da casa, nel pieno del centro studentesco? Non vi pare un’Inghilterra piuttosto distante dalla Londra multi-culturale ed iper-moderna che noi tutti ammiriamo?

di Riccardo Liberatori, dottorando in Storia presso l’università di Durham

Pubblichiamo di seguito la risposta di Giuseppe Lenzo, della Durham University

Durham da amare

Scrivo in risposta al commento dell’amico Riccardo Liberatori in merito alla presunta mancanza di comunicazione, nonché di fatto diffidenza tra i cosiddetti “locals” e gli studenti dell’Università di Durham. Inevitabilmente, esiste un significante gap tra i cittadini di Durham e gli studenti internazionali. Ciò nonostante, mi duole dissentire sulla natura ontologica dell’articolo in questione: in particolare, invece di ritrarre la (triste? veritiera?) realtà in cui versa chi come noi studia a Durham rispetto a chi è di casa nella suddetta cittadina del Nord-est, sarebbe cosa opportuna chiedersi i motivi per cui ciò accade, poiché l’approccio esplicativo tour court rischia di essere alquanto problematico e riduttivo vista la delicatezza della faccenda.

Prima di tutto, è doveroso rimarcare il fatto che Durham City, pur essendo molto aperta per sua natura grazie a vantaggi strutturali (vedi patrimonio Unesco, nonché sede di una tra le migliori Università del Regno Unito), resta tuttavia una cittadina di poco più di 30.000 abitanti nel bel mezzo dell’atmosfera rurale inglese e soprattutto parte di una delle Contee meno sviluppate d’Inghilterra. Quindi, forse generalizzando, possiamo dedurre che da un punto di vista prettamente socio-culturale sarebbe quantomeno azzardato anche provare ad immaginare di paragonarla ad una capitale come Londra, i cui fermenti culturali ed economici sono degni di quella che è una vera e propria regione metropolitana.

È inoltre palese che se da un lato i “locals” non fanno – forse – relativamente nulla per guadagnarsi la fiducia e la stima degli studenti inglesi, d’altra parte purtroppo non possiamo dire cosa diversa per quando riguarda gli stessi universitari. In particolare, dopo aver vissuto per qualche mese a Durham, ed avendo visitato alcuni posti tipici quali il “The Fighting Cocks”, un atteggiamento tristemente diffuso è la mancanza di intraprendenza da parte degli studenti i quali, instancabilmente attratti da sfrenati ‘party’ universitari gestiti sempre e comunque dalla DSU (Durham Student Union), nonché da feste nei propri College di appartenenza o serate a base di cena cinese o messicana, fanno poco o nulla per dialogare o quantomeno stabilire relazioni gradite con gente del posto. Quindi è del tutto evidente che, se in primis manca l’iniziativa da parte di coloro che dovrebbero essere open-minded o comunque intellettualmente aperti all’altro, le possibilità di una futura convivenza amichevole e rispettosa da ambedue le parti si riducono al lumicino.

Se poi si osserva il fattore linguistico, si nota immediatamente come la stragrande maggioranza dei cittadini di Durham rappresenta fieramente il “Geordie”, varietà dialettale nordica molto distante dal ‘BBC English’ appreso dagli studenti inglesi ed internazionali all’interno degli ambienti scolastici ed accademici.

Sarebbe dunque buon senso avviare una riflessione sui motivi per cui si arriva a tali incomprensioni – o addirittura a violenze da condannare assolutamente – provando a calarsi con più convinzione e con più fiducia nel freddo ambiente “durhamense”, aiutando gli autoctoni ed imparando dalla loro cultura. Proprio questa settimana (23-26 Febbraio) prende il via il Durham Drama Festival. Dopo la fuga (alias ritorno a casa) di molte menti durante la sosta natalizia, quale migliore occasione per provare a ricucire questo fastidioso quanto malvagio strappo? Durham non sarà iper-moderna, né ultra-sviluppata, ma è meravigliosamente inglese.

Giuseppe Lenzo
International Relations MA Student
School of Government and International Affairs
Durham University
giuseppe.lenzo@durham.ac.uk

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