I giornali esteri in questi giorni riportano diversi articoli sul processo a Berlusconi. Mi soffermo su due che, per motivi diversi, ho trovato incredibili: il primo per la durezza inusuale per il giornale, il secondo per l’incosciente masochismo con cui, difendendo l’indifendibile, ci rendiamo ridicoli all’estero.

Il primo è un editoriale di European Voice del 3 febbraio, dal titolo Erosion of Italy’s European tradition is a crying shame. La redazione prende spunto dalla commemorazione di Tommaso Padoa Schioppa, presentato come rappresentante la migliore tradizione italiana europeista, per mettere il dito sul divario enorme e grottesco con l’attuale leadership politica (aggiungerei io: e non solo politica). Passa poi a lamentare che, in un momento in cui il nord dell’Africa è in tumulto e l’influenza italiana nella regione sarebbe un atout per tutti i partner europei, questa influenza sia ormai ridotta al lumicino. Infine, sottolinea il fatto che l’Italia stenta ormai a trovare il suo posto nell’Unione Europea, che è un sistema basato sulle regole. Se quanto sopra non fosse sufficientemente chiaro, l’editoriale si chiude in modo categorico: “The sooner he [Berlusconi] leaves the stage, the better for Europe“: prima se ne va, meglio è per l’Europa. Attenzione: per l’Europa, non per l’Italia. Perché un’Italia allo sfascio non è nell’interesse di nessuno, nemmeno all’estero.

Il secondo è un articolo-analisi di De Standaard del 16 febbraio, dal titolo Berlusconi reagirà (Berlusconi zal terugvechten). L’inviata in Italia riporta le opinioni di tal Ernesto Galli (sic) della Loggia – non si sa se tramite un’intervista o pescando tra i suoi articoli – per analizzare cosa mai stia succedendo, e cosa potrà succedere, in questo bizzarro Paese del sud. Alcune frasi virgolettate sono degne di un premio “zappa sui piedi”. L’ingenua inviata si chiede come mai nel nord dell’Europa un ministro si dimetta se si scopre che paga la sua domestica in nero, mentre Berlusconi non ci pensa proprio anche se accusato di reati molto più gravi. Il fantomatico Galli della Loggia spiega: niente di strano, è che da voi i partiti fanno pressione sul singolo ministro per paura di perdere voti. Berlusconi non ha un partito, è il partito, quindi nessuno dei suoi consiglieri o ministri gli suggerirà mai di andarsene.

Probabilmente un po’ interdetta ma sorretta dalla sua ingenuità, l’inviata prosegue suggerendo che, secondo alcuni arditi osservatori, porsi la di sopra della legge e delegittimare i giudici farebbe male alla democrazia. Ma il nostro Galli della Loggia non fa una piega e spiega che no, in Italia i giudici non godono dello standing che hanno in Belgio (giuro, non sto inventando una singola parola, nemmeno standing, cioè posizione, reputazione). Gli Italiani sanno che i tribunali sono lenti e inefficienti, che i magistrati passano alla politica e quindi hanno un’opinione sul sistema giudiziario piuttosto negativa. Secondo Galli della Loggia Berlusconi, con quest’opinione, non c’entra niente.

Non contento del risultato brillante già raggiunto, il nostro Galli continua lamentando che adesso l’Italia avrà un’immagine negativa, ancora meno influenza e che nessuno ascolterà più il nostro ministro degli Esteri. Salvo poi fare una piroetta a 180° e dichiarare che tanto già il danno era fatto: le voci sulle prostitute e sui festini avevano già indicato “chiaro come il sole” che lo stile di vita di Berlusconi non era quello appropriato per un capo di Governo. Non sapendo che pesci pigliare dopo queste esternazioni, l’inviata chiude l’articolo con qualche dato di fatto: tre processi ripartono, le pene massime previste sono 12 anni per abuso d’ufficio e 3 anni per pagamento di prestazioni sessuali con minorenne.

Sono partito dall’Italia 9 anni e mezzo fa. Siete davvero diventati così?

Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri post del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.

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